Introduzione.

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Era l'ennesima giornata di trasloco per Masaki, in una città tutta nuova, in una nuova casa.

Casa nuova in realtà l'aveva vista qualche volta, vuota e semivuota, qualche settimana fa, però vederla semiarredata faceva tutto un altro effetto.
Era una casa bella, diversa dalla sua vecchia casa che era davvero piccola e a stento aveva spazio per la scrivania in camera sua.

La casa vista da fuori era uguale alle altre: un piccolo cortile sul retro, un garage, la cassetta della posta, posizionata proprio come le altre.
Le parenti erano di un color panna, immacolate senza nemmeno una sbavatura, la porta dell'ingresso di un colore simile al marroncino era aperta completamente.

Entrò in casa dopo tutti, i suoi genitori continuavano a trasportare pacchi, anche se mancava ancora un altro camion.

L'ingresso era completamente vuoto, un piccolo corridoio finiva dando inizio ad un openspace a sinistra dove c'era il salotto mentre sulla sua destra la cucina, ovviamente non erano completi al cento per cento.

Il corridoio poi proseguiva, sulla sinistra c'erano due camere da letto, la prima sarebbe stata quella dei suoi genitori, la seconda quella riservata agli ospiti o sarebbe diventato una specie di studio, non sapeva ancora cosa suo padre ne volesse fare.
Infondo al corridoio c'era il bagno 'centrale' mentre sulla destra c'era la sua camera (sulla sinistra se si usciva dal bagno ovviamente) e un altro bagno, più piccolino.

Le pareti del corridoio e del salotto erano di un marroncino chiarissimo simile alla porta d'ingresso, mentre la cucina era rivestita da delle mattonelle di un marroncino un po' più scuro, stile rustico.

Camera sua era più grande della precedente, come aveva già detto, le parenti della stanza erano divise in due colori, due bianche, una dove c'erano il letto e l'armadio e due blu, dove c'erano una finestra e una scrivania con libreria annessa.

"Che te ne pare Maki? Abbiamo fatto un affarone."

Un affarone non proprio.
Erano comunque lontani quattro ore dalla sua città natale, ma non voleva distruggere i sogni di suo padre.

"Sì. È bella."
Si limitò a rispondere.

"Hiroto, l'altro camion è arrivato!"
"Arrivo!"

Uscì dalla sua stanza insieme a suo padre.

Aiutò in qualche modo a scaricare i pacchi e ad aprirli.
Avrebbero passato l'intero pomeriggio a risistemare casa.

Dopo aver scaricato tutti i pacchi, iniziarono dalle camere.
Lui prese le sue cose, e le portò nella sua stanza.

Si affacciò dalla finestra della sua camera, osservando il panorama che si estendeva davanti a lui. Il sole dipingeva il cielo di tonalità calde e avvolgenti, e Masaki si sentì improvvisamente pieno di speranza. Questa sarebbe stata la loro casa, il luogo dove avrebbero creato nuovi ricordi e avuto nuove esperienze.

E questa volta, non avrebbe commesso errori, e osservando quel panorama pregava silenziosamente, in una mentalità più aperta delle persone che lo circondavano.

Non era la prima volta che affrontava il trasloco, l'aveva fatto tre anni prima, dopo essersene andato da Kyoto, la sua città natale.
I suoi genitori per motivi lavorativi si erano trasferiti in un paesino lì vicino, dove aveva frequentato le medie, poi, avevano deciso di trasferirsi di nuovo per essere più vicini a lavoro.
Erano a Nagano, nella prefettura di Nagano, appunto.

I suoi genitori volevano ambientarsi, e in qualche modo dovevano pur iscriverlo alle scuole superiori, e quindi avevano preso "due piccioni con una fava" come avrebbe detto l'altro suo padre, e così avevano visitato Nagano.

Sotto un nuovo cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora