11-Grey Eyes

18 5 0
                                    

Costellazione di Orione: Secondo la mitologia Greca Orione era un gigantesco cacciatore che incedeva in mezzo al mare con la spada fiammeggiante, così alto da toccare le stelle. Dopo la sua morte, ucciso da Artemide, trovò riposo in cielo insieme al suo cane Sirio.
Insieme all'Orsa Maggiore e ai Gemelli, Orione è la costellazione più antica che abbia guidato le rotte dei naviganti. La costellazione possiede due stelle di prima grandezza: "Betelgeuse" e Rigel

☄️

Nonostante stia spronando la cavalla ad aumentare sempre di più, il cavallo del principe è giovane e pieno di forze.
Lo sento galoppare poco lontano da me, e sento il suo sguardo magnetico addosso.

Il castello è sempre più vicino, stiamo per arrivare alla discesa che caratterizza la collina che porta al bosco. Il sentiero è passato velocemente sotto lo scalpiccio degli zoccoli dei due destrieri, e il vento si è fatto più freddo.
Sarà ora di pranzo, ma dalle montagne a nord si sta alzando una tormenta. Lo posso capire dall'agitazione delle piante, e dai nuvoloni grigi che si stagliano all'orizzonte.
Iside si innervosisce, girando la testa e ribellandosi al morso. Probabilmente avverte anche lei la tensione che aleggia nell'aria.
Dobbiamo andarcene da qui velocemente, e non solo per vincere la sfida.

Faccio l'unica cosa che Abaye mi ha insegnato.
È precoce, e in genere si svolge solo con i draghi. Ma non penso sia qualcosa di troppo diverso.
Mi sporgo leggermente, alzandomi dalla sella in pelle marrone, riuscendo ad armeggiare con le dita l'imboccatura della cavalla. Non ci vuole molto prima di riuscire a togliere il morso dalla sua bocca.
Sento lo stallone raggiungerci rapidamente, ma la giumenta ha ripreso una nuova carica, si lancia ancora più -se possibile- verso il castello che si staglia all'orizzonte. Nero come l'onice, con sfumature d'argento.
Devo aggrapparmi alla lunga criniera nera della cavalla, per non cadere, e appoggiare tutto il peso sulle staffe, stringendo con le gambe il torace della giovane giumenta.
Passiamo con un galoppo sfrenato le inferriate nere battute in ferro dei cancelli di entrata. Se ci fosse qualcuno, non penso riuscirei a frenare in tempo per evitarlo.
Mi guardo alle spalle: il mio sfidante si trova a pochi metri da me, sprona il cavallo, senza fargli male, ma lui sembra ascoltarlo e aumentare l'andatura. Sono sempre più vicini.
Ma ormai è troppo tardi: Io e Iside arriviamo alla scuderia a tutta velocità, vincendo la sfida.

Ma la cavalla non si ferma.
Provo a tirare la criniera, cercando di farle capire che la corsa e volta al termine, ma sembra non sentirmi.
Iside continua a galoppare, guadagnando ettari su ettari di terreno. Evitiamo a filo una serie di cortigiani che si aggirano per i giardini. Non riesco a riprendere il controllo.
Faccio quello che con un drago non si dovrebbe mai fare: la scaravento verso una staccionata in legno, sperando che dallo spavento possa fermarsi.
Ma i piani non vanno secondo quanto previsto: Iside salta la staccionata, facendomi perdere l'equilibrio.
Cado rovinosamente su una superficie umida e viscida. Fango.
Rimango immobile per qualche secondo, devo aver battuto la testa, mi gira.
La risata del ragazzo dai capelli bianchi mi giunge alle orecchie poco dopo.
Il suo sorriso candido entra nel mio campo visivo -con tanto di fossette- "Nessuno vi ha insegnato nel Sud, che togliendo le briglie a un cavallo addestrato solo con esse, perderete il controllo?" Sembra trattenersi dal buttarsi a terra dalle troppe risate.
"No" mi alzo, sentendo il fango ovunque "Mi hanno insegnato a mandare dove meritano gli stronzi come voi" Lo guardo di sbieco, cercando di trattenere la mia risata per una situazione così assurda. Non avevo mai montato un cavallo, specie in un regno differente. È ovvio che non lo sapessi.
Si porta una mano al cuore, fingendo un'espressione eccessivamente ferita: "Mi spezzate il cuore, Principessa"
Lo guardo nuovamente male. "Temo seriamente per la vostra espressione: potrebbe bloccarsi così a vita" mi deride, lasciando nuovamente spazio al suo sorriso lupesco.
Mi prendo la testa tra le mani. Mi causa un male lancinante, devo essermi procurata un taglio nella caduta. E la cavalla sembra sparita. Deve essersi spaventata a morte.
Il principe Caym si avvicina, tendendomi la mano. Avevo capito fosse il tipo che non ha problemi a sporcarsi -i suoi vestiti ne sono la prova- ma non mi aspettavo un aiuto simile. La tentazione di afferrargli il braccio e farlo finire nel fango insieme a me è alta, ma temo di essere finita abbastanza nei guai per adesso. Devo ricordarmi che non sono qui in veste di ospite, e per quanto sembra gentile, il principe non è un mio alleato. Nessuno lo è.

Mi alzo da sola, rifiutando la sua mano, e cercando di assumere un minimo di compostezza.
Cerco di togliere più fango possibile dalla faccia e dalle vesti, ma ormai è praticamente tutto incrostato.
Sospiro, sorpassando il giovane principe e andando alla ricerca della giumenta dal manto nero, ma vengo fermata dal tocco delicato -ma deciso- del principe sulla mano. Sembra in imbarazzo: "Aspettate"
"Con permesso" stringo i denti, allontanando la mia mano dalla sua e allontanandomi il più velocemente possibile.

Mentre mi dirigo verso i campi nei quali Iside è scappata, sento due occhi neri seguirmi fino a quando non sparisco dietro a un edificio.
Il Generale ha visto tutto.
E credo che oggi oltre a dover temere per la cena con la regina, dovrò impegnarmi a evitare quegli occhi tormentati il più possibile.

Mi concedo un bagno rilassante tra i fiori selvatici di campo, che mi ricordano casa.
Li ho trovati all'interno di un barattolo nel bagno, da quanto ne sapessi le esportazioni da altri Regni non erano in vigore, ma questi sono i fiori che caratterizzano la primavera in tutti i campi di CalaLuna.
L'acqua è bollente, in netto contrasto con il freddo pungente che rende i monti fuori dalla mia finestra bianchi di neve fresca. Questa notte deve aver nevicato.
Chiudo gli occhi, cercando di immaginare di essere a casa, tra i miei cari, senza avere la costante sensazione scomoda di essere in costante pericolo.

Senza accorgermene, sono già in un altro posto.
Uno che non conosco, che mi sembra estraneo e freddo, ma non in senso negativo, sembra quasi... magico.
Le vette aguzze si stagliano davanti a me, i vento frizzantino mi accarezza i capelli lentamente, come se fosse la promessa di un amante. Mi trovo in una radura silenziosa, circondata dal verde brillante dell'erba e dai rumori che la natura emette: sento acqua scrosciare poco lontana da me, il canto degli uccelli e il galoppo di un animale a tutta velocità, in lontananza.
Al mio fianco un cavallo baio nitrisce in senso di protesta, lo accarezzo delicatamente sul muso nero, cercando di rassicurarlo.
"Presto saremo a casa, Octavio"
Sembra calmarsi, mantenendo le orecchie dritte puntate verso l'orizzonte, dal quale appare galoppando un altro cavallo, nero come la pece.
A comando di esso, l'uomo più affascinate su cui abbia mai posato gli occhi: il fisico statuario si muove sinuoso, accompagnando i movimenti del suo destriero, i vestiti che indossa sembrano pregiati, e gli fasciano il corpo perfettamente. Sembra regale e magico, ma non direi che sia un principe. Sembra più il cattivo della storia, quello che con un solo sguardo è in grado di uccidere interi eserciti. Il suo sguardo e intenso verso di noi, ha l'aria di essere il tipo di uomo che potrebbe fare follie per amore, come ribaltare un intero regno.
C'è qualcosa di serafico e perverso nel suo sguardo, ma non intravedo alcuna nota di cattiveria mentre mi osserva più da vicino, una volta che io cavallo si trova davanti a me e Octavio, il destriero baio che mi accompagna. Sembra più sereno, ma allo stesso tempo più agitato: lo capisco, una sfera di elettricità si è posata su di noi, non appena l'uomo dai capelli lunghi e neri si è avvicinato a noi.
Quello che identifico come un soldato, data la lunga spada poggiata nel fodero sul fianco, e dagli innumerevoli pugnali sparsi per tutto il corpo, smonta da cavallo, avvicinandosi a noi a grandi falcate.
Inizio ad arretrare leggermente, spaventata da tutta l'armeria che si porta addosso. In realtà, le sue armi non mi creano tanta confusione quanto i suoi occhi.
Prima che possa scappare, mi afferra per la vita, posando le sue labbra sulle mie, in modo passionale e rude. Non ho mai baciato nessuno, e allo stesso tempo sembra che abbia sempre saputo come farlo. Come se qualcuno l'avesse fatto con il mio corpo, ed esso ricordasse cosa fare e come farlo.
Lo Sconosciuto mi stringe a se con fare possessivo, intensificando il bacio e leccandomi leggermente il labbro inferiore, intensificando il bacio.
Solo dopo minuti che mi sembrano ore si stacca da me, carezzandomi dolcemente la guancia, quella che sembra pura adorazione nel suo sguardo.
Mi concentro sui suoi occhi: grigi tempesta
Sono talmente peculiari che all'interno dell'iride scorgo pagliuzze color oro, sembrano un deserto che brucia sotto il sole del mattino.

Sono talmente concentrata sugli occhi dello sconosciuto, da non essermi resa conto che improvvisamente l'atmosfera della stanza è cambiata.

E non sono più degli occhi grigi a fissarmi adoranti, ma occhi neri come il carbone, che mi osservano dall'alto, confusi e preoccupati.

Iskrem-I cinque regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora