Manuel si è spesso trovato nei guai, soprattutto nell'ultimo anno. E anche se ha promesso a sua madre di rigare dritto, il fatto che due energumeni armati lo stessero trascinando verso lo scantinato di un vecchio hotel dismesso dimostrava il fatto che non sapesse tener fede alle sue parole.
Manuel non sa nemmeno esattamente come è finito lì; ha chiesto un prestito ad un suo amico, che a sua volta gli ha presentato qualcuno che poteva aiutarlo. Manuel non sa esattamente in cosa si è andato a cacciare, ma non ha pensato di fare domande. Voleva aiutare sua madre a pagare le spese e non si è soffermato troppo sulla provenienza di quei soldi... almeno finché non gli hanno chiesto in cambio di portare qualche compagno di scuola ad un indirizzo di periferia e di andarsene senza fare domande.
Manuel si è spaventato un po' a quella richiesta ed era sparito, ma a quanto pareva i suoi creditori avevano deciso che sarebbe andato bene anche lui, per qualunque cosa avessero in mente.
E così sono venuti a cercarlo e ora lo stanno trascinando in un luogo che non conosce. Lo costringono ad entrare in una stanza senza finestre, dove tutto ciò che vede è un giovane uomo seduto su una poltrona, con le gambe accavallate mentre sorseggia un calice di vino rosso.
È l'uomo più bello che ha mai visto: la pelle è estremamente candida, in contrasto con i corti riccioli neri e gli occhi scurissimi. È un pallore quasi irreale, che sembra emanare luce propria. Indossa una camicia scura di pizzo che lascia intravedere la pelle sottostante, un paio di pantaloni di pelle nera, stretti attorno alle sue gambe lunghissime, ed una sorta di mantello che gli avvolge le spalle e ricade morbido sui lati della sua poltrona.
L'uomo lo guarda senza parlare, e Manuel sente il suo sangue scorrere più velocemente e confluire verso il basso.
Non ha mai provato un'attrazione così repentina verso qualcun altro, verso un'altro ragazzo, ma sente che colui che ha davanti è speciale, è diverso.
«Che cosa dovrei fare con te, Manuel?» dice l'altro con voce molto bassa, mentre un ghigno appare sul suo viso. «Sono stato generoso con te, ti ho prestato del denaro quando ne avevi più bisogno. Ora ho bisogno io di sostentamento, eppure non hai voluto aiutarmi».
La gola di Manuel è secca, non sa cosa dire. Non ha idea di che cosa stia succedendo e di che cosa voglia esattamente da lui.
L'altro intanto si lecca le labbra e i denti perfettamente bianchi con la punta della lingua, mentre osserva Manuel quasi fosse un pezzo di carne.
«Forse possiamo rimediare, vieni qui» allunga una mano che Manuel afferra senza pensare. Le lunghe dita affusolate dell'altro, piene di anelli antichi e preziosi, stringono forte il suo polso tanto da fargli male.
Lo trascina sulle sue gambe, costringendolo a sedersi su di lui. In altri casi Manuel si sarebbe sentito umiliato, ma ora non vuole far altro che ubbidire e compiere l'altro, nonostante non conosca nemmeno il suo nome.
Intanto l'altro continua a leccarsi le labbra, mentre con la punta delle dita carezza il collo di Manuel, scostandogli delicatamente i riccioli per avere un accesso migliore.
«Posso, Manuel, posso nutrirmi da te?» dice, avvicinando delicatamente la bocca alla pelle di Manuel, che ormai non riesce più a pensare razionalmente. Vuole quelle labbra su di lui, vuole l'altro su di lui. Se non fosse obnubilato dalla presenza intossicante dell'uomo che lo tiene tra le braccia si accorgerebbe dell'erezione che preme nei suoi jeans, ma nessun pensiero razionale riesce a attraversargli la mente.
L'uomo sorseggia di nuovo il suo vino e Manuel si lecca le labbra, improvvisamente assetato.
«Ne vorresti un po'? Forse ti servirebbe per rilassarti, ma purtroppo questo non è vino».
Manuel non capisce di cosa l'altro stia parlando ma non gli importa, non quando continua ad accarezzargli delicatamente il collo.
«Sei davvero stupendo, lo sai?» mormora l'altro mente annusa la sua pelle sotto l'orecchio. «Forse è un bene che tu non abbia ubbidito, sono contento che ti abbiano portato qui da me».
Manuel sente la lingua dell'altro toccare il suo collo e rabbrividisce. Vorrebbe baciare quell'uomo nonostante la sua pericolosità. In quel momento potrebbe fare qualsiasi cosa per lui.
«Va bene, Manuel? Posso nutrirmi di te?»
E Manuel annuisce, senza nemmeno capire che cosa gli si stia chiedendo. Sente i denti dell'altro sfiorare la sua pelle e poi, all'improvviso, un dolore lancinante sul collo. Dura solo qualche secondo, ma Manuel ha l'istinto di scappare. L'uomo lo tiene stretto, mentre i suoi denti non si staccano dalla pelle di Manuel, che si sente subito di nuovo calmo.
Sente l'uomo che lo morde e che si nutre di lui, ma non gli importa. Le mani dell'altro continuano a toccarlo e ad accarezzarlo e a lui va bene così.
Non sa quanto tempo rimane tra le braccia di quell'uomo, mentre continua a succhiare dal suo collo.
Sente le forze che lo abbandonano, gli occhi gli si chiudono e capisce che sta succedendo qualcosa di strano, di pericoloso, ma non ha la forza di reagire.
Sente di essere una preda caduta nella trappola di un mostro, ma non riesce a pentirsene. Sente dolore e piacere che si mescolano in un ciclo continuo e...
... si sveglia di soprassalto, con il fiato corto e ancora la sensazione delle labbra sul suo collo. Ed erano reali, perché Simone nel sonno gli si era arpionato addosso e aveva premuto le sue labbra nello stesso punto dove il Simone vampiro aveva iniziato a morderlo.
Il battito del cuore di Manuel andava scemando, man mano che il sogno si faceva sempre più fumoso nei suoi ricordi. Sorrise però al pensiero che l'indomani avrebbe suggerito al suo ragazzo il costume perfetto per la festa di Halloween.
Forse Simone non è così pericoloso come quello del suo sogno, ma Manuel non ha dubbi che proverà la stessa eccitazione quando lo vedrà vestito in quel modo.
E forse non ci sarà nemmeno bisogno di uscire di casa per divertirsi.
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Ti ho sempre cercato ma non lo sapevo
RomanceRaccolta di OS/Missing Moments/Au Simuel