18.

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Nonostante avesse promesso a Ranmaru di andare a scuola quella mattina, Masaki, aveva mentito a Ryuuji e Hiroto, dicendo che sarebbe entrato a scuola in seconda ora, se il mal di testa gli fosse passato. In realtà il suo piano era quello di rimanere a casa, ovviamente.

Non ci teneva ad essere lo zimbello della giornata. Ad essere preso in giro per essere scappato in quel modo, o peggio, che qualcuno gli facesse domande.

Per fortuna il suo piano sembrò funzionare. Hiroto e Ryuuji erano usciti presto quella mattina, per via del lavoro che avevano da fare, per essere pienamente liberi durante le vacanze invernali.

E prima che Masaki si mettesse al caldo nel suo letto, dopo aver salutato i suoi genitori, Ranmaru gli mandò un messaggio dove gli diceva che lo avrebbe aspettato a scuola e che non aveva niente di cui preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene. Non gli rispose.

Era al calduccio nel suo letto, finché qualcuno non bussò alla porta.

Pensò fossero Hiroto e Ryuuji, che avevano dimenticato qualcosa, ma solo quando aprì la porta si rese conto che no, non erano i suoi genitori ma bensì erano Kyousuke e Tenma.

«Ma che cosa ci fai ancora in pigiama?» chiese Kyousuke, alzando un sopracciglio.
«Ho mal di testa.» Tagliò corto Masaki.
«Sì, e io sono l'imperatore.» Rispose Kyousuke, facendosi beffa. «Se non ti muovi, ti trascino a scuola in pigiama.»
Tenma si fece avanti, con una faccia seria. «Non puoi mancare, Masaki. Non oggi.»

Masaki sbuffò, cercando di non arrendersi subito. Non era il tipo da cedere facilmente.

«Non puoi costringermi,» ribatté, incrociando le braccia.
Kyousuke lo guardò dritto negli occhi. «Invece posso. Lo sai che le mie parole diventano fatti.»

Masaki sapeva che non c'era scampo. Non era la prima volta che Kyousuke faceva uno di quei discorsi da amico prepotente, e lo sapeva bene: era inutile cercare di resistere. Si stese un attimo in silenzio, a malincuore, prima di alzarsi e dirigersi verso il bagno.

In pochi minuti, cambiato in fretta e furia nell'uniforme scolastica, Masaki uscì di casa seguito da Kyousuke e Tenma.

«Gouenji ci aspetta!» esclamò Tenma con entusiasmo, correndo in avanti.

Masaki quasi dimenticò di Gouenji. E se fosse stato per lui, lo avrebbe volentieri dimenticato del tutto. Non voleva andare a scuola, figuriamoci allenarsi con Gouenji Shuuya.

Ma non aveva potuto fare altro che arrendersi alle minacce del suo migliore amico dai capelli blu, sapeva essere molto convincente.

Kyousuke gli fece un vero e proprio interrogatorio per strada, volle sapere per filo e per segno cosa si fosse detto con Ranmaru e se gli avesse dato fastidio.

Kyousuke comunque aveva un tempismo proprio perfetto.

Era stata tutta una sua cosa per mettere alla prova Ranmaru? No, Kyousuke non sarebbe mai stato di fare una cosa del genere. Non era cattivo, e se anche in un universo alternativo lo fosse, cambierebbe e diventerebbe buono, o farebbe solo finta di essere cattivo, o magari e perché qualcuno gli avrebbe fatto il lavaggio del cervello.

Poco prima di arrivare a scuola, un pensiero gli attraversò la mente: per quanto cercasse di evitare la situazione, non sarebbe riuscito a restare lontano dal club di calcio. Non voleva vedere Shinsuke, non voleva allenarsi con loro. Ma non aveva scelta. Si era già fatto coinvolgere troppo, e un'altra fuga non sarebbe stata possibile.

Quando arrivarono davanti alla scuola, Masaki si fermò un momento. Sospirò, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Un pensiero lo colpì come un'onda: oggi sarà un giorno lungo.

Sotto un nuovo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora