Second day.

311 19 1
                                    

Spalancai la porta di casa mia, uscendo per andare a scuola dopo aver salutato mia madre che intanto stava preparando allegramente qualche intruglio in cucina.
Indossavo dei jeans scuri, e sotto la giacca un maglione rosso. Faceva freddo lì, a Mullingar.
Arrivai a scuola dopo dieci minuti e subito mi catapultai all'interno dell'edificio.

Dopo le prime tre ore, come al solito andai a sistemare i libri che non mi servivano più nel mio armadietto, e come il giorno precedente, trovai un bigliettino che puntualmente cadde a terra. Mi morsi un labbro abbassandomi e lo raccolsi. Stessa carta. Lo aprii. Stessa calligrafia.

13/03/2015

I tuoi occhi, mia dolce Leah, potrei passare giorni, settimane, mesi e persino anni a guardarli, e mai mi stancherei. Sono la prima cosa che ho notato di te. Nei tuoi occhi sono racchiuse tutte le sfumature di verde esistenti. Sono più chiari quando c'è il sole, e più grigiastri quando è brutto tempo, ma in ogni caso, non ho mai visto occhi più belli.

-H.

Sorrisi istintivamente a quelle parole. Nessuno mi aveva mai fatto un complimento per i miei occhi, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Mi soffermai per un attimo sulla lettera H, pensando a quante 'H' tra nomi e cognomi conosco.
Mi guardai intorno e vidi Tamara correre incontro ad un ragazzo: Harry, il ricciolino più carino e dolce della scuola. Con quelle fossette, e gli occhi verdi, simili ai miei. Ma non sarebbe mai potuto essere lui, era davvero innamorato di Tamara. Sorrisi, facendo scorrere ancora il mio sguardo tra gli altri studenti. C'erano Harvey Stewart, capitano della squadra di football, Hansel Brown, un piccolo nerd. Arricciai le labbra, sentivo che nessuno di quei due poteva essere lui.


Poi mi ricordai di Calum e Luke, che facevano Hood e Hemmings di cognome. Iniziavano entrambi con l'H, ma Luke era il mio migliore amico, e Calum era gay dichiarato. Non avrebbero mai potuto essere loro. Sbuffai e ripiegai accuratamente il foglietto riponendolo come il giorno precedente nella mia borsa per poi dirigermi nell'aula in attesa dell'inizio della prossima lezione.

Dopo circa 40 minuti, qualcuno bussò alla porta della nostra aula e ne entrò un ragazzo. Alto, coi capelli biondi. Lo guardai per un po', lo conoscevo ma non riuscivo ad assimilare chi fosse. Lo vidi dire qualcosa alla professoressa, prima che salutasse la classe e uscisse. Corrugai la fronte: il fatto che non riuscissi a ricordare il suo nome mi dava sui nervi.
Al termine delle lezioni come ogni giorno mi diressi verso casa, quando Luke mi fermò.
"Leah! Sta sera ti va di venire a dormire da me?" mi domandò con un bel sorriso, il piercing spiccava sul suo labbro inferiore.
"Ciao anche a te, Lukey. Va bene, a sta sera" gli sorrisi abbracciandolo e lui ricambiò per poi correre nell'altra direzione. Anch'io ripresi a incamminarmi verso casa, impaziente di sapere se il mio anonimo mi avrebbe lasciato un'altra rosa. Percorsi la strada a passo sostenuto, guardando a terra attenta a dove mettevo i piedi. Calciai qualche sassolino dall'ansia che avevo in corpo, la quale sparì non appena mi ritrovai davanti casa mia. E, come previsto, una rosa era poggiata nello stesso punto del pomeriggio precedente; quella volta era una rosa bianca, candida come la neve. La raccolsi e la annusai, poi entrai in casa. Aggiunsi la rosa bianca a quella rossa nel vaso, e misi vicino il secondo bigliettino. Chissà quanto sarebbe durato tutto ciò.

Unknown [30 days] • njhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora