Ritardo

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Dante è perplesso. Di solito Simone è un ragazzo mattiniero.
Lo trova sempre a fare colazione già vestito e pronto per andare a scuola. L'anno scolastico precedente non ha mai avuto bisogno di chiamarlo, nemmeno una volta.
Eppure, in questo primo giorno di quarta liceo, sembra che Simone non abbia alcuna voglia di alzarsi. Lui non ha tempo di aspettarlo, perché ha promesso ad Anita di accompagnarla al lavoro, ed è sicuro che Simone voglia andare in moto con Manuel.
Eppure, di Simone nemmeno l'ombra al tavolo della colazione. Non c'è nemmeno Manuel, a dire il vero, eppure Anita gli ha assicurato che il ragazzo deve essersi alzato visto che in camera sua non c'è. Ha anche fatto il letto, cosa che ha stupito Anita non poco.
Così, Dante si decide ad alzarsi e dirigersi di sopra, verso la camera del figlio, per vedere come mai ci sta mettendo così tanto ad alzarsi.
Bussa piano ma non ottiene alcuna risposta, tuttavia sente un rumore strano, come quella di un respiro trattenuto e poi un piccolo tonfo.
«Simone, ma sei sveglio? Guarda che entro»
Apre la porta di scatto e quello che trova è suo figlio ancora nel letto.
Tuttavia, di sicuro non sta dormendo.
Ha la faccia tutta arrossata, il fiatone ed è senza maglietta. Per qualche strano motivo la cosa lo imbarazza, tanto che tenta di coprirsi con il lenzuolo anche se fuori fa ancora troppo caldo.
«Tutto bene?» fa Dante ridacchiando, e vede Simone farsi ancora più rosso.
«Sì, mi sono riaddormentato» fa Simone, distogliendo lo sguardo.
Dante alza un sopracciglio, per nulla convinto, ma non è intenzionato a mettere in imbarazzo il figlio. Almeno non troppo.
«Senti ma sai per caso che fine ha fatto Manuel?»
Simone quasi sbianca e spalanca gli occhi.
«N-no, perché?»
«Ma niente, Anita ha detto che si è già alzato, ma di sotto non c'è. Pensavo ti aspettasse per andare a scuola».
«Sarà in bagno, come posso saperlo io?» sbuffa Simone infastidito. «Perché non te ne vai così mi posso vestire?»
«Ma che ti vergogni di tuo padre?» lo prende in giro Dante, ma all'ennesima occhiataccia di Simone ridacchia e si chiude la porta dietro di sé.
E' evidente che Simone stava approfittando di qualche momento per rilassarsi prima di iniziare la giornata, e magari più tardi gli farà qualche battutina, ma ora che si è assicurato che suo figlio si è alzato, non può attardarsi se non vuole far arrivare Anita in ritardo.

Simone osserva la porta richiudersi con il cuore in gola.
C'è mancato davvero poco; farsi beccare da suo padre in quella situazione sarebbe stato troppo imbarazzante. Anche se crede che suo padre abbia intuito qualcosa.
«Se n'è annato?» sussurra una voce che proviene dal lato del letto opposto rispetto alla porta.
Una testa riccioluta si alza, mentre il proprietario, che era steso a terra per non farsi vedere, si tira su.
«Sembra di sì, ma parla piano» dice Simone.
Manuel ridacchia con quel suo ghigno, alzando solo un lato della bocca, e piano si alza e scivola di nuovo nel letto di fianco a Simone. Anche lui non indossa la maglietta.
«Dici che tu padre ha capito?»
«Ma no, penserà che mi stavo...» si ferma e arrossisce, perché è imbarazzante persino dirlo.
Manuel scuote la testa ridacchiando del suo rossore, ma poi allunga una mano a carezzargli una guancia e lo bacia delicatamente sulle labbra.
«Te vergogni? Eppure fai certe robbe co quella bocca che... »
«Manuel, smettila» sussurra Simone offeso, dandogli una manata sulla spalla. «O giuro ti butto giù di nuovo dal letto».
«Seh» fa Manuel ridacchiando. «Poi come glie lo spieghi a tu padre tutto sto' casino?»
Simone sbuffa ma lascia che Manuel lo baci, dapprima delicatamente poi sempre più passionale.
Sa che sono in ritardo per la scuola e che molto probabilmente suo padre verrà a chiamarlo di nuovo, ma in quel momento non gli interessa, non quando Manuel lo schiaccia contro il materasso e si stende sopra di lui, con quel sorriso bello da togliere il fiato.
Quella per loro non è una novità: da quando Anita e Manuel si sono trasferiti a Villa Balestra, il ragazzo più grande aspetta che tutti gli abitanti della casa si siano addormentati per sgusciare di nascosto nella stanza di Simone. È un miracolo che per tutta l'estate nessuno li abbia mai beccati, anche se Simone ritiene che il merito sia che suo padre e Anita sono così presi l'uno dall'altra da fare poca attenzione a lui e Manuel.
Simone sa che comunque finiranno per accorgersene, se continuano così, ma non gli interessa e a quanto sembra nemmeno a Manuel.
Per il momento si godono quello che hanno senza farsi troppe domande.
Simone non è mai stato felice come negli ultimi due mesi e non ha alcuna intenzione di fare qualcosa che metta a rischio questa felicità, per cui custodisce le notti - e le mattine - che passa con Manuel come so fossero gemme preziose.
Manuel si ferma per un attimo e lo guarda negli occhi, in una muta richiesta. Non ci sono bisogno di parole ormai tra di loro, si capiscono anche solo con uno sguardo.
Faranno tardi il primo giorno di scuola, ma a Simone non interessa niente, non quanto Manuel si allunga verso il comodino per prendere tutto ciò che gli serve e lui sente quel brivido di anticipazione corrergli lungo la spina dorsale.

Dante sale in macchina e nota parcheggiata fuori la moto di Manuel. Ridacchia al pensiero che quei due pensino di potergli nascondere qualcosa, soprattutto quando hanno passato l'estate ad essere tutt'altro che discreti.
Eppure fa finta di niente, perché non ha mai visto Simone così sereno come l'ha visto nell'ultimo periodo. E anche Manuel ora è felice, glielo si legge negli occhi.
Nonostante il suo primo impulsino sia quello di intromettersi nella vita sentimentale di suo figlio, per una volta ha deciso di fare un passo indietro e stare a guardare.
Spera che prima o poi le cose si evolvano, ma per ora lascia che i ragazzi si godano la loro giovinezza.

Angolo autrice:
Sono approdata in questo fandom da pochissimo ma ne sono già ossessionata. Non scrivevo da anni ma questi due mi ispirano. Spero che non sia troppo una ciofeca!

Ti ho sempre cercato ma non lo sapevoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora