3 • Verità a suon di musica

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Quella mattina il suono rumoroso della sveglia fece prendere un forte colpo a Tom ed Anna che stavano dormendo beati, ma soprattutto, abbracciati.

Era un caldo mercoledì di fine luglio, e i due, insieme ad Harry e Tuwaine, sarebbero dovuti partire per Barcellona; era un semplice viaggio di piacere poiché andavano a trovare i loro amici, ma ci sarebbero rimasti poco a causa degli impegni dell'attore; fin troppo fitti per rimanere lì a lungo. Sarebbero infatti partiti quella mattina e sarebbero tornati il pomeriggio del giorno dopo.

Erano passate quasi due settimane, ed Anna non aveva detto mezza parola al suo compagno per quanto riguardava il suo stato interessante. Aveva lasciato cadere l'argomento e mai più aveva trovato il coraggio di confessargli la verità. Non sapeva quando l'avrebbe fatto, sapeva solo che più tempo passava, e più la situazione poteva peggiorare, poiché il pancione prima o poi sarebbe cresciuto. Ma non voleva pensarci, non in quel momento.


Si stiracchiò, scostandosi di poco dal suo fidanzato, e dopo un piccolo sbadiglio, rimase a fissarlo come se non ci fosse un domani.

Tom si lasciò scappare un piccolo sorriso, ed Anna lo notò subito, mettendo su un'espressione perplessa.

"Sento i tuoi occhi addosso", mormorò l'attore.

Lei trattenne un sorriso e si mordicchiò le labbra.



"Se vuoi la smetto subito", lo provocò.



Tom riaprì gli occhi in quattro e quattr'otto, afferrandole un braccio.



"Non osare alzarti, perché non ho alcuna intenzione di farti andare via di qui adesso", le disse, avvicinandosi di poco al suo viso.

"Abbiamo un aereo, dobbiamo alzarci ora se vogliamo arrivare in tempo e non perdere il volo", ridacchiò, carezzandogli il viso.

"Sai che ti dico?", le domandò l'attore alzando di poco la testa per poterla guardare meglio.
"Cosa?", gli rispose Anna mantenendo il contatto visivo.
"Che non me ne frega un cazzo del volo! Ora voglio solo averti sotto di me, e baciarti fino a perdere il fiato", sussurrò quasi l'ultima frase, andando poi a fiondarsi su quelle labbra carnose, invitanti e solamente sue.

Anna si lasciò andare al bacio, circondandogli il collo con le braccia.

Era uno di quei momenti che amava da morire, quando Tom non voleva altro che lei, e il mondo andava direttamente in stand-by.

Però, nonostante anche lei non volesse altro in quell'istante, non potevano continuare; avevano comunque un volo da prendere.

"Tom", provò a chiamarlo.

Ma l'attore non aveva proprio intenzione di mandare a brandelli il suo piano.

"Shh", le fece, riprendendo a baciarla.

Anna sorrise tra le sue labbra, e per allontanarlo di poco affinché potesse ascoltarla, gli mordicchiò il labbro inferiore, ferendolo di poco.

L'attore di scatto si spostò accusando subito il dolore.

"Ahi! Ma sei matta?", sbottò.
"Dobbiamo vestirci, prendere le ultime cose e andare!", esclamò, tentando di alzarsi, ma senza successo, perché Tom la teneva saldamente ancorata al letto.

Quest'ultimo sbuffò rumorosamente.

"Non facciamo l'amore da giorni! È un supplizio starti vicino e non poterti avere! C'è qualcosa che non va?", le chiese infine, guardandola diritto negli occhi.

Beh, aveva un segreto che nascondeva da settimane, e non aveva la minima idea di come poteva gestire la cosa con il passare del tempo. Era un motivo più che valido per stare in pensiero, e per il fatto che non aveva la testa per lasciarsi andare e fare l'amore con il suo compagno.



Anna scosse immediatamente la testa, e prese le sue adorabili guance tra le mani.



"Amore no, ho avuto mille cose da fare con i libri in questi giorni, ed ero sempre stanca; mi dispiace di non essermi concessa a te, ma non pensare che io non abbia voglia di te! Come potrei mai?", gli rispose, piegando le labbra in un sorriso che Tom trovò totalmente adorabile.
"Ed io ho voglia di te adesso! Non lo senti?"



Eccome se lo sentiva; l'eccitazione di Tom spingeva contro la sua coscia e questa cosa la mandava completamente in visibilio.



"Ti voglio così tanto amore, ho bisogno di stare con te. Non posso partire se non mi dimostri che anche tu mi vuoi", continuò l'attore, imbronciando le labbra.

"Ma io ti voglio amore, non è questo", affermò mettendogli una mano tra i capelli. 

"Allora lasciati andare e vedrai che l'aereo non lo perdiamo", asserì Tom, bagnandosi le labbra con la lingua.

Tutte le sue certezze e sicurezze caddero in un attimo sotto quel gesto che aveva acceso in lei un profondo desiderio: infondo, era pur sempre il suo uomo, e fisicamente mancava tanto anche a lei. E poi, lui sapeva benissimo come provocarla e convincerla ogni santa volta.

Anna, allora, annuì, e si fiondò immediatamente sulle labbra del suo fidanzato, facendo scontrare subito la sua lingua con quella di lui, beandosi di quel contatto profondamente passionale e d'amore.

Dopo essersi concentrato per lungo tempo sulle labbra di lei, Tom scese a baciarle la mandibola e il collo, fino a scendere sempre più giù sino ai seni.

Il fatto che Anna indossasse una camicia da notte blu di raso con solo gli slip al di sotto, rendeva la cosa molto più interessante, e Tom aveva un via libera assoluto su quel corpo da lui tanto amato.

Con una mano andò a scoprirle i seni, e si gettò a capofitto su di essi, baciandone ogni centimetro.

Anna si rilassò sotto le sue premure, e niente volle fare, se non spegnere la mente, completamente.

Quel momento voleva goderselo appieno, senza ulteriori film mentali che le rovinassero quell'istante voluttuoso e tanto bramato da settimane.

Tom, con uno scatto rapido, le rimosse la camicia da notte, e scese a baciarle la pancia, senza soffermarsi poi molto, sino a raggiungere gli slip.



Per un attimo alzò lo sguardo, incontrando gli occhi della donna che amava, e dopo un accenno di sorriso, cominciò a baciare quella parte proibita a cui solo ed unicamente lui poteva accedervi. Dapprima baciò da sopra gli slip, e successivamente, glieli tirò giù, avventandosi sulla femminilità di Anna.



Quest'ultima si beò di quelle attenzioni tanto desiderate ma anche tanto volutamente allontanate, a causa della sua situazione.



Doveva ammettere che però, per quanto cercava di allontanarle, quelle attenzioni le erano mancate come l'aria, e Tom ci sapeva proprio fare, non c'erano dubbi.



"Ti voglio così tanto", mormorò d'improvviso Anna, carezzando la testa del proprio uomo.



Tom alzò di poco la testa e, dopo un rapido sguardo alla sua lei, riprese a leccare ancora più avidamente e voracemente.



Anna pensò di essere quasi arrivata in paradiso, e senza voler arrivare già oltre, lo afferrò per le guance, facendolo risalire immediatamente, per poi appropriarsi di quelle labbra sottili e orgogliosamente sue.

Si stuzzicarono per un po', unendo ai baci anche dei morsi, che sapevano solo di voglia incontrollata che avevo l'uno dell'altro.

"Mi fai impazzire, tu lo sai", affermò l'attore mentre prese a succhiare il labbro inferiore di lei.
"È una cosa totalmente reciproca amore mio", gli rispose, riprendendo a baciarlo.

Dopo poco, fu Anna a ritrovarsi sopra di lui, andando a sbarazzarsi velocemente dei suoi boxer, e iniziando a baciare l'erezione dell'attore in tutta la sua lunghezza; successivamente cominciò a fare su e giù, facendolo entrare ed uscire dalla sua bocca.

Tom spinse la testa all'indietro, totalmente in beatitudine, e fuoruscirono dalla sua bocca dei piccoli lamenti, che fecero solamente soddisfare Anna, poiché significava solo una cosa: stava svolgendo molto bene il suo lavoro.

"Ora smettila subito perché devo farti mia seduta stante", asserì l'attore, ritornando a prendere il controllo e adagiandosi cautamente sopra di lei.

Si guardarono per l'ennesima volta, creando quel contatto di unicità e complicità, e nello stesso istante, Tom entrò in lei.



Anna si aggrappò dapprima alle lenzuola, e poi preferì stringere il suo uomo tra le sue braccia, accompagnandolo passionalmente nei movimenti.



"Dio!", esclamò Tom, ormai estasiato e finalmente completo.



Erano giorni che aveva voglia di lei, e finalmente, questa voglia era stata attutita. 

Anche Anna cominciò a gemere senza ritegno alcuno, per poi nascondere i lamenti di piacere nella bocca dell'attore.



Ogniqualvolta i due si univano e formavano un corpo solo, era sempre come tornare a farlo per la prima volta, se non con una differenza: l'amore sempre più forte che provavano entrambi, e che cresceva a dismisura giorno dopo giorno.



Le spinte man mano aumentavano sempre di più, ed Anna era già quasi al limite. Tom, invece, sospirava e passava a baciare il collo, il mento e la bocca di lei in continuazione, ormai in balia di lei e sconnesso definitivamente dal mondo reale.



D'improvviso, proprio quando l'attore era quasi vicino a raggiungere l'apice, la porta della loro stanza venne bruscamente aperta, facendoli malamente sussultare.



"Ragazzi, cazzo! È tardiss-", Harry Holland era rimasto sulla porta, come fulminato, con gli occhi spalancati e la bocca schiusa per la scena che gli si parò davanti. 

"Harry! Cazzo, cazzo, cazzo!", esclamò l'attore, abbracciando rapidamente la sua donna affinché suo fratello minore non la vedesse così come mamma l'aveva fatta, "ma cosa ci fai qui? Perché cazzo sei qui?! Come sei entrato?", gli domandò, scosso e anche leggermente arrabbiato, o meglio, frustrato.

"I-io sono, cioè, è t-tardi e voi... oh Gesù, ma avevate altro tempo per fare queste cose, come ad esempio ieri sera! Perché proprio ora che rischiamo di perdere l'aereo?! Siete due imbecilli che non sanno tenere le mani a posto!", ribatté il riccio, sbuffando e portandosi le mani ai capelli, ancora allibito per ciò che aveva, suo malgrado, appena visto.

"Invece di offendere, fatti gli affari tuoi!", urlò Anna, puntandogli contro un dito, "ancora non hai spiegato perché diavolo sei qui!", continuò.



Harry scosse la testa e, portando le braccia al petto, sbuffò per l'ennesima volta.



"Ho le chiavi!", rispose, afferrandole dal retro dei suoi jeans e mostrandole ai due facendole tintinnare. 



Tom sospirò contrariato e arrendevole, mentre Anna preferì semplicemente gettare la testa all'interno del cuscino, anche se aveva capacità limitate, poiché l'attore la stringeva talmente forte da farle mancare il respiro.



"Quelle sono di mamma e papà per le emergenze!", replicò l'attore, furioso.



In quel momento avrebbe voluto dolcemente strozzare suo fratello.



"Beh, questa è un'emergenza! State facendo tardi, e c'è anche Tuwaine al piano di sotto", spiegò indicando le scale.

"Avevamo quasi finito, porca puttana!", borbottò Tom, deglutendo un boccone fin troppo amaro.
"Che cavolo ne potevo sapere io, scusa?", fece il gemello, alzando le mani a mezz'aria.

"Appunto! Potevi chiamare, mandare un messaggio, qualsiasi altra cosa! Ma non venire qui senza avvisare!", asserì l'attore, stufo. 

"Okay, d'accordo, ho sbagliato, mi dispiace! Ora potreste gentilmente vestirvi e scendere?", domandò loro con un sorriso da furbetto da prendere a schiaffi.

"Non ci credo nemmeno un po' a queste scuse, ma ora fila via", gli rispose Anna.

"No sono sincere! Mi sarei volentieri risparmiato questo spettacolo, ed ho imparato che la prossima volta sarà meglio chiamarvi che venire qui direttamente. Anche se avrei dovuto aspettarmelo da voi due! Anzi, ma dico io, non ho imparato niente dalla quarantena?"



Harry sembrò essersi isolato, e cominciò a ragionare da solo a voce alta, come uno stolto, mentre i due, ancora abbracciati, lo scrutarono curiosi.



"Non potevi fartele prima queste domande?", gli chiese Tom, riportando il gemello tra i vivi.

"No, ho agito senza pensare. Ora basta, vi lascio! Però vi voglio giù tra pochi minuti, per favore!", li implorò il riccio, per poi chiudersi la porta alle spalle e tornare da dov'era venuto, o quasi. 



Tom sbuffò affranto e allentò la presa sulla sua donna, lasciandola finalmente libera di muoversi. Anche Anna era abbastanza provata dalla situazione; di certo interrompere un momento così intimo e piacevole era davvero sconfortante. 



Anna si girò a guardare l'attore che, con uno sguardo perso, fissava il pavimento della loro camera da letto.



"Amore, ehi!", lo chiamò, posandogli una mano sulla spalla. 



Tom le sorrise e si gettò a capofitto tra le sue braccia, dandole teneri bacetti affettuosi sulla clavicola.

Anna gli sorrise divertita.



"Hai bisogno di coccole?", gli domandò baciandogli il capo. 

"Anche, ma avevo bisogno di venire amore", affermò, unendo la sua fronte con quella di lei.

"Io ho un modo veloce però per farti venire", gli propose, mettendo su uno sguardo malizioso.
"Adoro quello sguardo, e so cosa vuoi fare", le rispose, distanziandosi di poco da lei.



Senza dire nemmeno una parola, Anna afferrò il membro dell'attore e cominciò a fare su e giù lentamente; l'erezione non tardò ad arrivare nuovamente, e a quel punto, preferì sostituire le mani con la bocca, baciandolo e succhiandolo con tutta la passione che aveva in corpo e dandogli tutte le attenzioni che meritava. Tom arrivò quasi velocemente, tra ansimi e sospiri di piacere, ed Anna, a quel punto, poté ingoiare tutto sotto lo sguardo soddisfatto del suo ragazzo.

"Mi fai ammattire sempre peggio", mormorò l'attore, intanto che il suo respiro man mano si regolarizzava. 

"Ora però facciamo presto, o ad Harry verrà una sincope", rise Anna rimettendosi in piedi.

"Si: abbiamo comunque una questione in sospeso", dichiarò Tom mordicchiandosi il labbro inferiore.

"E cioè?", gli domandò lei, allacciandosi il reggiseno in fretta e furia.

"Non abbiamo fatto l'amore come dico io, ed ho bisogno di farti mia, quindi, questo momento è solo rimandato."
Anna alzò gli occhi per guardarlo in viso, e dolcemente gli sorrise.


"Presto amore, presto staremo insieme tranquillamente", lo rassicurò, correndo a baciargli le labbra, a stampo. 



Tom, finalmente soddisfatto, potè cominciare a vestirsi, intanto che Anna rimetteva un po' in sesto la camera: odiava il disordine, era una maniaca del controllo. Doveva però darsi una mossa, altrimenti sul serio avrebbero perso definitivamente il volo.



"Hai preso tutto?", le chiese Tom, girandosi frettolosamente intorno per essere sicuro di aver presto tutto il necessario

.
"Si, le valigie le preparo da due giorni e le cose essenziali le ho prese ieri sera", gli rispose Anna, oltrepassandolo e iniziando a scendere le scale in quattro e quattr'otto.



Se l'avesse vista Harrison, l'avrebbe presa a pesci in faccia, dicendole che doveva fare piano poiché era incinta e portava in grembo due bambini, ma nessuno dei presenti era a conoscenza della cosa, quindi Anna potè scendere le scale senza essere ripresa per la sua troppa "spensieratezza".



"Oh, finalmente!", esclamò Harry, rizzando in piedi e alzando le braccia a mezz'aria.

Anna lo scrutò ancora inviperita per quanto successo un quarto d'ora prima.


"Tu devi lasciare quelle chiavi ai tuoi genitori", asserì scuotendo la testa.

"Dai, mi dispiace! Non capiterà più lo giuro! Però ora andiamo, vi prego, è tardi", si lamentò il riccio, e per quanto fosse assillante, aveva assolutamente ragione.



Quando anche Tom raggiunse il piano di sotto e afferrò la sua borsa e le due valigie di Anna, poterono finalmente uscire di casa e chiudersi dietro la porta. 



"Le chiavi di mamma e papà le lascio sotto lo zerbino, ho inviato un messaggio nel gruppo whatsapp di famiglia dicendoglielo", affermò il gemello, eccitato per questo viaggio a Barcellona.
"Bene, avete chiamato un taxi?", domandò l'attore, nel mentre trascinava le valigie con sé, e lo rallentavano abbastanza.

"Si, ci sta aspettando da mezz'ora ormai", rispose Tuwaine con un mezzo sorriso.



Il gemello, che camminava davanti accanto a quest'ultimo, si girò a guardare suo fratello e alzò un sopracciglio.



"Ma precisamente, tutte quelle valigie perché?", gli domandò, curioso.

"È una domanda che devi fare ad Anna, non a me. Non conosco il motivo del perché deve portarsi casa dietro per due soli giorni", sospirò Tom alzando le spalle. 

"Ma un quarto di affari vostri?", ribatté Anna, "possono succedere tante cose in un viaggio, ed io sono preparata ad ogni eventuale scenario, ora saliamo in macchina e basta domande", concluse, sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

"Prenditi qualcosa sorella mia perché sei troppo tesa e nervosa, ed io non ti sopporto", le disse Harry, agitando una mano difronte a lei con noncuranza.
"Tu mi stai stressando stamattina, fai silenzio!", esclamò lei, chiudendo la mano destra in un pugno.

"Va bene bambini, possiamo non litigare?", s'intromise Tuwaine, alzando una mano tra i due, come chiaro segnale di stop.



Anna ed Harry si scrutarono solo una volta e poi, entrambi in silenzio, lasciarono cadere l'argomento e salirono in macchina, concentrandosi entrambi sui rispettivi finestrini; Tom era invece al centro e Tuwaine davanti, intanto che il tassista posizionava i bagagli all'interno dell'auto.



Il viaggio fino all'aeroporto durò un'ora, e il check-in lo avevano già fatto online, quindi presero immediatamente posto in aereo, e trascorsero quelle che ore e mezza tra l'ascoltare musica e il riposo più totale.

Una volta arrivati a destinazione, nella bellissima Barcellona, ad aspettarli c'era Tatiana, che li accolse calorosamente con un abbraccio. 



"Mi sei mancata da morire brutta!", esclamò l'attore abbracciando la sua amica.



Quei due davvero si volevano un bene incredibile, parlavano ogni giorno ed erano inseparabili. Si può dire che Tatiana era diventata a tutti gli effetti la migliore amica di Tom, così come Harrison lo era per Anna.



"Anche tu mi sei mancato tanto elfo!", ribatté la spagnola. 

"Come stai?", le domandò Anna.

"Tutt'okay! Voi come state?" 

"Va tutto bene anche a noi", rispose Harry per tutti.



Insieme si diressero verso la macchina della spagnola e saltarono su dopo aver sistemato i bagagli. 



"C'è traffico?", le chiese Tuwaine.

"No, non è molto trafficata la strada oggi, e poi non ci metteremo chissà quanto per arrivare; casa dista solo venti minuti scarsi dall'aeroporto", spiegò Tatiana intenta a guidare, con gli occhi concentrati sulla strada. 

"Oh grazie a Dio! Non potevo sopportare ore di fila nel traffico! Mi spazientisce troppo", terminò il gigante lasciandosi andare contro il sedile posteriore sinistro. 



Il viaggio fu davvero breve: parlarono del più e del meno nel frattempo, ma l'argomento principale era sempre e solo il progetto di Tom, anche perché non c'erano altre novità; o meglio, c'erano, ma nessuno dei presenti era a conoscenza dei gemelli in arrivo. 



Quando Tatiana parcheggiò nella sua immensa villa, Anna vide uscire Angelica con in braccio la piccola Marie, e poco più dietro di lei Viky, ma era senza Christian. 



"Non ci credo che sei qui, finalmente!", esclamò la bionda andandole in contro. 

"Eccomi qui invece sorella!", sorrise, "e tu, piccola della zia, come stai?", diede una tenera e leggiadra carezza a Marie, che le fece sciogliere il cuore appena le sorrise con un piccolo urletto al seguito. 

"È felice di rivedere la sua zia preferita", ribatté Angelica.

"Ehi! Sono io la sua zia preferita", s'intromise Viky che fino a quel momento era stata in silenzio.

Anna non disse nulla, le corse solo incontro, stringendola forte a sé.



Le sue amiche, le sue sorelle: le erano mancate da morire. Ogni volta era come tornare a vivere quando le aveva accanto, e spesso le mancavano i vecchi tempi, quando a Napoli si vedevano quasi ogni giorno e spettegolavano sul mondo intero. Eppure, inaspettatamente, quelle tre ragazze, grazie ad un viaggio che sognavano da tutta una vita, avevano trovato la propria fortuna. Erano felici, non vi era alcun dubbio, ma un po' di nostalgia dei vecchi tempi prendeva tutte e tre, com'era giusto che fosse. 



"Christian? Dov'è?", chiese Anna ad una Viky con gli occhi lucidi, emozionata per quanto stava avvenendo.



Infondo lei e Anna hanno da sempre avuto un rapporto particolare, erano cresciute insieme, erano legate parecchio; erano una l'anima dell'altra.



"Dorme, è nel carrozzino al fresco, in casa. Qui fuori fa un caldo bestiale, perché, infatti, non entriamo?", propose Viky indicando la porta con un dito, e tutti accettarono di buon grado, poiché il calore era realmente asfissiante.



Si salutarono tutti meglio all'interno, e poterono parlare e giocare con Marie tranquillamente.



La villa era stupenda: aveva tre piani. Il primo comprendeva l'esterno con giardino, piscina e parcheggio. C'era la cucina, la sala da pranzo, un bagno, una libreria e un salotto. Al secondo piano c'erano quattro camere e tre bagni, tra cui uno nella camera da letto di Viky e Angelica, e una cabina armadio. Al terzo ed ultimo piano, c'era una palestra, una sala giochi e infine, un piccolo ripostiglio. Insomma, quella villa era splendida, per davvero. 

Viky non viveva lì, ma aveva casa nella stessa strada, quindi le due amiche passavano quasi tutte le giornate insieme, e facevano giocare insieme i loro figli. 



"Ragazzi devo andare a lavoro, ci vediamo in serata, oggi ho tanto lavoro da sbrigare, a dopo!", salutò Tatiana velocemente tutti, per poi scappare nel suo studio di avvocato al centro di Barcellona.

"Giulio è a lavoro con Giorgio, invece?", domandò Tom rivolgendosi a Viky.

"Si, anche lui tornerà in tarda serata", gli rispose con un sorriso.

"E Mario? Pensavo fosse qui con voi", fece Anna, guardandosi intorno, come se tutto ad un tratto potesse sbucare suo cugino da sotto una sedia o da sotto il tavolo.

"Mario sta aiutando Giorgio al ristorante, lo sai com'è fatto tuo cugino, quando è innamorato acconsente ad ogni richiesta, e poi sembra che gli piaccia proprio aiutare lì, soprattutto se si tratta di aiutare il suo fidanzato", rise Angelica, contagiando anche lei.

"Si è così, lo hai descritto proprio bene", affermò, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.



I ragazzi, dopo aver chiacchierato ancora, pranzarono tutti insieme con un bel piatto di paella, mentre Marie, che aveva già mangiato, giocava tranquilla nel suo seggiolone con le costruzioni di gomma. Tutto proseguì in scioltezza, sino a quando non udirono qualcuno piangere: Christian si era appena svegliato.



"Eccolo il mio bambino, è l'ora della pappa anche per lui", dichiarò Viky, balzando in salotto per prendere il piccolo che fino a pochi minuti prima stava dormendo beato e nella più totale pace. 



Quando tornò in sala da pranzo tutte le attenzioni furono riservate al dolce Christian che smaniava con la sua linguetta e le sue manine.



"È di una dolcezza incredibile!", affermò Anna con gli occhi lucidi.



Si, si era commossa. E non era stato casuale, perché il suo pensiero ricorse ai sue due gemelli che tra otto mesi avrebbe dato alla luce, e si vide al posto della sua migliore amica, con in braccio i sue due angioletti; ma ancora, Tom ne era all'oscuro, e la cosa la tormentava parecchio. 

Neanche le sue amiche sapevano tutta la verità: aspettava due gemelli e loro non ne avevano la più pallida idea, ma le avrebbe informate molto presto.



"Hai gli ormoni impazziti eh?", le fece Angelica rivolgendole un occhiolino di complicità.

"Nah, non ho gli ormoni impazziti che dici", rise nervosamente, e si controllò perché non poteva permettere al panico di dargliela vinta.

"Ultimamente piange per tutto", confessò Tom, "l'altra sera mi è caduto dalle mani uno dei peluche che le ho regalato negli anni, e lei... ha pianto. Ancora non ne ho compreso il motivo, penso fosse in pre-ciclo."



Ad Anna si tinsero le guance di un rosso vivido, e diede un piccolo scappellotto all'attore del suo cuore, che la stava infilando in una situazione d'imbarazzo, in cui non voleva affatto cadere.



"Ero solamente un po' stanca!", precisò dunque, incrociando le braccia al petto.

"Sarà la vecchiaia che sta iniziando a farsi sentire sorellina", la prese in giro Harry, ricevendo però così un'occhiataccia di sfida da parte di sua cognata. 

"Tu sei proprio uno stronzo!", esclamò allora.

"Ehi, okay, calmiamoci con le parole, c'è Marie che sta giocando, non voglio che senta parolacce", li rimproverò la bionda.

"Ma ha solo un anno e mezzo, cosa vuoi che capisca", replicò il riccio.

"Beh, evitiamo."



Il gemello fece un'alzata di spalle non condividendo ciò che aveva appena udito, mentre Anna si scusò senza emettere alcun suono dopo.

Le attenzioni furono nuovamente sul piccolo Christian che aveva una fame da lupi, e si era attaccato al seno della sua mamma con forza.



In seguito, Tuwaine si mise a giocare con la tenera Marie che gli lanciava contro le costruzioni e rideva come una matta, mentre Harry e Tom stavano letteralmente morendo per i sorrisi e i vocalizzi di Christian.



"Ma diventi così stupido quando si tratta di bambini, Harry?", lo prese in giro Anna stavolta.



Il riccio in tutta risposta gli fece una linguaccia, e lei sorrise pensando che, anche se a volte avrebbe voluto amorevolmente rompergli la testa, gli voleva un bene incredibile, ed era una delle poche persone di cui si fidava ciecamente.

Successivamente, nel pomeriggio, dopo essersi dati tutti una rapida rinfrescata, decisero di passeggiare un po' per Barcellona, visitando dapprima la Sagrada Familia, in seguito la cattedrale e il museo Picasso. Infine passeggiarono per la Rambla, rimanendone affascinati; Anna fece caso a quanto si somigliassero la città in cui era adesso e la città in cui è nata e cresciuta. Napoli e Barcellona si somigliavano, soprattutto per la gente che la popolava, ed era per questo che Viky ed Angelica si sentivano come a casa ogni volta. Londra, invece, era differente, Anna si era dovuta adattare ad altre abitudini, e soprattutto aveva dovuto imparare a vivere con un cielo quasi sempre grigio, poiché il sole a Londra era cosa davvero rara.

Tornarono a casa stanchi, ma almeno i bambini si erano entrambi addormentati e si poteva godere di un po' di tranquillità. 



Tom, Harry e Tuwaine decisero di andare a riposare, mentre le tre amiche presero posto in salotto e iniziarono a chiacchierare, un po' come ai vecchi tempi. 



"Tatiana sta tornando sempre stressata da lavoro", confessò la bionda, "spero che stasera, poiché ci siete voi, sia un po' più serena. Questo caso le sta portando via l'aria, Marie la vede poco e ci passa solo un po' di tempo insieme quando torna da lavoro, e spesso torna anche tardi, mentre dorme."



Tatiana era un avvocato affermato ormai, e i casi di cui si occupava erano quasi sempre casi importanti, con un peso importante. Era piena di responsabilità, purtroppo Angelica doveva conviverci, e lo faceva, si, ma ovviamente era asfissiante il più delle volte. Fortunatamente aveva Viky con lei, altrimenti si sarebbe ritrovata sola per quasi tutto il tempo, con una bambina piccola da dover gestire.



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