7 • L'inaspettato

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Anna si destò dal sonno a causa della pioggia che cadeva senza freni dalla notte prima. Le nausee l'avevano lasciata in pace, e di questo poteva esserne quantomeno soddisfatta, poiché aveva dormito senza svegliarsi ogni due per tre.

Si stiracchiò e sbadigliò, girandosi verso la sua destra e trovandoci un Tom che la osservava da innamorato perso-



La scrittrice ridacchiò e si chinò con prudenza per baciarlo.

"Buongiorno", sussurrò sulle sue labbra.

"Buongiorno a te, amore", le rispose.

"Dormito bene?"

"Si, bene e tu? Non ho sentito che ti sei alzata stanotte."

"No, infatti, ho dormito come un ghiro! Niente nausee", affermò Anna con un sorriso sulle labbra, coinvolgendo anche il suo fidanzato.

Quest'ultimo scese a carezzare la pancia come ormai faceva sempre e diede il buongiorno ai suoi angioletti.

"Avete fatto dormire la mamma! Sono fiero di voi", fece, per poi stampare un bacio sul ventre della sua donna, carezzandolo ancora per l'ennesima volta.

"Sei già così tenero amore, figurati quando potrai stringerli tra le braccia", dichiarò abbozzando un altro sorriso.



Era iniziata davvero bene quella giornata, ed Anna sperava potesse continuare così.

"Non vedo l'ora, sai?", Tom le afferrò il viso regalandole un ulteriore bacio. 

"Anch'io", asserì la scrittrice.

"Dovremmo iniziare a pensare ai nomi", suggerì.

"Si, è vero amore, ma non sarebbe meglio farlo oggi che finalmente scopriremo il loro sesso?", replicò con voce stridula, facendo evincere tutta la sua contentezza.

Già, Anna e Tom avrebbero finalmente scoperto se sarebbero nati due gemellini o due gemelline, e questa cosa li entusiasmava, e non di poco.

Nel primo pomeriggio avrebbero preso un aereo che li avrebbe portati a Napoli, e sarebbero andati dal ginecologo tutti insieme: oltre Tom, ci sarebbero stati Rosanna, Antonio, Livia e Mario che era tornato a Napoli già da un giorno in occasione dell'importante visita ginecologica. In serata però, sarebbero tornati a Londra, poiché Tom aveva delle commissioni da fare la mattina dopo.



"Immagina se saranno due femminucce!", esclamò l'attore con aria sognante.
"Saranno le principesse di papà, eh?", gli rispose sorniona.
"Si, ovvio che saranno le mie principesse."
"Comincerai a fare il gelosone?", lo prese in giro.
"Puoi dirlo forte! Guai a chi me le tocca."
"E se invece fossero due maschietti?"
"Saranno i principi della mamma in quel caso", precisò Tom con un sorriso.

Anna lo scrutò senza emettere alcun suono, incantata.

Era innamorata persa di lui, dei suoi occhi e del suo sorriso. Nessuno poteva prendere il suo posto: sarebbe sempre stato Tom il suo unico e vero amore.

"Sono felice che sia tu il padre dei miei figli, che sia tu il mio compagno di vita. Non potevo scegliere di meglio, la vita non poteva darmi di meglio", enunciò Anna, catapultandosi completamente tra le sue braccia, o meglio, la sua casa.
"Ti amo, e ti ho sempre detto quanto io sia felice nell'averti nella mia vita, e quanto saranno fortunati i nostri figli ad averti come madre", le disse facendo sfiorare i loro nasi.

Dopo quelle parole, Anna si sciolse completamente, comprendendo che l'amore che provava nei suoi confronti era inquantificabile.

"Ho solo una richiesta", aggiunse la scrittrice.
"Quale?"

"Vorrei che i nostri figli avessero dei nomi italiani", spiegò, e sperò di ricevere un assenso da parte del suo compagno.

Tom, difatti, annuì quasi subito, trovandosi d'accordo con quell'idea che gli era sembrata perfetta.



Successivamente, si coccolarono per un altro quarto d'ora, poi Anna decise di alzarsi e preparare la colazione. Non preparò nulla di esagerato, poiché entrambi avevano poca fame; dunque cosa fece, versò del latte in due ciotole e le portò a tavola, prese in seguito i cereali ai cinque cereali e li posizionò al centro. Poi mise il caffè sul fuoco, rigorosamente caffè napoletano, e quando fu pronto, posizionò anche quest'ultimo al centro della tavola.

"Amore, la colazione è pronta!", Anna chiamò Tom alzando di poco la voce per farsi sentire, sistemando cucchiai e cucchiaini accanto alle loro ciotole.
"Vado in bagno e arrivo", le rispose l'attore, udendo poi la porta del bagno chiudersi.



La napoletana decise di indossare la sua vestaglia di raso color rosa antico che si abbinava con la sua camicia da notte, e uscì all'esterno per ritirare la posta arrivata nel portalettere, approfittando del fatto che non stesse piovendo.


Quando afferrò tutto ciò che vi era all'interno, tornò in casa e cominciò a vedere cosa fossero.

Alcune bollette da pagare, qualche pubblicità inutile e infine, vi era una lettera.

Anna si accigliò e fece ruotare ripetutamente quella busta bianca tra le sue mani. Pose attenzione poi sul retro della busta, e vide che le scritte erano in italiano.



Dal carcere Regina Coeli di Roma.



Le si gelò il sangue e perse uno, due, tre battiti.

Mittente: Charles Baker

Destinatario: Anna De Blasi



Charles Baker? Era quel Charles? L'ex fidanzato di Giorgio? L'ex spia di Claudio?



S'immobilizzò seduta stante, e un'ansia grande quanto una casa si abbatté su di lei come un tornado.

Cosa poteva volere Charles da lei? Era strano, non lo vedeva e sentiva da tempo ormai, e nessuno era mai andato a trovarlo, perché si faceva vivo proprio adesso?



Doveva scoprirlo, sicuramente il contenuto di quella lettera rivelava tutto, dava una risposta ad ognuna delle sue domande; ma proprio quando prese quel po' di coraggio, Tom scese le scale e si accomodò al tavolo.



"Dai vieni, facciamo colazione insieme", le disse invitandola a sedersi lì con lui.



Anna annuì e nascose la lettera in un cassetto lì vicino, lasciando la posta sul bancone, andando ad accomodarsi vicino al suo ragazzo.



Perché non dirlo a Tom? Non lo sapeva nemmeno lei, però voleva tenerlo fuori da questa storia, voleva capirci lei qualcosa in più, e per il momento, sarebbe stato meglio non rivelare nulla, altrimenti sarebbe intervenuto lui e sarebbe successo un macello, arrivando alla conclusione del nulla più assoluto, e una strana sensazione le diceva di andare a fondo da sola in quella storia, perché stava succedendo qualcosa già da qualche tempo.



All'inizio non ci fece tanto caso, ma adesso, dopo quella lettera, stava cominciando a collegare i vari pezzi del puzzle: la chiamata silenziosa, le rose senza mittente e una lettera dal carcere di Roma, da parte di Charles.

C'era un elemento che poteva accomunare il tutto? Non lo sapeva, come non sapeva se non si stesse sbagliando e tutto era stato frutto di una casualità.

"Vado a prepararmi tra poco, devo uscire con papà, dobbiamo prendere alcune cose per Tessa e poi andiamo a giocare un po' a golf. Hai bisogno di qualcosa?", le domandò il suo Tom premurosamente.

"No tranquillo, vai", gli sorrise.



L'attore terminò la sua colazione, e dopo avergli stampato un bacio sulle labbra, corse sotto la doccia, mentre Anna riprese possesso di quella lettera e camminò velocemente fino all'interno dell'ufficio, ove poteva leggerla con più tranquillità.



L'aprì facendo attenzione a non romperla, e pacatamente estrasse il foglio esile, iniziando subito a leggerne il contenuto, curiosa e spaventata allo stesso tempo.

"Cara Anna,

Innanzitutto come stai? Le cose stanno andando per il verso giusto? State tutti bene? Spero stia bene anche Giorgio, lo penso continuamente.
So che ti sembrerà strano che ti stia scrivendo una lettera, e non l'avrei fatto se non fosse stato così urgente. Anna, ti prego, ascoltami: sei in pericolo! Non sto mentendo, ho salvato la vita di Tom una volta, e spero di poter salvare anche la tua. Vi voglio realmente bene, e spero sempre di potermi far perdonare. Devo parlarti immediatamente, e non posso dirti tutto qui, spero tu possa capire il perché. Appena puoi devi raggiungermi, vieni a Roma e chiedi di vedermi. Ne vale della tua vita, te lo giuro. Non sottovalutare le mie parole, te ne prego, abbi cura di te. Ti aspetto il più presto possibile.
Ti voglio bene, Charles."




Anna lesse quella lettera più di una volta, e più la leggeva, più le venivano brividi incessanti per tutto il corpo.

Era in pericolo? Come poteva esserlo?

Non sapeva se fidarsi o no di quelle parole, ma una volta Charles salvò la vita di Tom sparando a Claudio, perché avrebbe dovuto mentire? Non aveva alcun senso.

Sarebbe dovuta andare a Roma, solo così avrebbe potuto scoprire cosa si celasse dietro le parole di Charles, e doveva farlo in segreto. Non voleva che Tom lo sapesse, glielo avrebbe detto quando tutto avrebbe avuto un senso logico, e in quell'istante c'era solo un'enorme confusione, e non voleva affatto mettergli ulteriori pensieri in testa.



Le venne così in mente un piano; avrebbe preso un aereo last minute per Roma, e si sarebbe fatta accompagnare da un taxi al carcere, mentre a Tom avrebbe detto che sarebbe andata prima a Roma perché alcuni tecnici che stavano lavorando al suo film dovevano parlarle e glielo avevano fatto sapere solo in quel momento. In seguito, sempre un taxi l'avrebbe accompagnata alla stazione e avrebbe preso un treno per Napoli, e si sarebbe fatta venire a prendere dai suoi genitori che l'avrebbero portata dal ginecologo Coretti. Tom avrebbe preso l'aereo per Napoli da solo, e avrebbe raggiunto gli altri nello studio del ginecologo.

Aveva paura, temeva che le parole di Charles fossero solo la punta dell'iceberg. Aveva paura perché la sua vita stava andando finalmente per il verso giusto e forse stava per succedere l'ennesimo evento che avrebbe stravolto ogni suo piano.

Quando riferì a Tom che sarebbe dovuta andare a Roma, aveva insistito per andare con lei e non lasciarla da sola, soprattutto adesso che era incinta, ma Anna gli ripetette che non c'era alcun bisogno di preoccuparsi e che l'incontro non sarebbe stato tanto lungo.



Erano le tre del pomeriggio quando giunse fuori il carcere Regina Coeli di Roma, e rimase a fissare l'entrata per un tempo che le parve illimitato. Poi una guardia si accorse della sua presenza e le chiese cosa ci facesse lì.



"Devo parlare con un detenuto", spiegò.

"Venga con me, la porto all'interno nella sala colloqui, poi dirà ad un mio collega il nome del detenuto con cui deve parlare", replicò gentilmente, ed Anna lo seguì senza dire una parola.

Arrivarono in questa sala tutta bianca, con vari tavolini al centro e un pavimento di marmo grigio. Anna si guardò intorno, e notò ch'erano soli, non vi erano altri detenuti che parlavano con familiari e amici, e quando la guardia la raggiunse nuovamente dopo aver parlato con un collega, fu la prima cosa che chiese.

"Non ci sono visite oggi?
"
"Non è l'orario delle visite questo, è tra un'ora e mezza. Ma l'ho vista spaesata lì fuori e per di più è incinta, ho preferito stravolgere le regole, così può rimanere da sola con il detenuto e può stare anche più tranquilla", dichiarò la guardia, e Anna gli sorrise, perché fu un vero gentleman, non se lo aspettava.

"La ringrazio, è stato molto gentile", asserì abbozzando un sorriso.



Qualche attimo dopo, un uomo brizzolato, sulla cinquantina, con abiti formali, affiancò la guardia e parlò con lei.



"Lei è la signorina?", le domandò.

"De Blasi", gli rispose prontamente.

"Con chi vuole parlare?"

"Con Charles. Con Baker. Con il signor Baker", replicò imbarazzata, andando a sistemare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.



L'uomo annuì e la fece accomodare ad uno dei tavolini presenti lì, e aspettò circa cinque minuti; poi lo vide.



Charles era sempre lo stesso, ma aveva un'espressione più adulta e più rassegnata, i capelli gli erano cresciuti fino alle spalle, ed erano sempre belli ricci. Gli occhi sembrava ne avessero viste tante lì dentro, ed Anna in quel momento provò una certa tenerezza per lui.

"Anna!", esclamò, e sembrava realmente felice di vederla.



Un secondino lo aveva accompagnato e gli aveva tolto le manette, cosicché potesse abbracciarla, ed Anna si lasciò stringere, carezzando la schiena di quest'ultimo.



"Siete in due adesso!", fece ancora, notando il pancione ormai evidente. 

"In tre", replicò.

"Caspita! Non ci credo! Auguri davvero, meriti solo tantissima gioia nella tua vita."

"Ti ringrazio Charles, tu come stai?", sperava di sentirgli dire che stava bene.

"Me la cavo, ma prima di andare avanti, Giorgio sta bene?"



Lo sapeva che sarebbe arrivata quella domanda in quattro e quattr'otto.



Charles aveva mandato molte lettere a Giorgio nel corso dei mesi, ma quest'ultimo non ne aveva mai voluto sapere, difatti non ebbe mai risposta, ma questo fino a due mesi prima. Giorgio si decise poi a rispondere, dicendogli che stava frequentando il cugino di Anna, e che era finalmente sereno. Lo fece cosicché Charles potesse andare avanti e dimenticarlo, evitando di scrivere ulteriori lettere che sarebbero solo state ignorate come le precedenti.



"Si, Giorgio è innamorato e felice", enunciò.



Non aveva usato un tono cattivo, e non voleva rinfacciargli che stava bene con un altro, era solo una constatazione, la verità: e poi Charles doveva pur mettersi l'anima in pace. Meritava infondo anche lui di ricostruirsi una vita pian piano fuori da lì, e non era con Giorgio il suo futuro, ma tanto lo aveva capito.



"Spero che tuo cugino lo renda felice come non ho potuto fare io", dichiarò, serrando le labbra.
"Tranquillo che Giorgio non ti odia comunque", asserì, abbozzando un sorriso.

"Lo so", le disse seguito da un sospiro; calò per un attimo lo sguardo, poi lo rialzò, cercando di darsi un tono archiviando completamente l'argomento.
"Allora, hai ricevuto la mia lettera."

"Si, e mi hai spaventato Charles, sono venuta fin qui per capirci qualcosa. Sono felice adesso, la mia vita sta andando bene e non voglio altri casini che me la stravolgano", gli spiegò, incrociando le braccia al petto.

"Ascoltami, qui si parla molto, i detenuti non hanno nulla da fare, quindi parlano, perché è rimasto solo questo qui di interessante, e le voci che prima sembravano essere infondate, sono risultate poi veritiere", si bloccò per qualche attimo, poi riprese il discorso, "c'è un uomo qui, che lavorava per qualcuno che tu conoscevi molto bene", comunicò infine con un tono fin troppo serio che la terrorizzò.


"Colui che è morto?"



Un po' come Voldemort, era meglio non nominarlo quel pezzo di buono a nulla.



"E se ti dicessi che colui che credi sia morto in realtà è vivo e vegeto e si nasconde molto più vicino a te di quanto credi?"



Il cuore le si fermò per un attimo, i brividi tornarono forti, e il sangue le salì direttamente alla testa.



No. Non poteva essere possibile.

Anna prese a deglutire nervosamente e tutti i ricordi di quell'amara sofferenza tornarono vividi in lei, che aveva fatto di tutto per gettarli nei meandri più fitti della sua mente, e che grazie all'aiuto di Tom ci era riuscita con non poche difficoltà.

No. Non poteva essere vero.


Tutti quegli sforzi non potevano essere stati vani. Non poteva tornare, non poteva farlo.



"Charles, non scherzare, ti prego."

"Anna, vorrei tanto che fosse uno scherzo, ma non lo è, te lo posso giurare", affermò, portando una mano sul cuore, come per testimoniare la sua verità.

"Cosa ne sai? Cosa dicono queste voci?", gli chiese, nel mentre stava cercando di trattenere le lacrime.



Si sentiva spaesata, confusa ed aveva paura.



Aveva vissuto nell'inferno e non voleva ricaderci.

"Dopo che lo sparai speravo fosse morto, Alexis mi confermò che lo era e non dovevo più preoccuparmi, né per la mia famiglia, poiché non poteva più vendicarsi, e né per voi, ormai non poteva più farvi del male. Dunque, sono stato sereno per mesi, pensando che questa fosse la verità", fermò il suo racconto per guardare Anna in viso, ma quest'ultima non disse nulla, voleva solo che continuasse, e Charles lo fece. "Tre mesi fa arrestarono un uomo, si chiama Max, e si vantava con tutti perché era l'uomo di fiducia del grande Cicca, e si lasciò sfuggire questo piccolo particolare, e cioè che Claudio era ancora vivo ed era stato mandato apposta lì dentro, era in missione. Sai, all'inizio ho pensato che fosse venuto ad uccidermi, ma quando lo incrociai mi disse solo che il mio fine in questa storia non era terminato, che avevo ancora una parte da recitare e che la mia fine l'avrebbe decisa solo il Cicca. Non mi raccontò mai i suoi piani, ma ad un mio amico si, ecco perché sono venuto a conoscenza di quello che sto per dirti. Ci ho messo giorni e giorni, ma il mio amico si è conquistato alla fine la fiducia di Max, e ce l'ha fatta. Come sono andate veramente le cose? Che nel suo viaggio in autoambulanza per arrivare in ospedale, Claudio fu preso dai suoi uomini che aveva avvisato prima di mettere piede nella baita a Cortina. Nel caso in cui le cose fossero andate male, sapevano come intervenire. E' stato in pericolo tra la vita e la morte per due interi mesi, mentre i suoi uomini cercavano e pagavano fior di quattrini il silenzio dei migliori medici in circolazione. Dopo essersi ripreso, fu per altri mesi a riposo forzato, poiché si era salvato proprio per miracolo e non doveva sottomettersi a sforzi. Nei giorni successivi, incaricò i suoi uomini di trovarti, la sua ossessione per te non lo ha mai abbandonato, e non ha mai smesso di cercarti, sino a quando qualcuno non gli ha rivelato tu dove abitassi."

Quando Charles terminò il racconto, ad Anna le si accapponò la pelle, e pensò che stavolta, forse, non aveva vie di fuga, che era in pericolo sul serio, e non era nemmeno più da sola, ormai erano in tre, e un pensiero s'intensificò sempre di più nella sua testa: doveva salvare i suoi figli.

Stavolta non combatteva solo per liberare sé stessa, ma per far nascere e vedere crescere i suoi bambini.



"Chi gli ha rivelato dove abito?", gli domandò, deglutendo amaramente un groppo di saliva.
"Questo non lo so, altrimenti te lo avrei detto. Ma posso dirti questo: attenta a chiunque, anche ai tuoi amici", replicò il riccio.



Non poteva fidarsi di nessuno, questa era una cosa risaputa, ma addirittura dei suoi amici? Perché tradirla, non avevano alcuna motivazione per farlo.



"Che cazzata", bofonchiò, ma Charles lo udì perfettamente.

"Anna, non hai imparato nulla dal tuo passato? Non devi fidarti di nessuno!", esclamò con un pizzico di rabbia.

"Allora non dovrei fidarmi nemmeno di te, visto quello che hai fatto", asserì battendo fortemente una mano sul tavolo.

"Non dovresti, no. Ma non mi sarei scomodato così tanto se non ti avessi voluto bene. Rischio di farmi ammazzare, ma va bene, abbi anche il beneficio del dubbio. Te lo concedo per come mi sono comportato in passato, ci sta."



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