RICHARD
Le tempie erano doloranti, pulsavano fastidiosamente, mentre i miei piedi rimanevano fissi sul terriccio fangoso. Non riuscivo a muovere alcun passo, osservavo estraniato l'orfanotrofio che mi si presentava davanti agli occhi.
Perché avevo deciso di fare quella cosa?
Potevo continuare a vivere la mia vita, insieme a mia moglie, senza problemi e paranoie. Invece no, avevo deciso di tirarmi la zappa sui piedi da solo.
Victoria mi stringeva la mano, non allontanandola da me neppure per sbaglio. Entrambi fissavamo i dettagli di quell'edificio, rimanendo in rigoroso silenzio.
Tutto il mio coraggio era sparito.
Non sapevo neppure cosa fosse.
«Credo di aver fatto una cazzata» smorzai tutta la tensione.
«Puoi farcela, Richard» quegli occhioni scuri mi spinsero a provarci «Altrimenti possiamo rimanere qui fuori, fino a quando non ti sentirai pronto a entrare.»
Riosservai l'immenso edificio. Sembrava quasi abbandonato, quel posto metteva davvero i brividi.
«Entriamo.»
«Sei sicuro?»
«Mai stato più sicuro.»
Le scale scricchiolavano ad ogni nostro passo. La porta era chiusa, così suonai il campanello, premendo il tasto posto sulla destra.
Attendemmo alcuni secondi, che sembravano infiniti. D'un tratto, una signora bassina, molto anziana e dai capelli bianchi ci accolse all'interno dell'orfanotrofio.
«Voi chi siete?» pronunciò con durezza.
Non risposi, perché ascoltai la voce di alcuni bambini non molto lontani da noi.
«Dammelo!» disse uno di loro «Dammi il mio orsacchiotto, ti prego!»
«Sei proprio un moccioso» pronunciò con scherno un bambino più grande «Questo, adesso, è solo mio.»
Un'altra donna si avvicinò a loro, sicuramente lavorava qui dentro, e si intrapose tra i due bambini litigati.
Sgranai gli occhi, non appena tirò a entrambi uno schiaffo sul viso. Li afferrò per il retro del colletto, allontanandoli dalla sala in cui stavano.
Il mio cuore smise di battere.
Avevo vissuto lì dentro, per davvero?
Stavo morendo dentro di me, stavo soffrendo per tutti quei bambini che erano costretti ad abitare in quel posto. Che erano senza una famiglia e qualcuno che li amasse.
Se Diana e Marcus non mi avessero adottato, cosa avrei dovuto affrontare nella vita?
«Allora?» la signora di prima riparlò «Perché siete qui?»
Socchiusi le labbra, ma non dissi nulla.
Victoria, mi guardò un momento e venne in mio soccorso. «Circa una settimana fa, abbiamo chiamato al vostro orfanotrofio. Forse, abbiamo parlato proprio con lei.»
«Ah, sì» ci guardò entrambi, soffermandosi di più su di me «Quindi, sei tu il ragazzo che ha vissuto qui. Stai cercando informazioni sul tuo passato, vero?»
Dissi sì con il capo e basta.
«Bene, seguitemi» si limitò a dire, incamminandosi pian piano verso il suo ufficio.
Ci fece accomodare.
Le mie mani si torturavano a vicenda, mentre Victoria lasciava ricadere la sua sopra la mia gamba. Colsi tutto il calore del suo palmo, che mi provocò un senso di sicurezza.
STAI LEGGENDO
Anima di Fuoco
RomanceLEGGERE PRIMA ANIMA DI GHIACCIO, QUESTA È UNA NOVELLA Sono passati alcuni anni da quando Victoria e Richard hanno ammesso i loro sentimenti. I due si sono salvati a vicenda. Hanno allontanato i propri timori e paure. Hanno superato numerosi ostacol...