10 • Si, lo voglio

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Ventisei maggio 2026

Erano trascorsi quattro mesi dalla nascita dei gemelli, e la vita di Tom e Anna era stata stravolta notevolmente e totalmente, ma in positivo, non vi erano dubbi.

Una volta usciti dall'ospedale, i gemelli Clarissa e Davide, erano stati accolti in famiglia con feste interminabili e tra l'affetto di amici e parenti. I nonni erano impazziti per quei piccoli pargoletti, e gli zii ancor peggio.



In soli quattro mesi erano già stati sommersi di regali, e le visite a casa Holland sembravano non terminare mai. Addirittura, i coniugi De Blasi si erano trasferiti per un po' a Londra, cosicché Rosanna e Antonio potessero conoscere di più i loro nipoti e stare accanto alla loro figlioletta che per la prima volta era diventata mamma di, non uno, ma ben due figli. Non doveva essere affatto semplice, era il doppio stancante, e il sonno ormai Anna non sapeva nemmeno più cosa fosse. Mentre dava il latte ad uno, poi lo dava anche all'altro, mentre cambiava uno, cambiava anche l'altro e così via. Era una situazione un po' complessa, ma bellissima, e nonna Rosanna e nonna Nikki erano lì, pronte per dare una mano e non permettere alla napoletana di stressarsi troppo.

Anna, nonostante la stanchezza e lo stress, si sentiva felice e stava letteralmente vivendo una favola; non solo era diventata mamma, ma la première del film tratto dal suo libro e gli incassi che ne conseguirono andarono più che bene. Era ormai diventata una donna affermata, mamma coraggiosa e fidanzata amorevole, anche se quest'ultima lo era già da tempo. Le arrivarono perfino le congratulazioni dal suo ex capo Leonardo, che anch'egli si era sposato con Cristina, e del suo ex Giovanni, di cui però non conosceva nulla della sua vita privata, e nemmeno le andò di chiederglielo.



Tom era un padre molto presente, aiutava molto la sua donna in casa e si era distaccato per un po' dal lavoro, a cui però stava di nuovo dando importanza, poiché il suo primo film sarebbe uscito nelle sale il prossimo inverno. Era soddisfatto, e Anna era orgogliosa di lui, ma in verità lo erano entrambi dell'uno e dell'altro.

Harrison, Viky ed Angelica andavano a trovarli spesso, soprattutto il primo che, vivendo lì, aveva la possibilità di esserci molte più volte. Erano tutti impazziti per quei gemellini, e oramai esistevano solo loro in quella casa.

Dopo quei quattro mesi trascorsi interamente a Kingston, tutti si stavano dirigendo a Napoli, così da poter far conoscere Clarissa e Davide anche ai parenti di Anna che, effettivamente, non avevano ancora mai visto i bambini. Solo Sam rimase a Londra per lavoro.



"Anche Clari si è addormentata", esordì la napoletana mentre era in taxi in compagnia del suo fidanzato che aveva in braccio Davide, già addormentato da un pezzo.
"Meglio così, almeno possiamo sistemare i nostri bagagli e rilassarci un po' una volta arrivati a casa", aggiunse l'attore.
"Fortunatamente ci hanno fatto viaggiare tranquilli."
"Si, infondo sono calmi dai, abbiamo fatto dei gioiellini", affermò Tom con sguardo fiero.

"Tu sei troppo innamorato di loro da non notare quante volte al giorno piangono e urlano amore mio", rise.

"Ma va, non è vero!", esclamò l'inglese con un risolino.

Era il primo viaggio dei gemelli, ed Anna si aspettava un viaggio alquanto turbolento, e invece, dormirono e furono tranquilli tutto il tempo: qualche santo stava sicuramente interferendo dall'alto, e non aveva dubbi, era la loro Angela che si prendeva cura dei suoi fratellini e dei suoi genitori.



"Stiamo per tornare a casa tua dopo mesi che ci mancavi, che effetto ti fa?", le domandò Tom mentre stringeva suo figlio al petto.
"Sono felice", gli rispose con un sorriso, "Napoli è il mio cuore, e lo sarà sempre. I nostri figli saranno spesso qui, devono vivere anche qui e prendere tutta la positività che solo questa città trasmette. Devono essere napoletani fieri", terminò.

Anna era molto legata alla sua terra, e in cuor suo voleva che anche i suoi figli lo diventassero. Erano londinesi e italiani, o per meglio dire, napoletani e dovevano esserne orgogliosi.

"Lo saranno, ne sono certo", annuì Tom.

La scrittrice gli sorrise e si concentrò sulle strade trafficate di Napoli, e per quanto le odiasse, le erano mancate pure quelle. Quante volte si era trovata ad imprecare su quelle strade, e adesso ci stava tornando da mamma; tornava a Napoli da mamma per la prima volta.

Giunsero a casa De Blasi poco dopo, e all'ingresso vi erano già dei palloncini rosa e azzurri intorno alla porta e altri erano anche intorno al cancello che avevano già superato. Rosanna e Antonio erano tornati qualche giorno prima per sistemare la casa e dargli una pulita, ma Anna e Tom non si aspettavano certo di trovare delle decorazioni ad accoglierli.

"Hai bussato?", chiese Anna ad un Tom affascinato dai palloncini, come se non ne avesse mai visto uno prima in vita sua.
"Si, riprovo?", chiese l'attore a sua volta.
"Si, forse non hanno sentito. Mamma e papà ormai sentono davvero poco", esplicò.

Allora l'inglese stavolta bussò con più insistenza, e finalmente, Rosanna aprì la porta, ma se la chiuse subito alle spalle.

"Che succede?", si affrettò a dire Anna, notando la strana espressione sul volto di sua madre.
"Nulla tesoro! I miei gioielli dormono?", sorrise Rosanna carezzando la piccola manina di Clarissa e volgendo uno sguardo a Davide.

"Non si direbbe dal tuo sguardo", esordì Tom.

"Nono, niente, comunque entrate pure."



Rosanna rise sotto i baffi e i due lo notarono immediatamente ma preferirono non fare altre domande ed entrarono all'interno dell'abitazione non curandosene.

Improvvisamente un boato di voci festose esplose dal salotto: Anna e Tom sussultarono, e i bambini si svegliarono praticamente subito.

Tutti i parenti della napoletana erano in casa ed avevano organizzato una bellissima festa a sorpresa.

"Mi avete fatto venire un infarto!", esclamò Anna con un sorriso a trentadue denti.

Clarissa piangeva e si muoveva animatamente in braccio alla sua mamma, presa improvvisamente dallo spavento per tutte quelle voci che insieme avevano urlato "sorpresa!".

Anche Davide aveva iniziato a piangere intanto ch'era in braccio al suo papà, ma durò davvero poco, il suo pianto si trasformò in un piccolo sorriso.

"Ti è piaciuta questa sorpresa?", le domandò Mario, con accanto sua madre Anna, la zia della napoletana che l'aveva cresciuta come un'altra figlia.
"Assolutamente si! Se solo Clarissa smettesse di piangere, magari", affermò.
"Dalla a me, odio vedere i bambini piangere", le disse sua zia, afferrando la piccola gemella tra le sue braccia e cullandola con una pacatezza che fece acquietare la piccola ben presto.

Sua zia Anna era davvero come una mamma per lei e se avesse dovuto scegliere una madrina per uno dei suoi figli, avrebbe di sicuro scelto lei, senza ombra di dubbio.


Rosanna aveva avuto dei problemi di salute nel corso della sua vita, ed Anna spesso e volentieri era a casa della sua zia a giocare con suo cugino Mario, e ad ogni festa erano sempre tutti riuniti, era questo il motivo per cui Anna era legata alla sua zia così tanto. Era pur sempre una seconda madre per lei.

"Sei la migliore zia, lo sai?", le sorrise la scrittrice.

"Tu, tu lo sei. Hai fatto due gioielli", ammise.

"Beh, questo è anche merito del papà", sentenziò Anna, facendo ridere sua zia e suo cugino.

Poco dopo la ragazza prese a salutare tutti i presenti, tra cui anche gli Holland che sapeva già fossero lì perché erano partiti insieme, solo in orari diversi. 



"Hai avuto problemi con il viaggio?", le chiese Nikki, mentre con un sorriso senza pari prendeva Davide tra le braccia di suo figlio.

"Nono, sono stati davvero buoni per tutto il tempo."

"Menomale, temevo il peggio!"

"Anch'io!"



Risero insieme e parlarono ancora per un po', poi tutti gli zii di Anna e i suoi cugini conobbero i bambini e letteralmente impazzirono per i due gemelli che erano di una bellezza disarmante.

Davide era diventando paffuto, aveva gli occhi di un verde scuro e i capelli scuri e ricci, con un nasino e una boccuccia poco pronunciati. La piccola Clarissa era esattamente uguale al suo fratellino, con la differenza che aveva i capelli ricci leggermente più chiari, ma per il resto erano davvero identici.

Anna più li guardava e più si rendeva conto di esserne innamorata pazza e che non sapeva più cosa volesse dire una vita senza di loro; Tom faceva lo stesso pensiero ormai, ed era orgoglioso di avercela fatta, di essere diventato qualcuno nella sua vita, e di aver trovato la donna perfetta per lui, che è diventata anche madre dei suoi figli.

Non poteva chiedere di più: mancava solo una cosa.

"Amore", Anna chiamò Tom, posandogli una mano su di un braccio.
"Cosa succede?", le rispose preoccupato.

Una cosa non sarebbe mai cambiata; la premura di Tom nei confronti della sua ragazza.



"Nulla, vado a sistemare un attimo un po' di cose di là, okay?"

"Ti do una mano, andiamo", le disse l'attore senza nemmeno aspettare che replicasse, magari per dissentire.

Anna prese alcune delle sue borse, mentre il restante le prese Tom, e insieme si diressero nell'ex stanza di lei.

Ogni volta che la scrittrice entrava nella propria stanza era come tornare al passato, perché quella camera l'aveva davvero vista fare di tutto, e in quelle quattro mura lei era cresciuta e maturata. La sua vita era a Londra ormai, ma sarebbe sempre stata divisa a metà. Una parte a Napoli e l'altra a Kingston.

"Ricordo ancora la prima volta che misi piede qui", esordì l'attore, posando i borsoni per terra ai piedi del letto.

Anna si mordicchiò il labbro e sorrise involontariamente.



"Dio! Ricordi papà come aveva reagito male?", replicò con un pizzico di malinconia.

"Si! Quella sera successe di tutto, e stavo sul serio pensando di aver commesso il guaio più grande della mia vita", continuò Tom.

"Si? Hai pensato di scappare?", gli chiese.

"Nah, non scappare, quello mai, ma che avevo fatto un errore madornale a venire qui senza un minimo di preavviso", spiegò facendo spallucce.

"Si, effettivamente. Ma, hai mai pensato che forse fossi io un guaio e che ti stavi immischiando in qualcosa che non c'entrava nulla con te?"



Tom la scrutò per un po', nel frattempo che Anna si adagiò un po' sul letto sospirando per la stanchezza.



"Mai. Ero deciso a far cambiare idea ad Antonio ed ero deciso su cosa davvero volessi, e sei sempre stata tu, su questo non ho mai avuto dubbi. Ti ho amata da quel giorno a Bali, in quella sauna", dichiarò l'attore avvicinandosi alla sua donna.

"Ne abbiamo passate tante, e finalmente siamo qui", Anna aveva ragione; ne avevano passate davvero di tutti i colori, eppure erano lì, insieme, con due figli stavolta. "Non ci avrei mai creduto! Se mi avessero detto che nel futuro sarei diventata la tua fidanzata e madre dei tuoi figli io non ci avrei scommesso nemmeno due centesimi, per dirti", riprese la ragazza con un risolino che contagiò anche l'inglese.

"Lo so, lo so, io si invece, ci avrei scommesso tutto, e quasi ci speravo in realtà", continuò.

"Ci speravi?"

"Assolutamente si, come se non lo sapessi!", esclamò Tom chinandosi su di lei.

"Vuoi baciarmi, Holland?", gli domandò, afferrando il labbro inferiore tra i denti e alzando un sopracciglio.

L'attore la scrutò malizioso, e afferrò una mano si lei portandosela sulla zona intima.

Anna spalancò di poco la bocca, sorpresa.



"Che vuoi fare?", chiese, sorniona.

"Farti vedere l'effetto che mi fai sempre, anche dopo sette anni", esplicò.

"Ne sono onorata, ma c'è tutta la mia famiglia di là e penso che non è il momento, amore."

"Lo so, non sono stupido, ma dovevi pur capire che fisicamente e mentalmente mi prendi solamente tu", enunciò infine, dandole un bacio delicato a fior di labbra.



D'improvviso due tocchi leggeri alla porta li fecero sussultare piano.



"Si?", esordì Anna, intanto che Tom si era spostato e aveva cominciato a tirare fuori alcune cose appartenenti ai gemelli.



La porta non era chiusa, ma socchiusa, e nonostante questo, la persona lì fuori non si era azzardata ad aprire la porta.

"Tesoro, sono la zia Anna, Clarissa ha evidentemente fame, è irrequieta, ha bisogno di mangiare".



Sua zia era di una dolcezza e delicatezza in tutto ciò che faceva, e soprattutto eccelleva nel ruolo di madre. Era competente per davvero e ne capiva di bambini, ne capiva eccome.

"Entra pure zia!", esclamò la scrittrice, alzandosi in piedi e accogliendo sua zia con la piccola che si muoveva tutta, scuotendo gambe e braccia.
"Da quanto non mangia?", le chiese sua zia.

"Appena sono arrivata in aeroporto ha mangiato insieme al suo fratellino."

"Sono passate almeno tre ore, hanno bisogno entrambi del seno, vado a prendere anche Davide?", domandò premurosamente sua zia.



Anna annuì e le sorrise, nel mentre prendeva Clarissa avvicinandola al seno.

La gemella prese tra la boccuccia il capezzolo e iniziò a succhiare con avidità; beh, era realmente affamata.

"Credo che abbiano rigurgitato entrambi appena svegli, prima", dichiarò l'attore, aprendo il passeggino e posizionandolo all'interno della stanza.
"Si, Clarissa appena si è svegliata, e non mi ha sporcato!", esclamò ridendo contagiando anche Tom.

"Davide ha rigurgitato con mia madre prima", appurò, e Anna annuì scrutando la sua meravigliosa bambina.

Dopo poco sua zia entrò in cameretta con l'altro piccolo batuffolo, e lo posizionò in braccio alla madre in modo che potesse mangiare anche lui senza problemi accanto alla sua sorellina.

"Appena potete venite di là che cominciamo i festeggiamenti", affermò zia Anna, che prima di uscire riservò uno strano occhiolino all'inglese, ma la scrittrice sembrò non farci troppo caso.



La napoletana si concentrò sui suoi pargoletti e non smetteva di scrutarli un attimo.

"Tom", sussurrò.

L'attore si voltò immediatamente.


"Cosa?", le fece.

"Ci credi? Non riesco a realizzare, sono passati quattro mesi e ancora non riesco a comprendere che tutto sia reale", raccontò, carezzando con entrambi i pollici le braccia dei suoi figli.
"Fatico a realizzare anch'io amore, ma ogni volta sento qualcosa dentro lo stomaco, un'emozione forte e sento che è così reale che quasi mi brucia la pelle, come se fossi rimasto sotto al sole per ore e avessi preso una grande scottatura, solo che è infinita e invisibile."



Anna osservò il suo uomo negli occhi e i suoi di occhi le si fecero lucidi in quattro e quattr'otto.

"Non ho mai amato nessuno come amo te e come amo loro, credo che sia scontato", una lacrima le rigò il viso e Tom la rimosse cautamente col pollice.
"Scontato non lo è, non lo è", replicò l'attore dandole un bacio sulla guancia.

Il suo sguardo calò verso il basso, ove i suoi figlioletti stavano divorando con fame il latte della loro mamma e Tom non potè che ritenersi l'uomo più fortunato sulla faccia della terra.



"Sei mio per davvero?", chiese d'improvviso Anna, come per accettarsi che quel ben di Dio fosse suo realmente.



Erano passati gli anni, ma Tom non era cambiato di una virgola, era sempre bellissimo, sempre perfetto, mai un capello fuori posto. Aveva la faccia d'angelo e pulita, ma soprattutto ancora sembrava un ventenne e non un uomo prossimo ai trenta.

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