CAPITOLO 12

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Gli arcangeli erano ancora alquanto circospetti nei suoi confronti, ma lusingarli e concedere loro il potere che tanto desideravano li aveva comunque placati, ed era quello che lui e Crowley avevano sperato.

Aziraphale non voleva trascinarli in quella specie di ammutinamento contro il Metatron, non c'era motivo di metterli in pericolo, per quanto fossero, come aveva già definito Gabriele a suo tempo, degli altezzosi prepotenti, quello che stava facendo era una sua scelta e se ne sarebbe assunto la responsabilità.

Proprio per quel motivo l'idea di dover sacrificare qualcuno a Satana non gli andava per niente a genio e c'era un'unica soluzione al dilemma, suo malgrado. Crowley non avrebbe affatto gradito. Sorrise triste e si affrettò a tornare sulla Terra.

Come stabilito non passò dalla libreria ma si diresse verso l'appartamento del demone. Non poteva negare a se stesso di sentirsi ansioso, ma doveva evitare che Crowley se ne accorgesse, lo aveva già fatto preoccupare troppo. In qualunque modo le cose fossero andate, doveva proteggerlo.

Crowley aprì la porta prima ancora che lui bussasse. Indossava solo i pantaloni e la camicia sbottonata sul collo, i capelli un po' disordinati ricadevano in ciuffi cremisi sulla fronte. «Sei qui, angelo.»

Aziraphale deglutì. Sì, insomma, Crowley gli era sempre piaciuto, ma da quando era diventato così seducente? «So... sono qui.»

Il demone gli fece cenno di entrare e lui avanzò, cercando di tenere lo sguardo ovunque che non fosse la bocca, la curva della gola e l'accenno della clavicola tra la seta nera. Non era venuto spesso in quell'appartamento, grande, scuro, un po' vuoto, ma lo stile di Crowley era piuttosto raffinato, su quello non c'erano dubbi.

Il padrone di casa lo guidò fino al soggiorno, aveva già preparato due calici e una bottiglia di vino d'annata. Aziraphale accettò il bicchiere e attese che anche Crowley prendesse in mano il proprio.

«Domani, allo scoccare del mezzodì,» esordì il demone.

Aziraphale fece un profondo respiro e annuì.

Crowley gli si avvicinò e fece tintinnare i calici. «Non si torna indietro.»

Bevvero, consapevoli di essere, di nuovo, ad una svolta nelle loro esistenze. Bevvero guardandosi negli occhi.

Prima che Aziraphale riuscisse anche solo a poggiare il suo calice sul tavolo Crowley aveva lasciato cadere il proprio e si era fiondato su di lui.

Lo strinse tra le braccia, gli si premette contro, il volto tra i suoi capelli e il rumore del suo cuore, così forte da avvertirlo anche attraverso gli strati dei vestiti e nel silenzio. Superata l'iniziale sorpresa l'angelo lo cinse a sua volta, chiuse gli occhi e appoggiò il viso contro la sua spalla. «Andrà tutto bene, ne sono certo,» sussurrò, accarezzandogli teneramente la schiena.

Crowley non rispose, ma rimase in quel modo per lunghi minuti, non che Aziraphale avesse intenzione di lasciarlo andare.

«Resterai stanotte?»

«Certo, caro. Non me lo potrebbe impedire neanche una legione di Dannati!»

Solo allora il demone allentò la sua stretta e si separò da lui, gli tolse il bicchiere dalle mani, lo sistemò sul tavolo, poi schioccò le dita.

I pezzi di vetro rotti sul pavimento svanirono, la luce si fece un po' più velata e con un ulteriore movimento del polso si diffuse nell'aria una musica.

Crowley gli porse una mano. «Balliamo?»

Il cuore di Aziraphale prese a battere più forte. Afferrò la mano dell'altro e lo attirò piano verso di sé. Una melodia contemporanea, avrebbero ballato stretti l'uno all'altro, con movimenti lenti e morbidi. Gli venne da sorridere, non era così bravo con quel genere musicale, ma avrebbe fatto del suo meglio, e la canzone che Crowley aveva scelto, oh, era così dolce e al tempo stesso così dolorosa. Gli fece scorrere un braccio attorno alla vita e avvertì l'altro assecondarlo, seppure con un po' di incertezza, appoggiare le labbra alla sua tempia e iniziare a ondeggiare, seguendo la musica e i movimenti dell'angelo.

WILL THE NIGHTINGALE SING AGAIN?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora