Prologo

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Troppe pare mentali non le facevano bene, anche il ginecologo glielo aveva ripetuto molteplici volte. Anna però non ne poteva fare a meno, era sempre lì, a tormentarsi, e non sapeva se dire a Tom la verità; anche se prima o poi, avrebbe dovuto sputare il rospo.

Se ne stava lì, in fila, pronta per salire in aereo, direzione Napoli, dalla sua famiglia, quando ad un certo punto udì una voce piuttosto familiare chiamare il suo nome.

Si girò con un'espressione interrogativa in viso, e tra la folla, scrutò il suo migliore amico.

Ma che ci faceva lì?

"Anna! Aspetta!", esclamò Harrison, raggiungendola e afferrandola per un abbraccio.

Si chinò per un attimo, portando le mani sulle ginocchia e affannando malamente.

"Ti senti bene?", gli chiese Anna alzando un sopracciglio.
"S-si, sto bene, ho solo corso per l'intero aeroporto, niente di che", affermò l'amico con sarcasmo, agitando una mano dinanzi al suo viso con nonchalance.
"Si, l'ho notato, anche se non ho capito bene perché", gli disse, portando le braccia al petto.
"Voglio sapere la verità, prima che vai."

Anna serrò le labbra e abbassò lo sguardo, deglutendo un boccone amaro.

"Te l'ho detta ieri la verità", ammise, alzando gli occhi e incastrandoli in quelli azzurri del suo migliore amico.
"No, ieri mi hai solo confuso di più le idee!", ribatté egli, sbuffando.
"Ma ti sembra il luogo adatto per parlarne, questo?", replicò allora lei, alzando le braccia a mezz'aria.
"No, infatti, ma non mi hai lasciato altra scelta! Ieri, con una scusa, sei andata a dormire e-"
"Avevo sonno per davvero!", lo interruppe, portando le mani a sostenersi i fianchi.
"Si, okay, lasciami finire! Sei andata a dormire, e Tom ti ha raggiunto preoccupato, e poi non so cosa abbiate fatto poiché sono andato a dormire anch'io, e non voglio saperlo, ma... non mi hai dato nemmeno la possibilità di poter replicare a ciò che nel pomeriggio stavi cercando di dirmi", terminò Harrison, guardandola confuso e in attesa di risposte.

Solo Angelica e Viky erano a conoscenza della sua verità, e Anna non aveva il coraggio di dirlo ad altri, ma Harrison... come poteva non dirlo ad Harrison? Il suo migliore amico, colui che, in fin dei conti, c'era sempre stato. Guardarlo e sapere di nascondergli la verità le faceva male, così aveva provato a dirglielo attraverso metafore, ma aveva finito per confonderlo ancora di più.

Però stupido non era, e di certo aveva compreso tutto; forse voleva solo una conferma.

"Io e Tom abbiamo solo dormito!", esclamò, scuotendo la testa.
"Si, ma non è questo il punto Anna", le disse Harrison, "insomma, sei incinta oppure no?"

Anna sentì il cuore battere ritmicamente, e finì per inghiottire a vuoto.

Era così strano sentirselo dire.

"No Harrison!" lo richiamò posandogli una mano su di un braccio.
"Non sei incinta?", le domandò, accigliato.
"Si, ma abbassa la voce! Vuoi che lo sappiano tutti?", ribatté con un pizzico di nervosismo.
"E quando intendi dirlo al diretto interessato?", le chiese Harrison, "non puoi scappartene così", affermò.
"Non sto scappando, sto semplicemente andando a trovare la mia famiglia: ho bisogno di mia madre ora come ora", confessò, con aria afflitta.

Aveva assolutamente bisogno del conforto di sua madre, lei sapeva di sicuro come prenderla e come agire, cosa fare.

"Si, scusami, hai ragione. Solo che una notizia così è davvero enorme da tenere segreta", dichiarò l'amico, passandosi una mano tra i capelli.
"Però non dire nulla a Tom, per favore!", lo pregò, unendo le mani.
"No, ovvio che no! Non mi intrometterò. Sarai tu a dirlo, non posso di certo farlo io", asserì, facendo spallucce.

Anna annuì e sospirò sommessamente.

Sapeva di poter contare su di lui, si fidava ciecamente, non l'avrebbe mai tradita.

"Sei sicura di voler lasciare Tom proprio ora?", le chiese Harrison corrucciando le labbra.

Anna rise leggermente.

"Dai, è solo una settimana!", esclamò mordicchiandosi un labbro.
"Si, ma arrivano quei due oggi, e dovrò sopportarli io da solo", si lamentò, chinando la testa di lato.
"Sei maledettamente adorabile", gli disse Anna accennando un sorriso, "non li sopporti proprio quei due, vero?", gli domandò. Harrison scosse la testa e roteò gli occhi, stufo.
"Non mi piacciono, mi trasmettono aria negativa", dichiarò.
"Dai tranquillo, saranno a casa solo per due giorni. Tu tienimi d'occhio il mio fidanzato", gli raccomandò, rivolgendogli un occhiolino.
"Ovvio! Ed anche se sarà solo una settimana, mi mancherai, anzi... mi mancherete!", le disse Harrison carezzandole la pancia.

Quel gesto la emozionò così tanto da farle battere il cuore, pieno d'amore incondizionato, e farle lacrimare gli occhi.

"Gli ormoni fanno già brutti scherzi?", la prese in giro l'amico, notando quanto, in meno di un secondo, fosse già terribilmente commossa.
"Smettila!", rise lei, dandogli una leggera pacca su di una spalla.
"Però davvero Anna, sta tranquilla, andrà tutto bene, io lo so, perché, alla fine, va sempre tutto per il meglio."

Harrison la strinse forte a sé per un tempo che sembrava infinito, e infine, dopo un dolce bacio sulla fronte, la lasciò andare, contando già i giorni che lo dividevano da lei, e sperando terminassero in fretta: senza la sua migliore amica, tutto era un vero supplizio.

Anna si sedette in aereo e si rilassò contro lo schienale, tirando all'indietro la testa. Aveva maledettamente paura di tutta quella nuova situazione, ma sperava davvero che le parole di Harrison contenessero un briciolo di verità.

Ci sperava con tutto il cuore.





Angolo autrice: Salve a tutti! Come state? Come promesso la scorsa settimana, ecco premessa e prologo del terzo ed ultimo libro!

Vi ha incuriosito? Fatemelo assolutamente sapere che ci tengo eh!

Il prossimo giovedì verrà finalmente pubblicato il primo capitolo, fino a quel momento, spero possiate dimostrarmi il vostro affetto qui nei commenti.

Stringimi Ovunque è finalmente vostro.

Al prossimo giovedì,
Anna.




Stringimi OvunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora