Guardo la scatola della pizza appena consegnata e mi si rivolta lo stomaco, è il mio piatto preferito ma questa è una serata di merda e anche il miglior cibo del mondo mi disgusterebbe. Scuoto la testa ancora incredula per quello che è accaduto nel dopo partita. Sono stata dall'inizio sulla difensiva e da una domanda che poteva essere anche innocente, addirittura idiota, sono saltata ad assurde conclusioni e l'ho accusato ancor prima che fosse in grado di formulare una frase di senso compiuto. Scuoto la testa, e mio padre? Senza assicurarsi di chi avesse ragione o torto tra di noi, si è schierato dalla sua parte fulminandomi con lo sguardo.Prendo il telefono e chiamo l'unica persona che so, in qualche modo, potrà capirmi, mia madre.
«Amore mio.» Risponde subito.
«Ciao mamma» dico sottovoce intrecciando le dita della mano destra mentre sono raggomitolata sul divano.
«Dimmi, problemi?» Sento abbassarsi lentamente il volume del televisore.
«Niente» rispondo poco convinta mentre mi scende una lacrima. «Ho fatto un casino a lavoro con Rudy, papà, la squadra..»
«Ok e...»
«Ho fatto uscire fuori il peggio di me, lui non aveva detto niente di strano o da stronzo.»
«Lui chi, amore?»
«Rudy, mamma, mi ha chiesto se fossi Lenoir, se mi trovassi lì per un'intervista e io l'ho giudicato colpevole ancor prima di capire il senso della domanda.»
«È normale, tesoro. Dopo quello che è successo con tuo fratello, non ti fidi di lui. È plausibile.»
«Mamma, ho gettato fango addosso a Rudy e lui non credo meriti tutto il mio odio.»
Mia madre sussulta dall'altro capo del telefono. «Tesoro, il calcio è uno sport a cui hai giocato anche tu, sai benissimo come vanno le cose in quei novanta minuti. Sbaglio?».
Sospiro, ha sempre ragione. «No, ma ...»
«Nessun ma, se non capisci dentro di te cosa ti disturba, questi momenti di irragionevole pazzia, non avranno mai fine.»
«Io, non...» vengo nuovamente interrotta.
«E' il tuo lavoro, è quel Rudy, è papà? Potrebbe essere il concentrato di tutto che riesce a farti esplodere?».
«Io cosa c'entro?», domanda mio padre, facendo irruzione nella conversazione.
«In questa famiglia avete il vizio del viva voce», protesto. «Oggi non sono stata il massimo della professionalità, concordo, anche se le urla da scaricatore di porto potevi evitarle. Ogni volta che cerco di intervistarti o chiederti un commento a caldo nel dopo partita, ti dai alla fuga. Faccio costantemente la figura dell'idiota, sono pur sempre una giornalista sportiva, svolgo il mio lavoro, sembra tu non lo capisca, o peggio ancora non lo accetti»
«Cazzo, Lenoir! Non mi faccio intervistare né da te, né da altri. Più coerente di così.» Bofonchia. «Sì, mi sta sul cazzo che ti guardano con la bava alla bocca. Sono sempre tuo padre »
«Papà?» chiedo non sentendo più la sua voce in sottofondo.
«È tornato nello studio.»
«Parlare con lui è veramente un'impresa ardua.» Sospiro.
Ride. «Lo dovresti conoscere.»
Sbuffo. «Conoscere sì, farci l'abitudine è un'altra cosa.»
La sua voce torna greve. «Io conosco te, Lenoir e non so bene cosa ti stia succedendo, ma so esattamente che non sei la stronza che pensi di essere. Testarda e oltremodo irascibile, certo.»
Sorrido annuendo.
«Ma adesso datti uno sguardo dentro, trova i tuoi obiettivi, fissali e non farteli portare via da nessuno.»
«Lo farò.»
«E mi raccomando, dai una chance a questo... Come hai detto che si chiama?»
«Chi, Rudy?» chiedo. «Il compagno di Alessandro.»
«Sì, lui, giudicalo con le tue di orecchie e non con quelle di qualcun altro.»
«Ok, mamma, grazie.»
«Quando vuoi io sono qui, tesoro. Ti voglio bene.»
«Anch'io.»
Mi dirigo in camera per la mia routine serale, controllo il telefono un'ultima volta in cerca di qualcosa di inesistente, lo getto sul comodino e sprofondo sul letto. Il sonno non arriverà facilmente questa sera; gli occhi di Rudy fissi su di me nel momento esatto in cui sto per piangere mi appaiono ogni qualvolta provi ad addormentarmi.
Si preannuncia una lunga notte.
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Difetti di poco conto
ChickLitLenoir Il calcio è uno sport maschilista. È quello che diceva sempre mio padre, sostenendo che per quanto potessi essere brava o spingere il mio corpo oltre i limiti del possibile, mai e poi mai avrei destato interesse. Per tutta risposta, fin da pi...