COMPLEANNO

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VICTORIA

«Perché sei così agitata?» mi chiese Eloise.

I miei occhi saettavano dal monitor del computer alla mia agenda, ripetutamente.

Segnavo con una biro blu alcuni appuntamenti che avrei avuto nei giorni successivi. Cerchiai quella data importante con una penna – quella volta rossa – e riposai lo sguardo sul dispositivo davanti a me, scorrendo il mouse verso il basso.

«Tra qualche giorno è il compleanno di Richard e vorrei organizzargli qualcosa.»

«Cioè?»

«Non saprei, tipo una festa a sorpresa?» ero indecisa, visto che Richard non apprezzava molto quel genere di cose troppo complesse «No, meglio evitare una festa» mi corressi subito.

«Non andare in panico» si sedette davanti alla mia scrivania «Conosci Richard più di chiunque altro. So già cosa vorresti organizzargli e io approvo la tua idea, anche se ancora non me ne hai parlato.»

«Una serata semplice, molto tranquilla e che comprenda solo me e lui.»

Annuì, sorridendomi.

«Sono sicura che amerà questa serata.»

QUALCHE GIORNO DOPO.
Richard sarebbe arrivato a breve. Stavo finendo di sistemare ogni cosa, volevo che fosse tutto perfetto.

Candele accese, il suo piatto preferito e alcuni dolci che avevo preparato in giornata.

Dovevo ammetterlo, la fortuna era stata dalla mia parte.

Quella stessa mattina, Richard si era dovuto allontanare da Londra per motivi di lavoro. Così, avevo avuto la possibilità di organizzare il tutto senza essere scoperta.

Levai la teglia da dentro il forno e la posai sul ripiano. Controllai la crostata alle ciliegie, appurando che fosse ben cotta.

La sistemai su un piatto bianco e la portai in soggiorno insieme a tutte le altre cose che avevo preparato.

Bene, ora mancava solo il festeggiato.

Il rumore di una chiave ruotare all'interno della serratura di casa, mi fece voltare in quella direzione.

Richard entrò con lo sguardo stanco, ma anche rilassato, allo stesso tempo.

Si accorse subito sia di me che di tutto il resto.

«E questo?» le sue labbra si piegarono verso l'alto.

Avanzai verso di lui, adagiai entrambe le mani sopra i suoi avambracci e mi misi in punta di piedi per baciarlo sulle labbra.

I miei palmi scesero sopra il suo petto e lo aiutai a togliersi la giacca e allentare la cravatta che stringeva il suo collo.

«Buon compleanno, amore.»

«Victoria, ma non dovevi» mi accarezzò il volto.

Slacciai il bottone superiore della sua camicia e lo invitai a seguirmi. Richard rimase a guardare per alcuni istanti tutto quello che gli avevo preparato.

I suoi occhi trasmisero una luce nuova.

Quel bagliore di cui mi ero innamorata.

«Spero ti piaccia quello che...»

Non conclusi nemmeno la frase che le mani di Richard mi afferrarono, sollevandomi da terra. Avvinghiai le gambe intorno a lui e portai il viso alla sua stessa altezza.

Mi strinse, mi legò a lui tantissimo.

«È tutto perfetto, Fiamma. Non so come ringraziarti.»

«Be', un'idea ce l'avrei» strinsi le labbra, trattenendo una risata.

«Ah, davvero?» chiese curioso «Aiutami a capirlo, allora. Potresti darmi anche solo un piccolo suggerimento?»

«Mmh, devo pensarci» scesi, riposando i piedi a terra.

Il cibo si sarebbe raffreddato, ne ero consapevole.

E anche lui.

«Vedilo come il mio regalo di compleanno» abbassò il tono della voce, prendendo il mio viso tra le mani.

«Ma il regalo te l'ho già fatto.»

Mi baciò una prima volta con morbidezza.

«Allora significa che i regali saranno due» un altro bacio più carnale.

«Lascia fare a me» sbottonai il resto della sua camicia, togliendogliela. Passai le punte delle dita sopra il suo petto, tracciando con cautela ogni zona della sua muscolatura possente.

Tremò a quel contatto.

Cinse il mio polso e con un movimento fluido, mi voltò. Gli diedi le spalle e premette il suo petto contro la mia schiena. Ora ero io a rabbrividire.

«Tocca a me, adesso» sussurrò contro il mio orecchio.

Tolse i miei capelli da un lato e mi bacio il collo. Baci umidi e caldi contro la pelle.

Chiusi gli occhi e rafforzai la presa intorno alla sua mano, che ancora circondava il mio polso.

Alzò i lembi della mia maglietta, buttandola verso il pavimento. Bramò la mia schiena con le dita, tracciando la mia colonna vertebrale lentamente.

Mi inarcai di poco, mentre portava l'altra mano sotto il mio mento. Proprio sopra il collo.

«Non muoverti, Victoria» ansimò.

«Altrimenti?» lo provocai, mentre abbassava le spalline del mio reggiseno.

«Altrimenti, non riuscirò a trattenermi.»

Staccò il gancio.

«Non farlo allora, non trattenerti.»

«Stai cercando di farmi perdere il controllo?» indirizzò le mani verso la zip laterale della mia gonna.

Mi liberò anche degli indumenti inferiori. Mi mostrai quasi nuda, mentre lui restava con ancora indosso i suoi pantaloni.

«Mi hai scoperta» lo persuasi a sedersi sul divano, mentre mi sistemavo a cavalcioni su di lui «Ma spero di esserci riuscita.»

«Sì, Victoria» si raddrizzò da seduto, stringendomi la pelle della schiena e incastrando una mano tra i capelli «Ci sei riuscita, eccome.»

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