Capitolo 2

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2. Abito da sposa

Osservo il mio riflesso nel grande specchio davanti a me, con gli occhi leggermente lucidi :-Sei bellissima- Sussurra Tamara, la mia migliore amica.
Questa mattina siamo uscite per andare a cercare l'abito da sposa e dopo estenuanti ore di prova, eccomi qui. Indosso un abito bianco, con un corpetto decorato con perle e gemme che si apre in una gonna leggera, sul fondo c'è una filigrana di diamanti che brilla ogni mio movimento.
È davvero un abito bellissimo.
Senza dire nulla abbraccio la mia migliore amica, che con un sorriso, mi stringe a se
:-Mi dispiace per il tuo matrimonio di "convenienza", ma se è vero ciò che mi hai detto sul tuo fidanzato, non sarà poi così doloroso vivere per sempre al suo fianco-
Mi strizza l'occhio e accarezza piano i miei capelli castani.
In risposta le annuisco piano
:-Sembra...Okay- Dico piano, con la voce che trema leggermente.
Andiamo alla cassa e, con la carta di credito di mio padre, ora piena di soldi per le spese del matrimonio, pago il mio meraviglioso vestito da sposa. Usciamo dal negozio, avviandoci verso la macchina :-Ciao-
Mi fermo in mezzo alla strada, sentendo quella voce così ammagliante e seducente, come un'antica melodia proibita.
Volto la testa e incontro un paio di occhi marroni che mi travolgono, procurandomi brividi di piacere lungo la schiena.
Tamara avendo capito di chi si tratta, chiude la portiera e mi fa cenno di fare pure con calma.
Codarda traditrice.
Mi sfugge un piccolo sorriso e lui pare notarlo, anche le sue labbra si piegano, mentre il suo sguardo brilla pericolosamente.
Faccio un cenno con il capo, ho paura di parlare e rovinare tutto, da piccola i miei compagni di scuola mi prendevano spesso in giro per il suono della mia voce. Dicevano che era roca e da sgualdrina.
Questo forse ha fatto in modo che io smettessi di parlare, se non in rari casi
:-Perché non parli....il gatto ti ha mangiato la lingua?- Sussurra Domian, avvicinandosi piano a me, con passo felino.
Per guardarlo negli occhi devo alzare la testa, è così esageratamente alto.
Scuoto la testa, facendo cenno di no
:-Allora perché non usi queste belle labbra per parlare?-
Allunga una mano e con le dita mi sfiora il labbro, guardandomi negli occhi. Sento una fitta al basso ventre, mentre tremo leggermente
:-Forse perché a volte è inutile parlare-  Dico in un sussurro.
Lui spalanca gli occhi e sobbalza.
Ecco.
La mia voce, deve averlo schifato talmente tanto...
:-Ci vediamo al matrimonio- Mi guarda a mala pena e si volta, correndo in direzione di un Audi nera nuova fiammante.
Resto imbambolata in mezzo alla strada, ferita nell'orgoglio. Sapevo che non avrei dovuto parlare ma questa sua reazione è stata esagerata, insomma non pensavo di fare così schifo
:-Ehi ma porca troia, quel ragazzo è scopabile fino alla punta dell'alluce-
Guardo male Tamara che è scesa dal suo mini van e ora è davanti a me.
Arrossisco appena per le sue parole e alzo le spalle
:-Ho parlato ed è scappato via!- Lei mi da uno schiaffo scherzoso sulla spalla
:-Ma se sembrava che ti volesse stuprare qui sulla strada!-
Scuoto la testa sconsolata
:-Non gli piaccio...però d'altronde a chi piacerei?...nemmeno a mio marito-
Tamara mi spinge ridendo
:-Piccola depressa del cazzo, il tuo futuro maritino aveva la faccia di uno che voleva scoparti a sangue, e non solo la faccia dimostrava che apprezzava..Non so se hai capito-
Questa volta sono io che gli tiro una sberla, arrossendo di botto
:-Insomma, Tami, trattieniti- Lei ride e mi fa cenno di andare, così la seguo in macchina e mi siedo, appoggiando la testa contro il finestrino. Perché mi sento così? Non lo conosco nemmeno quell'uomo eppure mi fa un effetto talmente forte appena lo vedo...quando mi guarda mi sembra di stare per svenire.
E tutti quei pensieri.
La voglia che lui mi baci...insomma non sono sentimenti normali "stupida, sarà tuo marito quello li, normale sentirsi attratti dal proprio fidanzato" mi dico, con un piccolo sorriso. Peccato che la mia voce però gli faccia leggermente schifo. Ah no...giusto, lo ha fatto letteralmente scappare via. Wow.
Davvero complimenti Rose.

POV DOMIAN

Quel pomeriggio avevo deciso di fare un giro per i negozietti del Rhode Island, non ero abituato ad un ambiente così allegro e solare, quindi era piacevole poter camminare in mezzo a tanta gente che ti trattava come un fratello, certo, anche in Alabama eravamo ospitali, ma non c'era certo la vita urbana che c'era qui. Chissà come si sarebbe trovata la mia futura moglie, abituata al lusso della città, a vivere in una grande villa in mezzo alla campagna.
Per un attimo la immaginai nuotare nella mia piscina e farmi uno di quei suoi sorrisi (non che ne abbia visti molti) che riuscivano a mandarmi letteralmente il visibilio. Come se fosse uscita dai miei pensieri, eccola lì, con una sua amica, stretta in un lungo abito verde acqua che le calzava a pennello ed evidenziva le sue curve, con i capelli lunghi tirati su in una coda disordinata.
Quella coda...quanto avrei  desiderato prenderla e tirarla, con forza, mentre lei mi supplicava di venire.
Calmai miei pensieri ed uscii dalla mia auto andandole incontro.
Lei sorrise per un attimo il mio cuore si fermò vedendo tanta bellezza.
Inizialmente cercai di parlarle ma lei sembrava non starmi a sentire, così mi avvicinai.
Non parlava, perché? Volevo sentire la sua voce.
Subito.
:-Allora perché non usi queste belle labbra per parlare?- Allungai una mano e con le dita sfiorai il suo labbro, guardandola negli splendidi occhi azzurri. Avvertii il suo leggero tremore e poi la risposta tanto attesa :-Forse perché a volte è inutile parlare-
Dio.
La sua voce era la cosa più erotica che avessi mai sentito, prometteva piaceri oltre all'immaginazione e tutti alla persona che la stava udendo. Aveva quasi sussurrato con la voce roca, ansimando verso la fine.
Dovevo andarmene o l'avrei sbattuta contro quel cazzo di muro.
Sentivo l'erezione premermi contro i jeans, avevo voglia di lei e la piccola Rose non sembrava nemmeno accorgersene, anzi, pareva addirittura dispiaciuta. Trovai una scusa qualsiasi per andarmene, dovevo allontanarmi da lei prima di prenderla contro la sua volontà.
Lei era mia.
Mia.
Anche ora, che ci penso, sul letto, mentre mi tocco, sento che quella donna sarà la sottomessa perfetta.
È persino vergine.
Con questo ultimo pensiero, vengo, gridando il suo nome.
Lei dev'essere mia e presto lo sarà.

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