Lividi

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Il rugby è uno sport molto fisico, Simone lo sa bene. Succede spesso che torni a casa con lividi o escoriazioni, ormai non ci dà più peso.
Gli allentamenti quel giorno sono stati particolarmente intensi, forse perché Simone non si è ancora ripreso del tutto dall'incidente, nonostante abbia tolto il gesso.
Forse è la testa che è sempre da un'altra parte e non lo fa concentrare come dovrebbe; alcuni compagni se ne sono anche accorti, ma credono sia per colpa di ciò che è successo.
No, quello che impensierisce Simone al momento è Manuel: non sa cosa pensare di lui.
Da quando si è ripreso in ospedale, Manuel è tornato al suo fianco, aiutandolo e sostenendolo nel suo percorso di guarigione fisica e mentale.
Non hanno più parlato di ciò che è successo tra di loro, del compleanno di Simone, di ciò che ha detto Manuel dopo. È come un tacito accordo, come se avessero nascosto la polvere sotto al tappeto, facendo finta che non sia mai esistita.
Da quando Simone è tornato a casa e poi a scuola, Manuel sta sempre con lui: non va alle feste, studia anche se mal volentieri, non esce con le ragazze.
Non ha mai nominato nemmeno una volta Alice, anche se una mattina l'hanno incontrata fuori dalla scuola mentre lei si dirigeva al cantiere: Manuel ha fatto finta di non vederla.
L'unica con cui Simone l'ha visto interagire è Chicca, ma è quasi sicuro che tra loro non ci sia nulla, anche perché la ragazza sembra intendersi con Matteo.
Simone è confuso perché non capisce se Manuel si comporti così perché è finalmente libero dai suoi demoni oppure se la paura di perdere Simone ha scatenato qualcosa dentro di lui. Non sa se può permettersi di sperare che la loro amicizia evolva in qualcosa di diverso, anche se il suo stupido cuore sembra sempre essere troppo ottimista.
Per questo Simone è sempre distratto, perché nella sua testa Manuel è ancora un enigma da risolvere, anche se le domande ora sono cambiate.
Come ad ogni allenamento, Manuel è lì con la moto per riaccompagnarlo a casa: Simone potrebbe andare da solo, ormai, ma si stanca più in fretta di prima e finché non riprenderà il ritmo preferisce che ci sia Manuel con lui.
Si sorridono quando si salutano, come se il rivedersi sia sempre il momento migliore della loro giornata.

Quando arrivano a Villa Balestra, Manuel propone di prendere un caffè prima di studiare: Simone lo spedisce in cucina intanto che lui va a cambiarsi con qualcosa di più comodo.
Mentre è in camera, si accorge di alcuni nuovi lividi che ornano la sua pelle.
«E questi chi te l'ha fatti?» sente la voce di Manuel dietro di sé.
Simone non si era accorto che il più grande era entrato in camera, con un vassoio e due tazzine di caffè sopra.
«Chi vuoi che me li abbia fatti, Manuel? Gioco a rugby mica a scacchi» dice Simone, sbuffando.
«Se, se, le mischie... Me lo ricordo» la voce di Manuel tuttavia è contrariata.
Poggia il vassoio con i caffè sulla scrivania di Simone e si ferma a guardare i livido che si è formato sul braccio e quello sulla schiena. Lo osserva con attenzione, anche senza avvicinarsi, ma basta quello sguardo per far tremare Simone, che si sente fin troppo esposto.
«Te fa male?» sussurra l'altro.
«Ma no, non è niente di che. Ti assicuro che c'è stato anche di peggio» mormora Simone, cercando di non trasmettere il suo nervosismo.
Manuel alza lo sguardo e lo fissa negli occhi di Simone.
«C'hai la pelle troppo delicata, se rovina subbito»
Simone arrossisce, ed è consapevole che la sua pelle nivea non lascia scampo al suo imbarazzo.
«Non ti devi preoccupare per me»
«Io me preoccupo sempre pe te»
Manuel si morde il labbro inferiore, come indeciso, poi allunga una mano verso la guancia di Simone e la accarezza piano, con dolcezza.
«Devi sta più attento, Simo'» dice, poi fa un mezzo sorriso.
Simone trattiene il fiato, non riuscendo a capire che succede. Non si muove, per paura di rovinare quel momento perfetto.
Tuttavia, Manuel si scansa e abbassa lo sguardo, imbarazzato a sua volta.
«Il caffè» dice, e si allontana di nuovo da lui. È lì che Simone osa.
«Ho la pomata» si schiarisce la gola, «per i lividi. Ti va... ti va di mettermela?»
Manuel gli sorride e annuisce. Si spostano sul letto, Simone seduto sul bordo e Manuel dietro di lui, a gambe incrociate.
Ed è ancora più intimo sentire le sue mani sulla sua pelle; Simone chiude gli occhi perché teme che l'altro possa leggerci troppe cose, ma è Manuel che questa volta decide di agire.
Sente il suo respiro delicato sulla pelle, poi le sue labbra, leggere come piume, posarsi su di lui.
Non è un qualcosa di sessuale, ma un bacio consolatorio, come se Manuel volesse guarire le sue ferite con quello sfioramento di labbra sulla pelle.
Simone rabbrividisce; Manuel si stacca da lui quel tanto che basta per prendergli il mento tra le dita e farlo voltare, prima di poggiare le labbra sulle sue.
Sospira, Simone, e nemmeno si era accorto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Il bacio è delicato, solo uno sfiorarti.
Quando si staccano, si guardano negli occhi e si sorridono.
È un Manuel diverso da quello del suo compleanno, che ora lo abbraccia e lo tiene stretto su quel letto troppo piccolo per due persone. Un Manuel più lento e più dolce, che infila le mani tra i suoi capelli e lo accarezza dolcemente.
«'O so che non te posso protegge pe sempre, ma te posso curà» gli sussurra nell'orecchio. «Te però  devi sta' attento»
Simone annuisce, e sente le palpebre farsi pesanti. Dovranno parlare, perché Simone questa volta non vuole offrirgli di nuovo il suo cuore prima di essere sicuro, ma adesso tutto quello che conta è Manuel, che l'ha preso tra le braccia per curare ogni sua ferita.

Ti ho sempre cercato ma non lo sapevoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora