;Primo capitolo.

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Ormai da giorni ero alla ricerca della mia piccola gattina Buffy, non potevo credere che lei: piccola bianca e pelosa, non fosse più con me.
Era ormai l'unica ragione per la quale restavo ancora in Italia, nella stessa casa dove ero cresciuta, insieme a mia madre.

Buffy mi era stata regalata qualche mese prima dal mio ex ragazzo, Calum.
Lei fu il suo ultimo regalo, accompagnato da un messaggio.

"Ti ho amata, ma ho deciso di intraprendere una strada diversa dalla tua, Calum."

Era stato un vero bastardo; non aveva avuto il coraggio di dirmi le cose in faccia e di lasciarmi in maniera dignitoso.
Liquidarmi con un semplice foglietto ed un gatto, era stata la cosa più brutta e ridicola che avesse potuto fare nei miei confronti.

Pensare che, fino a qualche anno prima, quando la sua popolarità lentamente aumentava, mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonata, anche se un giorno saremmo dovuti andare a vivere lontani migliaia di chilometri; disse che, se per me non sarebbe stato possibile andare a trovarlo, avrebbe trovato un modo per vederci durante le vacanze.

Me ne ritornai a casa con le lacrime agli occhi, delusa di non aver trovato alcuna sua traccia e di aver persino peggiorato la situazione con quei pensieri.

La notte fu lunghissima, non riuscivo a prendere sonno ed avevo un fortissimo mal di testa che persisteva, impedendomi di chiudere occhio.

Così mi affacciai alla veranda ed andai a sedermi su una vecchia sedia che tenevo lì da anni, proprio per tutte le volte che, a causa del poco sonno, ero costretta a passare la notte in piedi.

Dopo qualche minuto perso ad osservare il panorama notturno attorno a me, il mio sguardo si fermò difronte a me, sulla casa poco distante: vi erano delle luci accese al piano superiore e, a quanto io ne sapessi, lì non vi abitava nessuno da anni.

Pian piano, il sole prese a sorgere e ad illuminare il cielo.
Si fecero le cinque del mattino, l'aria fresca e mattutina riecheggiava tra i miei capelli mentre io, stanca, ancora cercavo di prendere sonno.

Ripensavo a quella luce accesa e alle tantissime cose confuse che passavano nella mia mente.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi in camera per potermi vestire e farmi una doccia. Dopo essermi lavata, mi vestii con le prime cose che mi trovai davanti.

Mi diressi poi verso il portone d'ingresso con dei passi cauti, facendo piano, così da evitare che mia madre potesse svegliarsi e prendere ad urlare.

Mia madre era una persona severissima e molto spesso arrabbiata; molte volte gli avevo chiesto di acquistarmi un computer per studiare e navigare su internet, come ogni ragazza della mia età.

Ma lei non l'aveva mai fatto, giustificandosi con dei falsi problemi economici. In realtà, gran parte delle volte trovava i soldi per comprarsi ogni cosa volesse e per togliersi ogni sfizio; ciò che la fermava era soltanto il suo tantissimo egoismo.

.Smisi di pensare a quelle tantissime cose che mi innervosivano e mi incamminai poi verso quella casa.

Destiny || Louis Tomlinson (#wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora