CAPITOLO 5

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Si aspettava che il suo ritorno in Paradiso non passasse inosservato, Muriel era un angelo amanuense di trentasettesimo livello e, anche se si era impegnata davvero molto, non avrebbe potuto fare miracoli di grande finezza. Nonostante ciò si ritrovò solo in tutta quell'immensità bianca e non poté fare a meno di tirare un lungo sospiro di sollievo. Consapevole che non sarebbe durata, si affrettò ad allontanarsi. Aveva promesso a Crowley che sarebbe tornato presto da lui e, in tutta onestà, era proprio quello che voleva fare. Quella separazione era stata fin troppo dolorosa e, anche se l'aveva sempre saputo in cuor suo, ora aveva la certezza che non poteva e non voleva stare lontano dal suo demone.

Tuttavia non aveva neanche intenzione di ignorare ciò che stava pianificando il Paradiso, doveva in qualche modo trovare una soluzione, per l'umanità e tutte le creature viventi del Mondo e per se stesso e Crowly per cui quel Mondo, ormai, significava casa.

Saremo noi due contro di loro.

Gli aveva detto Crowley, quando si erano rivisti anni prima, dopo aver sventato l'Apocalisse. Allora non gli aveva dato il giusto peso, all'epoca Aziraphale aveva sperato che ci sarebbe voluto molto più tempo, magari altri seimila anni.

Era stato ottimista.

«Bene,» disse fra sé, raggiungendo il suo fin troppo vuoto ufficio. «Mettiamoci al lavoro.» Avviò la procedura di autentificazione, doveva trovare tutti i cavilli possibili per ritardare il Secondo Avvento e avere più tempo per capire in che modo bloccarlo, magari parlandone proprio con Crowley, il demone aveva sempre ottime idee per boicottare ogni agire Celeste ed era proprio quello di cui aveva bisogno. Guardò sconsolato schede e video proiettarsi asettici davanti a sé. Cielo, quanto gli mancava essere attorniato dai libri e dal vapore aromatico del tè!

Sullo sfondo delle proiezioni intravide una figura avanzare impettita.

Alzò la testa e, beh, quel momento sarebbe comunque giunto prima o poi. Cosa dicevano gli umani? Tanto valeva togliersi il dente dolorante!

Michele era sul piede di guerra. «Aziraphale!»

«Sì?»

«Credo che tu debba darmi delle spiegazioni, Arcangelo supremo

Fece sparire i documenti che aveva appena aperto, gioco forza avrebbe dovuto rimandare le verifiche che aveva in mente e risolvere prima il problema più imminente. «Immagino di sì, ma temo che anche tu debba darne a me.»

Il sopracciglio dell'Arcangelo si sollevò perplesso.

Aziraphale indicò la sedia che si materializzò davanti alla scrivania e sorrise cordiale. «Prego, accomodati.»

* * * *

Rimasto solo, Crowley si accorse di trovarsi nella stanzetta che aveva ospitato Jim-Gabriele nell'ultimo folle periodo. In piccola parte riusciva ancora a percepire l'aroma sgradevole di quel borioso Arcangelo, dietro il profumo di carta, inchiostro e colonia Penhaligon's del suo angelo, e quello non gli piaceva affatto! Così, anche se il suo corpo era un tripudio di tremiti e dolori, decise che sarebbe andato altrove, in un luogo molto più confortevole e rassicurante.

Si alzò barcollando, appoggiandosi in malo modo al comodino e alla sedia dove prima era seduto Aziraphale, mosse passi incerti con la mascella serrata.

Era nudo, a parte delle bende sul torace e i pantaloni a quadretti beige e caramello che avevano l'aria di essere stati tirati fuori da una piece teatrale degli anni cinquanta.

Oh, Angelo, i tuoi gusti sull'abbigliamento sono davvero, davvero obsoleti!

Al momento non aveva le forze per creare vesti migliori perciò si concentrò solo sullo scendere le scale senza precipitare.

«Oh, merda!» Ogni gradino una fitta. «Merda, merda!»

Raggiunse l'agognata meta dopo aver rischiato di inciampare un paio di volte sui suoi stessi piedi e alcune cataste di vecchi tomi polverosi. Ma, eccola lì, a un passo da lui: la poltroncina damascata su cui Aziraphale sedeva sempre quando lavorava. Si appoggiò con cautela ai braccioli e poi vi si rannicchiò piano, attirando le gambe al petto.

Quel profumo, quella morbidezza, il senso di insolita eppure reale affinità. Ora poteva davvero concedersi di riposare ancora un po'.

Molto meglio.

Non era ancora del tutto addormentato quando qualcuno gli poggiò qualcosa sulle spalle. Aprì un occhio, un plaid azzurro con delle pecorelle che sembravano nuvole e la figura minuta di Muriel che lo guardava con aria esitante tanto quanto incuriosita.

«Ho letto in un libro che gli umani fanno così,» esordì, «quando qualcuno non sta bene.»

Crowley grugnì e si tirò il plaid fino al collo. «Sì, direi che è abbastanza corretto.»

«Fantastico! E, ecco, desidera una tazza di tè, signor Demone? Anche le bevande calde sono una consuetudine umana.»

Desidero essere lasciato in pace.

Sospirò e si mise seduto. «Immagino sia una buona idea.»

Muriel fece un ampio sorriso. «Bene, così farò un po' di pratica. Non ho ancora mai fatto il tè.»

«Ehi?» La richiamò prima che si allontanasse verso la cucina sul retro.

«Sì?»

«Chiamami Crowley.»

Quando tornò da lui portava la tazza trattenendola goffamente tra i due palmi e aveva un'aria molto concentrata. Gliela porse con una certa difficoltà e poi lo fissò con grandi occhi scuri pieni di aspettativa.

Crowley abbassò lo sguardo notando il liquido fumante e trasparente, senza l'ombra della bustina di tè Whittard Earl Grey, il preferito di Aziraphale.

«Dunque? Ho fatto un buon lavoro signor Demo... Signor Crowley?»

«In realtà nell'acqua dovrebbe...» Tutta quella fulgida speranza nello sguardo candido di Muriel gli trasformò la voce in un mugugno infastidito. Doveva essere un difetto di fabbrica che Satana non aveva previsto: Crowley aveva davvero un debole per gli angeli dal cuore puro! «Direi che sei stata brava.»

«Evviva!» Lei batté le mani e poi attese.

Oh, certo! Stava aspettando che bevesse. Ingoiò un'imprecazione e prese un sorso di acqua calda, poi poggiò la tazza sulla scrivania. «Grazie, va bene così.»

Nonostante tutto Muriel rimase in piedi davanti a lui. Non si aspettava mica che bevesse una tazza di acqua riscaldata? Stava per dirle di andarsene, ma poi la curiosità ebbe la meglio persino sulla stanchezza e sul suo fisico dolorante.

«Perché hai deciso di aiutarmi?»

L'espressione di Muriel virò in modo sensibile, si fece un po' più seria, abbassò gli occhi e si mordicchiò le labbra. «Beh, sono solo un angelo di basso livello, ma so riconoscere l'amore.»

Crowley tornò ad accoccolarsi sulla poltroncina di Aziraphale. «Già, adesso lo so riconoscere bene persino io.»

*


NOTA DELLE AUTRICI: Domanda a tutt* i nostri lettor*, visto che la scrittura di questa fanfic procede assai spedita con nostra grande soddisfazione, volevamo chiedervi se preferite due post a settimana? Tipo martedì e giovedì? Oppure va bene la cadenza settimanale? Fateci sapere.

WILL THE NIGHTINGALE SING AGAIN?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora