Twenty - sixth Day.

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Doppio aggiornamento!

Questo è uno dei miei capitoli preferiti che ho scritto, fatemi sapere che ne pensate.

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6/04/2015

Imparerò ad andare avanti, ma non chiedermi di dimenticarti. Sarebbe come chiedere ad un cieco di dipingere il cielo.

-H.

Forse era da stupidi piangere.Non c'era un motivo preciso. Piangevo per il nervoso, per quanto fosse ingiusto il fatto che lui stesse male e io non potessi fare niente. Lo si capiva, lo si capiva davvero. Trasmetteva tutto con qualche riga scritta su un pezzo di carta.

E mi ritrovai a terra, chiusa in uno dei bagni della scuola, a cercare di trattenere i singhiozzi. La vita era così ingiusta.
Sentii la porta aprirsi e mi zittii immediatamente.
"Leah?" era la voce di Luke. Sgranai gli occhi: era entrato nel bagno delle ragazze.
"Leah dove sei? Dimmelo per favore." Lo sentii aprire alcune cabine, e sapevo che presto sarebbe arrivato anche davanti alla mia. Mi portai le gambe al petto e fissai il pavimento, fino a quando le sue Vans mi si presentarono davanti agli occhi. Provò ad aprire, ma era chiusa a chiave.
"Leah, so che sei qui dentro. Apri." Mi ordinò. Sospirai.
"Non voglio, Luke. Vai via, sto bene" cercai di dire, ma la mia voce diceva tutt'altro.
"Stai piangendo. Dai piccola, sono il tuo migliore amico. Sai che puoi dirmi tutto!" decisi di alzarmi, e aprii la porta. Luke era lì davanti, mi guardava preoccupato.
"Cos'è successo?" mi chiese subito tirandomi in un abbraccio.

**

"Ciao Jennifer" salutai la ragazzina sorridendo appena. Lei ricambiò e mi baciò una guancia.
"A mercoledì prossimo!" disse uscendo dall'aula.
Sistemai anche le mie cose e misi la borsa sulla spalla.

Quando uscii, vidi il motorino di Luke con lui appoggiato ad esso.
"Che ci fai qua?" gli chiesi ridendo.
"Dai, ti faccio sorridere un po'" mi fece l'occhiolino porgendomi il casco che prontamente afferrai. Salii sullo scooter dietro di lui e partì.Dopo dieci minuti spense il motore.
Mi aveva portato alla "casa vecchia". Era una casa abbandonata, dove venivamo sempre da piccoli a giocare.
"Era da tanto che non ci venivo" dissi mentre camminavo intorno ad essa.
"Già" annuì, avvicinandosi alla scala che portava sul tetto. Salimmo e ci sedemmo con le gambe a penzoloni, osservando il paesaggio lì intorno.
"Stai un po' meglio?" mi chiese dolcemente. Annuii appena. Alla fine gli avevo raccontato tutto, o quasi. Gli avevo detto solo che trovavo dei bigliettini nell'armadietto da uno sconosciuto, escludendo tutta la storia delle rose. Ma in fondo avevo fatto bene: avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi.

Restammo in quel posto per un paio d'ore a parlare, poi mi riportò a casa.
"Grazie per oggi" gli baciai una guancia.
"Non devi ringraziarmi. Ci vediamo domani piccola Leah" sorrise salendo nuovamente sul suo motorino e partendo. Mi girai verso casa mia ed entrai.
Quanto gli voglio bene.

Unknown [30 days] • njhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora