4 • Resterò con te

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"Tesoro, vieni a fare colazione, su sveglia, hai bisogno di mangiare per tre adesso", la voce delicata di Angelica destò Anna dal sonno profondo in cui era caduta la notte prima.



Dopo che Tom uscì dalla villa, Tuwaine, Harry e Tatiana gli corsero incontro, mentre gli altri restarono con Anna a congratularsi e a rincuorarla, dicendole che sarebbe andato tutto per il meglio, perché ne erano certi. Giustificarono, in parte, l'attore, sostenendo che una notizia così grande ed importante era difficile da poter gestire, e si sarà sentito scombussolato, facendo, dunque, difficoltà a metabolizzare che stava per diventare padre, e nella confusione preferì uscire per prendere aria, per assimilare la novità appena scoperta.

D'altro canto, Anna, si sentì in colpa per aver accettato quel gioco e aver sostenuto l'idea di Viky, comprendendo che forse, se glielo avesse detto in intimità, a casa loro, la cosa sarebbe stata quantomeno diversa. Avrebbe fatto fatica a metabolizzare, di sicuro, ma almeno non sarebbe scappato da casa come un delinquente rincorso dall'F.B.I.

Tom non rientrò in villa, o meglio, quando lo fece era notte fonda, e Anna stava dormendo (non per sua volontà, anzi, erano state le amiche ad obbligarla a riposare, e per la stanchezza, infatti, crollò) quindi non lo vide prendere le sue valigie, e con Tuwaine prendere il primo aereo per tornare a casa, a Londra. Non portò suo fratello Harry con sé però, poiché gli disse che avrebbe dovuto badare lui alla sua ragazza in sua essenza, e che l'aereo che avrebbero dovuto prendere originariamente in quattro, lo avrebbero preso insieme, Anna e il riccio, cosicché potessero tornare senza alcun problema, e facendo in modo che la scrittrice non fosse da sola durante il volo di ritorno.

Quello era un chiaro simbolo di protezione da parte dell'attore inglese; lasciare suo fratello, la persona di cui si fidava di più al mondo, con la ragazza che amava e che adesso era anche incinta, e che stava per renderlo padre. Non riuscendo ad esserci lui, poiché risultava essere poco lucido dopo la notizia appresa, aveva lasciato che il gemello si prendesse cura di lei. La amava, eccome se la amava, ma aveva bisogno di aria, di elaborare il tutto.

Anna aveva saputo tutto quella mattina stessa, appena sveglia, dalle sue amiche, che la tirarono giù dal letto poiché non ne voleva sapere di alzarsi, non dopo aver saputo che ad aspettarla giù in salotto non c'era Tom.

"Oggi tornerai a Kingston, sono sicura che lo troverai lì e ne parlerete insieme", affermò Viky carezzandole un braccio, nel mentre scendevano le scale per raggiungere la sala da pranzo, imbastita di cose buone e sostanziose per una perfetta colazione da campioni.

"Si, infatti, ora hai realmente bisogno di mangiare", le fece la bionda, facendola accomodare dinanzi ad una zuppa di latte e una brioche al pistacchio.

"Giuro che non avevo fame, è saltata fuori con questa brioche", dichiarò Anna afferrando quel cornetto che le aveva messo l'acquolina in bocca.



C'era anche Mario, suo cugino, oltre Harry, quella mattina lì con loro. Tatiana, Giorgio e Giulio erano a lavoro invece.

La sera prima, Mario, era rientrato con Giorgio ed avevano entrambi saputo tutte le novità del momento. Scoppiò a piangere quando seppe della gravidanza di sua cugina, e non fece altro che starle accanto da quella sera, preoccupandosi più del dovuto per il suo stato di salute: beh, non era l'unico, anche le sue amiche non scherzavano affatto.

"Come ti senti?", le chiese suo cugino offrendole delle fette biscottate con marmellata che prontamente rifiutò. 

"Non hai un'altra domanda?"

"Suvvia, non può andare così male."

"E invece si, perché ho lasciato che Viky facesse sapere a Tom di stare per diventare padre con uno stupido gioco!", esclamò, battendo un pugno sul povero tavolo bianco in legno laccato.
"Almeno lo ha saputo, tu cosa aspettavi a dirglielo?", s'intromise Harry con tono sentenzioso, che la imbestialì ancora peggio. 

"Non sono affari che ti riguardano", ribatté Anna.

"Ah no? Parliamo dei figli di mio fratello, dei miei nipotini, la cosa non mi riguarda?
"
"Ti riguarda, ma non c'entri nel resto. Sono cose tra me e tuo fratello, punto."


Dagli occhi di Anna cadde una lacrima, che prontamente eliminò con una mano, perché non voleva affatto piangere davanti al riccio seduto proprio dinanzi a lei, voleva mostrarsi più forte, ma tutti sapevano ch'era solo una facciata, e che dentro nascondeva una montagna di debolezza, poiché in quel momento, incinta, e senza il suo ragazzo, si sentiva dannatamente vuota. Non la consolava nulla, voleva solo parlare con Tom.



"Io non ce l'ho con te", esordì il gemello notando la sua fragilità, "sono solo frastornato dalla cosa, e credo che anche mio fratello lo sia, per questo è scappato a gambe levate. Non pensare però che lui non voglia più vederti o che non accetti i suoi figli", allungò una mano per carezzare quella di lei, "credo che in cuor suo lui l'abbia già fatto, sta solo realizzando che diventerà padre. Hai ventisette anni, lui ne ha ventinove, siete adulti e vaccinati, sapete quello che state facendo, è tutto nella norma, e va benissimo così", concluse stringendole la mano con più forza, ad Anna gli sorrise, mimandogli un grazie.



Aveva proprio bisogno di udire quella parole, la caricarono, le diedero forza, e non si aspettava che Harry potesse confortarla così. Si erano scannati mille volte, se n'erano dette di tutti i colori, però si volevano bene, ed Harry gliene voleva parecchio, e quelle parole glielo dimostrarono. 



"Così sono due gemelli, eh?", fece Mario, poggiando i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani.
"Esatto, due gemelli."

"Diventerò zio!", esclamò entusiasta suo cugino.

"Anch'io", aggiunse Harry.

"In realtà anche noi", sostenne Angelica indicando sé stessa e l'amica.

"Ma voi lo siete già diventate", dichiarò il riccio.

"Ma non c'entra nulla", affermò Viky.

"Beh, io diventerò madre, ed ho una paura fottuta", Anna terminò la sua zuppa di latte e la sua amata brioche al pistacchio e si poggiò contro lo schienale della sedia.

"Avere paura è normale", confessò la bionda, "anche noi due avevamo timore di non essere in grado di fare da mamme, ma ti verrà tutto automatico, vedrai", concluse.

In effetti era così, nessuno nasce mamma o padre, s'impara col tempo e l'esperienza. Non è facile, ma è una delle gioie più grandi della vita, per davvero.



"Si, so che è così, ma ho anche paura della gravidanza, speriamo che andrà tutto per il meglio", disse Anna, più a sé stessa che agli altri.



I presenti la rincuorarono, dicendole che ci sarebbero stati e che l'avrebbero sostenuta, andando di pari passo in questo percorso, e che lo avrebbe fatto anche Tom, senza ombra di dubbio.

Successivamente, dopo aver chiacchierato ancora un po' e aver messo in ordine la sala da pranzo, i ragazzi si diedero una bella e desiderata rinfrescata e si vestirono, facendo una passeggiata in centro e portando i bambini alle giostre: Marie amava l'altalena, mentre Christian adorava stare all'aria aperta. Aveva solo pochi mesi di vita, non poteva di certo usare lo scivolo o quant'altro.



Pranzarono fuori, con un bel panino al Mc, e poi continuarono a girare Barcellona, sino a quando non giunse il momento per Harry ed Anna di prendere l'aereo che li avrebbe riportati a Londra.



Il viaggio fu tranquillo, i due chiacchierarono per tutto il tempo, ed Harry le aveva carezzato la pancia una miriade di volte, e ad ogni carezza gli si inumidivano gli occhi per l'emozione.



Era contento di diventare zio, era sempre stato uno dei suoi desideri diventare un giorno zio proprio grazie a Tom, suo fratello maggiore. I suoi genitori ne sarebbero stati entusiasti, lo sapeva già, perché sua mamma Nikki adorava i bambini, e suo padre altrettanto. Sarebbero stati felicissimi di apprendere quella notizia tanto desiderata, e cioè quella che sarebbero diventati nonni di due gemellini.

Sin da quando Anna e Tom festeggiarono i loro due anni insieme, i suoi genitori aspettavano di ricevere una notizia del genere, ne parlavano davvero spesso, e quindi ne sarebbero stati davvero entusiasti.

Quando misero piede sul suolo londinese, ad Anna iniziò a girarle lo stomaco a causa dell'ansia. Aveva paura di entrare in casa e non trovare Tom ad aspettarla, o di leggere qualcosa che le avrebbe fatto dispiacere, tipo un biglietto d'addio, o cose assurde.



Se ne stava facendo di film da oscar, ma la paura si sa, ti fa pensare alle cose più orribili e insensate.



Il riccio la rassicurò in ogni modo possibile, perché era sicuro che suo fratello aveva già accettato la cosa, e che sarebbe stato lì, in casa loro, pronto per parlarle e festeggiare insieme.

"Non riesco nemmeno a respirare per quanto sono tesa", esordì Anna fuori la soglia di casa sua.

Non aveva il coraggio di aprirla quella porta, allora Harry le afferrò la mano libera, mentre con l'altra aveva in mano la valigia di lei.



Erano già stati a casa degli Holland per posare il borsone del gemello, ma non vi era praticamente nessuno in casa all'infuori di Paddy che stava giocando animatamente alla playstation.



"Dai, ci sono io comunque con te", le sorrise.



Anna annuì, e quando finalmente si ritrovarono ad aprire la porta, tutto si aspettavano tranne quello che realmente videro.



C'era un passeggino con due porta enfant l'uno difronte all'altro con ancora attorno la plastica accanto al divano. Sul tavolo dove loro pranzavano c'erano biberon, dei ciucci di ogni colore possibile ed immaginabile, bavaglini in cotone con sopra disegnati elefantini, giraffe, aeroplani, ed altri tipi di animaletti e cose. Tremila pacchi di pannolini per neonati, e infine, un enorme fasciatoio con cassettoni di un grigio perla.



Anna si guardò intorno in cerca di una spiegazione, di un senso, ed Harry faceva altrettanto dopo aver chiuso la porta dietro le sue spalle e poggiato a terra la valigia.



Erano entrambi confusi; uno si aspettava un confronto normale, e l'altra si aspettava una pizza in faccia. Invece, trovarono in casa tutto fuorché biglietti d'addio o la presenza in carne ed ossa dell'attore.

Tutti quegli oggetti per neonato volevano dire che Tom aveva accettato la cosa? Che era entusiasta di diventare papà? O le stava comprando tutto per prendersi le sue responsabilità da padre senza però accettare i due gemelli?



"Ma cosa vuol dire tutto questo?", domandò il riccio, cercando di comprendere la presenza di quegli oggetti in casa e l'assenza di suo fratello.

"Siamo nella casa giusta?", ribatté Anna con una sottile linea di ironia: meglio sdrammatizzare in certi casi.

"Lo so che è assurdo, ma credo che Tom voglia dirti qualcosa con questo", Harry era abbastanza sicuro di ciò che stava affermando. 



Stava elaborando con calma il senso di tutto ciò il gemello, e pensò che quelli erano gesti, e Tom era sempre stato bravissimo a farli.



"Non ci resta che aspettarlo e chiedere a lui stesso", riprese il riccio, andando a carezzare quei bavaglini così carini che ti facevano sciogliere il cuoricino per quanta tenerezza emanavano.
"Perché non chiami Tuwaine? Può essere che sa dov'è Tom, può essere che è con-", ma Anna non riuscì nemmeno a terminare la frase, che udì un rumore super familiare alle sue spalle: il suono della chiave nella toppa della serratura, che dopo mezzo scatto apriva la porta quando non era chiusa con tutte le mandate.

La scrittrice si girò di scatto, così come anche il riccio, e osservarono l'attore inglese entrare in casa con in mano un foglio con sopra disegnato il modellino di una culla. 



Anna rimase a fissarlo impietrita e senza riuscire ad emettere suono, Harry invece pensò che sarebbe stato meglio lasciarli soli, così da poter parlare e lasciargli la giusta privacy di cui necessitavano.



"Ehm, io vado a casa, a riposare", esordì il gemello grattandosi la nuca imbarazzato, si sentiva il terzo incomodo.
"Anna la valigia l'ho lasciata accanto alla porta, se hai bisogno te la porto in camera."

"Non c'è bisogno, la porto io", ribatté prontamente Tom, e da come aveva parlato sembrava che non vedesse l'ora di vedere suo fratello fuori da quella casa.

"Allora vado, buon proseguimento di serata ragazzi", fece, prima di dileguarsi dietro la porta lasciandoli completamente da soli. 



Anna si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa, evitando di guardarlo negli occhi. Non ci riusciva, aveva ancora timore, anche se la scena che le si era presentata in casa poco prima faceva ben sperare.

"Ci sediamo?", le chiese Tom indicando il divano in salotto, ove affianco vi era il passeggino con i due porta enfant.



La scrittrice annuì, e prese posto al centro del divano insieme all'attore.



"Scusami", esordirono in coro, e questa cosa fece sorridere entrambi.

"Vai, prima tu", la esortò a continuare Tom.

"Perdonami perché avrei dovuto dirtelo prima", glielo disse tutto d'un fiato.

"E' vero, ma voglio ben capire il motivo per cui tu non lo abbia fatto."

"Stavo per farlo, quella sera, dopo essere tornata da Napoli, stavo per farlo, ma mi è mancato il coraggio dopo che mi hai parlato del progetto", dichiarò calando gli occhi verso il basso.

"Quindi adesso è colpa mia?", ribatté l'inglese con tono stizzito.

"No! Non voglio insinuare che sia stata colpa tua", riprese subito Anna, guardandolo negli occhi stavolta, "è solo che eri così entusiasta e non avevi in piano di avere dei figli, sentivo solo che se te lo avessi detto avrei rovinato la tua felicità."



Era così, poteva sembrare una cosa stupida, ma in quel momento le era sembrata la scelta più giusta da prendere. Col senno di poi aveva compreso che aveva commesso un grosso sbaglio, e ancora doveva perdonare sé stessa per averglielo nascosto, quando quello era invece, il momento più esatto per svelargli la tanto nascosta e ricercata verità.



"No, non avevo in piano dei figli", Tom si affrettò a rispondere, "e nemmeno tu, nessuno dei due, no? E' capitato, non sarò uscito in tempo ed è successo, ma mi assumo tutte le mie responsabilità come tuo compagno e futuro padre", sospirò. Sembrava angosciato, ma in realtà era solo deluso dalla situazione in generale."Non ti avrei mai voltato le spalle! Sei la donna che amo, quella che vorrò al mio fianco in qualità di moglie, e mi stai dando dei figli! Mi conosci, e mi sento offeso per ciò che hai pensato di me. A volte non c'è un momento giusto o sbagliato, le cose succedono quando meno te l'aspetti, e dovresti ben saperlo, poiché il nostro amore è nato all'improvviso, a Bali, nessuno dei due lo aveva pianificato, eppure, eccoci qui, nonostante tutto, nonostante Claudio siamo ancora qui, io e te, insieme."



Anna rimase estasiata dalle belle parole che le rivolse il suo fidanzato, e si diede mentalmente della stupida un'infinità di volte, perché Tom aveva ragione, e glielo dicevano tutti che avrebbe reagito così, perché lo conoscevano, e sembrava addirittura che lo conoscessero meglio di lei. Ma la napoletana, a dire il vero, si era rifugiata nella paura piuttosto che affrontare la realtà, ed era stata una sciocca totale, ormai lo aveva capito.



"Da come sei scappato, però, tutto hai fatto pensare, tranne che ti assumevi le tue responsabilità", sentenziò poi, e non lo pensava sul serio, voleva solo sapere cosa gli era passato per la testa nel momento in cui era venuto a conoscenza della cosa per poi sparire.

"Ero solo interdetto, scioccato, dovevo metabolizzare la cosa, e quella villa, per quanto grande fosse, mi stava stretta, anche perché avevo tutti gli occhi puntati addosso in attesa che dicessi qualcosa, e la prima cosa è stata quella di dileguarmi e prendere una boccata d'aria, allontanandomi. Ho avuto bisogno del mio tempo, ma se sono qui, con te, dopo aver comprato tutto ciò qualcosa vorrà pure dire, no?", precisò, indicando il tavolo pieno zeppo di oggetti.



Ed era proprio come avevano detto i suoi amici, e per l'ennesima volta ebbe la conferma che lo conoscevano meglio di lei e si sentì peggio, come se non ci si sentisse già.



"Mi scuso se ho pensato male, se ci ho visto tutto nero, ho solo avuto paura. Mi perdoni?", gli fece, unendo le mani a mo' di preghiera e con gli occhi da cerbiatta.

"Ovvio che ti perdono, l'avevo già fatto, ma meritavo delle spiegazioni, non credi?"



Anna annuì incapace di dire altro, perché ancora una volta aveva ragione, meritava eccome una spiegazione, così come anche lei dopo che l'attore era filato via da Barcellona. 



"Mi perdoni anche tu per essere scappato via come un forsennato?", aggiunse Tom carezzandole una gamba.

"Non ho niente di cui perdonarti, tu hai fatto ciò ch'era giusto fare in quel momento, e ti ho compreso", in effetti Anna non aveva nulla da perdonargli.

"Così come anche io ho compreso ciò che ti attanagliava, però mi raccomando, in futuro dovrai venire da me a comunicarmi le cose, è chiaro?", le fece puntandole contro un dito in maniera accusatoria.

"Si, si ho imparato la lezione, verrò da te", gli rispose con un sorriso
.
"Assurdo sapere che Harrison era già a conoscenza delle cosa ed io no!", esclamò l'attore scuotendo la testa.



Anna in tutta risposta scoppiò a ridere, donandogli poi un casto bacio sulla guancia destra. 



"Ma quindi sarò presto tua moglie a titolo definitivo?", pronunciò in seguito mettendo su una faccia soddisfatta.



Diventare sua moglie era uno dei suoi desideri più grandi, oltre a quello di formare una famiglia con lui e continuare con la sua carriera di scrittrice. Il fatto che presto si sarebbe realizzato tutto ciò la rendeva felice, e non di poco, soprattutto dopo che finalmente avevano chiarito e non avevano più nulla da nascondersi.



Tom le sorrise a sua volta, posandole una mano su di una guancia.



"Certo che sarai mia moglie a titolo definitivo. Ora pensiamo solo a te e ai bambini che sono la priorità, okay? Mi prenderò cura di voi."



Ed Anna sentì il cuore esploderle dal petto.



"Avevo paura che mi lasciassi, sono stata davvero una cretina", ammise facendo calare gli occhi sulle sue gambe, e prontamente l'attore le prese il mento con due dita.

"Non pensare mai una stronzata del genere, io resterò con te fino a quando non esalerò l'ultimo respiro. Non so nemmeno più chi sarei io senza di te, ed ora senza di voi. Ti amo da morire, e sarai un'ottima madre amore, ne sono più che certo."



Un uomo così dolce come Tom Holland era davvero una rarità, e la vita lo aveva donato proprio a lei. Si stava dando ancora della stupida per aver pensato anche solo per un attimo che avrebbe potuto lasciarla, soprattutto da incinta.



"Così come tu sarai un ottimo padre, e questo l'ho sempre pensato. Sono fortunata, io e loro", ammise toccandosi con destrezza il grembo, gesto che fece inumidire gli occhi dell'attore in quattro e quattr'otto.



L'inglese poggiò delicatamente la sua mano su quella di lei, e fu in quel momento che si sentì maledettamente fortunato: aveva un progetto importante che avrebbe svoltato la sua carriera per sempre, e stava per diventare padre di due splendidi angioletti con la donna della sua vita che avrebbe presto preso in sposa.



"Lo sai che ho una voglia matta di te, vero?", esordì improvvisamente.



Anna lo colpì alla spalla emettendo un risolino divertito.



"Sei sempre il solito", lo canzonò. 

"Si, ma siamo stati interrotti la scorsa volta, ed ho propria voglia di sprofondare tra le gambe della mia futura moglie", dichiarò alzandosi dal divano e chinandosi verso di lei per prenderla in braccio.

"Fermo!", tentò di bloccarlo, "sono pesante adesso", lo avvertì.
"Sciocchezze."



Tom non volle sentire ragioni, così l'afferrò per i glutei e se la portò in braccio, proprio come si fa con un bambino piccolo.



"Ti stai allenando per quando nasceranno i gemelli, paparino?", rise contagiando anche lui.
"Certo, ma fino ad allora prenderò sempre e solo te."



La scrittrice sorrise entusiasta e si chinò sulle sue labbra per baciarlo e bearsi di lui e delle sue attenzioni che la facevano sentire la donna più fortunata e desiderata sulla faccia della terra. 



"Ti amo", gli sussurrò sulle labbra prima di essere adagiata sul letto dall'attore che, subito dopo, si mise a cavalcioni su di lei.
"Ti amo, ti amo tanto anch'io", ribatté.

Successivamente non vi fu alcuno spazio per nessun altro tarlo; c'erano solo loro e i loro cuori che battevano all'unisono, mentre la stanza veniva riempita da gemiti e urla intanto che si giuravano amore eterno, labbra contro labbra, occhi negli occhi e cuore contro cuore.












Angolo autrice: eeeeee ci son cascata di nuovo!
Salve a tutti raga... no davvero, io tra studio ed università non sono precisa nell'aggiornamento!

Lasciamo giovedì come giornata in cui dovrei ipoteticamente aggiornare, ma se non riesco il giovedì, appena trovo un buco per poter aggiornare, allora aggiorno.

Ho provato a rispondere anche alla ragazza che mi ha scritto nello scorso capitolo che i miei aggiornamenti le migliorano la giornata, ma wattpad ogni volta mi cancellava il commento di risposta, non so perché!

Ciao comunque, volevo dirti che ne sono grata e fiera, e sei dolcissima!

Comunque a quanto pare tutto è bene quel che finisce bene, o mi sbaglio?
Tom da papà ce lo vedo troppo raga, è nato anche per quello, diciamoci la verità! Tutti lo vorrebbero come futuro padre della propria prole, è un cucciolone!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere nei commenti, non siate presenti solo per domandarmi quando aggiorno, perché tanto lo faccio appena posso, fatemi capire piuttosto cosa ne pensate e se vi sta piacendo!

Scappo a studiare guys!

Un abbraccio grande,
Anna.

Stringimi OvunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora