Puzza asfissiante di medicinali, suoni meccanici e tubi ovunque.
Anna comprese di trovarsi in ospedale, ma non riusciva a ricordare bene tutto quello ch'era successo dopo Claudio, o meglio, ricordava, ma fino ad un certo punto, poi aveva letteralmente rimosso qualche pezzo. Forse proprio perché aveva perso i sensi, sfinita.
Aprì gli occhi lentamente, e prontamente si sentì afferrare per una mano.
"Tesoro", si sentì chiamare.
Era frastornata, confusa: si sentiva spaesata e un'ansia le premeva lo stomaco, ma non riusciva a capire il perché.
"Tesoro, sei sveglia? Mi senti?"
Stavolta non aveva dubbi: quella voce apparteneva a suo padre, Antonio.
"P-papà!", esclamò con voce fioca.
"Si, si sono papà! Vado a chiamare i medici, dico che ti sei svegliata, torno su-"
Antonio non terminò la frase, perché Anna l'afferrò per il braccio talmente forte che quel gesto avventato lo sorprese a tal punto da fermarsi sul posto all'istante.
"Aspetta, ci sei solo tu?", gli chiese, provando a mettere a fuoco la figura del suo adorato papà, ma le luci bianche dell'ospedale erano talmente forti che non riuscì nell'intento.
"No, fuori ci sono tutti! Tom, tua madre, i tuoi cugini, la famiglia Holland al completo, e i tuoi amici", le rispose abbozzando un sorriso che Anna non riuscì a vedere.
"Viky ed Angelica sono qui?", glielo domandò con così tanta adrenalina che fece commuovere Antonio in quattro e quattr'otto.
L'emozione era forte, aveva rischiato di perdere sua figlia e anche i suoi nipoti, aveva rischiato di perderli per sempre, e la paura aleggiava ancora troppo forte nel suo cuore, mista ad un senso di gioia nel rivederla sana e salva, e tristezza, perché la vita, in un modo o nell'altro, era stata comunque crudele con sua figlia. Non aveva però, il coraggio di dirgli quello che le andava detto, quello che meritava di sapere. Ma lo avrebbe fatto Tom, il suo compagno, colui che l'avrebbe acquietata, non era di certo suo il compito. L'importante per lui, in quel momento, era vederla aprire gli occhi, stare bene e continuare a vivere.
Per Antonio, sua figlia era più importante di qualsiasi altra persona al mondo, perfino di sé stesso.
"Sono qui fuori, non ti avrebbero mai lasciata da sola. Vado a chiamare i medici adesso tesoro", ripetette suo padre, con tono calmo e confortante.
"Fai entrare Tom, ti prego, devo vedere Tom", brontolò, intanto che pian piano la vista diventava leggermente più chiara.
"Tranquilla, entrerà dopo", le disse Antonio, prima di chinarsi su di lei e baciarle la fronte.
A passo svelto uscì dalla stanza, ed Anna poté udire un: "Si è svegliata!", e subito dopo un boato di voci entusiaste.
Volse il suo sguardo verso la porta lasciata socchiusa da suo padre, e attese che qualcuno si facesse avanti.
L'unico che in quel momento desiderava vedere più di tutti era però Tom; colui che aveva pensato durante tutto le ore di prigionia e colui a cui si era aggrappata per restare attenta e sveglia.
Non passò molto tempo quando vide entrare un medico senza nessun altro al seguito però.
"Signorina De Blasi, sono il dottor James, come si sente?", le domandò avvicinandosi a lei con una cartellina tra le mani.
"Salve dottor James, bene, credo... ho gli occhi che mi fanno male e sento un po' di stanchezza per tutto il corpo."
"È normale, si è appena svegliata dopo un giorno e mezzo, ed ha ancora un po' di morfina in corpo, deve risvegliarsi ancora completamente e vedrà che poi starà bene."
Il dottore prese a scrivere qualcosa su quella cartellina, e Anna alzò un sopracciglio, turbata.
"Ma io non posso prendere morfina, io sono incinta! Lo vede il panc-"
Si bloccò tutto d'un tratto.
Il pancione non c'era più; perché non c'era più?
Un attacco di ansia e panico l'avvolsero, e il cuore le uscì fuori dal petto.
Cominciò ad agitarsi e i valori sullo schermo cominciarono ad essere sballati.
Il dottor James chiamò alcuni colleghi per aiutarla a mantenere la calma, e Tom entrò immediatamente nella stanza nonostante non potesse farlo.
"Signor Holland, la prego gentilmente di aspettare fuori", lo richiamò il medico.
"No, la mia fidanzata ha bisogno di me, per favore, mi faccia restare", lo implorò quasi l'attore, perché lui sapeva come prenderla, e avevano bisogno del suo aiuto, non vi erano dubbi.
Il dottor James portò entrambe le mani a sostenersi i fianchi, e dopo un breve tentennamento, annuì, permettendo all'inglese di poter restare al fianco della sua donna.
Appena Tom afferrò la mano di Anna, iniziò a piangere, e insieme a lui anche lei.
"Tom dove sono i bambini?"
La scrittrice tremava, aveva le cascate del Niagara al posto degli occhi e il cuore batteva così tanto che sembrava essersi volatizzato.
"Amore ascoltami, sei stata forte, molto forte, e quello che è successo non è colpa tua, d'accordo?", le disse, rimuovendo con una mano le lacrime che imperterrite scorrevano lungo il viso.
Voleva farsi forza, per lei.
"Cosa è successo ai nostri figli?", domandò e provò seriamente a mantenere la calma, ma l'attore non rispose, deglutì semplicemente, e a quel punto, Anna perse totalmente le staffe.
"TOM, DOVE SONO I NOSTRI FIGLI?", sbraitò, ed urlò così forte da smuovere letteralmente l'intero ospedale.
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Stringimi Ovunque
FanfictionSEQUEL DI RITROVAMI A CORTINA | La storia d'amore fra Anna e Tom sembrava procedere splendidamente, ma un segreto e un fantasma torneranno minacciosi a ostacolare la loro felicità che sembrava ormai essere invalicabile e intoccabile. La battaglia tr...