Cerco di svegliare Lenoir con dei leggeri baci sul collo, per tutta risposta affonda il volto sul cuscino.«Mhmm» dice allungando la mano sul fianco per abbracciarmi. Non trovandomi apre gli occhi. «Dopo sei giorni in questa pace, ho paura di tornare a Milano.»
«Non volevo svegliarti ma è quasi mezzogiorno e visto che oggi il tempo lo permette volevo farti vedere il mio panorama preferito» mi alzo da sopra di lei, «dopo di te.»
Sorride allungando il suo bellissimo corpo per poi sedersi, leggermente scompigliata e completamente nuda. «Fame» dice dopo un sonoro sbadiglio.
«A questo proposito volevo dirti che ho fatto i pancake» dico sorridendo, è la prima volta che cucino qualcosa del genere, di solito uova, uova, toast e di nuovo uova. La varietà non è il mio forte. «Ho seguito una ricetta su internet, ma la connessione qua è uno schifo quindi la perfezione non è garantita.»
Annuisce mentre indossa l'accappatoio che la notte precedente aveva gettato a fianco del letto. «Immagino sia solo colpa della connessione» dice avvicinandosi alla penisola della cucina dove ho poggiato due piatti.
«A Buio piacciono» affermo fiero indicandolo a fianco dello sgabello in attesa della seconda porzione.
«Volevo ricordarti che Buio mangia i tacchi delle mie scarpe.» Si siede odorando i dischi lievemente bruciacchiati.
«Non giudicare solo dall'aspetto» dico sedendomi al suo fianco.
«Questo è sicuro, altrimenti non mi azzarderei neppure a toccarli.» Ride dopo avermi baciato.
Sono impaziente quando ne addenta un pezzo e ingoia serrando le labbra. Chiude perfino gli occhi per assaporarne appieno il gusto. «Allora, se riesci a escludere il sapore di bruciato, non ti rompi un dente con i grumi della farina e li riempi di sciroppo d'acero che in questo momento immagino tu non abbia in casa, potrebbero essere commestibili.» Poggia la forchetta scoppiando in una fragorosa risata. «Ma sei il migliore perché li hai fatti solo per me.»
Le sorrido mentre afferra la tazza del caffè e poggia le lunghissime gambe sulle mie chiedendo informazioni riguardo al posto in cui vorrei portarla.
«Andiamo a piedi o in auto?»
«In quel crinale è possibile arrivarci solo a piedi e mi sono informato l'altro ieri in paese che il lago è già ghiacciato, pertanto possiamo attraversarlo.»
Sgrana gli occhi. «Dobbiamo attraversare un lago ghiacciato?»
Annuisco, mentre lei entusiasta corre all'armadio, prende degli indumenti pesanti e corre in bagno. «Muoviti, non l'ho mai fatto prima e la cosa mi eccita da morire!» grida per sovrastare il rumore della doccia.
Dall'armadio lasciato aperto, prendo la tuta intera, un lupetto antracite e inizio a vestirmi quando esce dal bagno con indosso il completo da sci comprato nel negozietto del paese e scoppia in una risata. «Sono pronta per girare Vacanze di Natale '92.» Non posso che ridere con lei di quei pantaloni a scacchi rosa acceso e celeste e la giacca aderente in tinta. Ripensando a quanta polvere aveva la confezione in cui erano riposti, probabilmente, guardando l'etichetta, potremmo scoprire essere stati proprio confezionati in quell'anno.
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Difetti di poco conto
ChickLitLenoir Il calcio è uno sport maschilista. È quello che diceva sempre mio padre, sostenendo che per quanto potessi essere brava o spingere il mio corpo oltre i limiti del possibile, mai e poi mai avrei destato interesse. Per tutta risposta, fin da pi...