Rabbia e cura (parte 1)

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Rabbia

Simone non ce l'ha davvero con Laura, anche se sa che è giusto arrabbiarsi. Non gli dà fastidio che tutti sappiano che è gay, ma avrebbe voluto decidere lui come e quando farlo sapere agli altri.
Le frecciatine e le battutine invece le aveva già messe in conto, quando ha deciso di non fingere più di essere qualcosa di diverso da se stesso.
Le ignora per la maggior parte del tempo, cercando di non lasciarsi scalfire dalle parole degli altri.
Ci sta provando a mantenere la pace che ha ritrovato e non vuole che nulla la rovini.
Per questo non aveva detto niente a nessuno: vuole solo ignorare quegli idioti e fare finta che non esistano.
Quello che toglie pace ai suoi pensieri oggi è Manuel, in realtà. Se ne sta seduto da solo al suo banco, leggendo qualcosa dal suo cellulare, senza avere minimamente intenzione di alzare lo sguardo.
È un po' che non si parlano. Hanno avuto una brutta litigata la settimana prima e nessuno dei due vuole fare il primo passo per chiarirsi. Simone è consapevole di aver esagerato, ma è stanco degli atteggiamenti contraddittori dell'altro ragazzo, per cui preferisce non parlargli finché non si sarà chiarito le idee.
Perché Manuel è sempre stato una testa calda, non pensa prima di agire e continua a mettersi nei guai. Simone sperava che dopo tutto il casino con Sbarra, Manuel avesse imparato a controllarsi.
Invece, rischia di prendersi una sospensione per l'ennesima litigata con Matteo. Simone non sa nemmeno il motivo, ma i due hanno iniziato ad azzuffarsi in classe, proprio mentre Lombardi stava per entrare.
Se non fosse stato per lui e per Chicca, entrambi sarebbero finiti dal Preside. Simone non sa cosa lo abbia fatto arrabbiare di più: il fatto che Manuel non pensa prima ma solo dopo, oppure il fatto che Manuel già rischia l'anno, ma non si sta impegnando a rimanere nella stessa classe di Simone. Lui non vuole che Manuel venga bocciato, non vuole che cambi classe, compagni, che non sia più su quel banco vicino a lui. Per questo gli ha fatto una scenata, e ovviamente Manuel gli ha risposto che non sono affari suoi, che non deve preoccupare e che non gli interessa se perde l'anno, tanto Simone non rischia davvero di restare in terza come lui.
Da quella mattina, non si sono parlati più, non si sono scambiati messaggi né telefonate, perché entrambi sono testardi e orgogliosi e nessuno è disposto a fare il primo passo.
Ed è forse per questo che Manuel non si è accorto che un gruppetto di quinta ha iniziato a prendere in giro Simone quando passa per i corridoi. Simone è sicuro che, rabbia o meno, Manuel non sarebbe stato capace di stare zitto se se ne fosse accorto.
All'uscita da scuola, quando Simone è già in procinto di salire sulla moto, un gruppo di ragazzi di quinta gli passa accanto. Sono tra quelli che spesso e volentieri fanno battutine; se li ricorda bene perché a volte importunano anche le ragazze della sua classe, durante la ricreazione, seguendole alla macchinetta del caffè anche quando loro non vogliono parlare.
«Oh, Balestra, non stare troppo a sbavare eh, guarda che noi non siamo froci come te».
Simone abbassa lo sguardo sulla vespa, inspirando ed espirando, cercando di estraniarsi da quelle parole.
«Oh, oltre che finocchio sei pure sordo?» continuano quelli, oggi decisi a non lasciarlo in pace. «Guarda che lo vediamo come ci fissi, femminuccia».
«Che cazzo hai detto?» è la voce di Manuel quella che Simone sente alle sue spalle. «Nun me pare de ave' capito bene, ripeti.»
Il tono è rabbioso, mentre Manuel si avvicina a grandi passi al ragazzo più grande, quello che ha parlato, spingendo il petto in fuori. Simone è già pronto a fermarlo, quando Manuel arriva a pochi centimetri dal ragazzo di quinta.
«E te che voi? Chi sei, il fidanzatino?»
Ridono, e Simone sente il panico impadronirsi di lui: sa che Manuel è una testa calda e agisce prima di pensare. Per questo prima era felice che non si fosse accorto di nulla, mentre ora invece teme la catastrofe.
«Lo devi lascia' in pace, Guerri» dice Manuel, la voce che trema per il nervoso. «Hai capito, stronzo?»
Simone si avvicina, mettendo una mano sul braccio di Manuel per tirarlo indietro prima che sia troppo tardi.
Ma il ragazzo più grande dà una spinta a Manuel e gli ride in faccia.
«Se no che fai, Ferro? Eh, me vuoi spacca' la faccia?»
A Manuel prudono le mani, si vede dal mondo in cui apre e chiude i pugni, e Simone si prepara a mettersi in mezzo per evitare un'altra rissa.
Per questo rimane sorpreso quando Manuel fa un respiro profondo e dice:
«Se non te la finisci vado dalla Preside, dai professori, te faccio sospende, o giuro» la voce, sebbene non sia distesa, è decisamente più calma di qualche secondo prima.
Simone resta immobile, non sapendo come reagire.
«Allora sei davvero il fidanzatino. Mo' vai pure a fa' la spia». I ragazzi ridono «Te sei proprio rammollito, Ferro. Anche te sei diventato 'na femminuccia».
Manuel tuttavia non risponde, rimane fermo immobile e li scruta con l'espressione adirata, ma non fa nulla per attaccarli.
«Guarda che nun scherzo, eh» dice solo. «Se c'hai problemi te devi fa cura', lascia in pace Simone»
«Non sono io quello anormale qua»
«Seh, allora perché la ragazza tua sta sempre a lamentasse che nun scopate. Che c'è, nun te se arsa?»
L'altro sbuffa con rabbia e si avventa contro Manuel, prendendolo per la felpa e sbattendolo a terra.
Simone si riscuote e si precipita su di loro, rischiando di prendersi qualche botta pure lui, ma gli amici di Guerri lo fermano subito, incitando l'altro a colpire ancora Manuel.
Sente urla concitate attorno a loro, e subito qualcuno accorre e separa il ragazzo più grande da Manuel, che è steso a terra con il sangue che gli cola dal naso e il labbro spaccato.

TO BE CONTINUED

Ti ho sempre cercato ma non lo sapevoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora