Qualcuno bussò alla porta dell'enorme camera. Il suono si confuse con il sogno che Hyunjin stava facendo, ma presto divenne così martellante, che lo disturbò, facendolo destare.
Guardò la sveglia: erano le otto del mattino. Controllò il ragazzo addormentato accanto a sé, un angioletto ancora catturato dal sonno, e si alzò piano piano per non svegliarlo.
Spalancò la porta della camera che ancora risuonava e fissò malissimo il malcapitato, il quale non poteva essere altri che Changbin.
-Che vuoi a quest'ora?- gli chiese Hyunjin, con tono scocciato. Aveva occhiaie profonde sotto gli occhi e i capelli sparati in tutte le direzioni, che gli ricadevano anche davanti alla faccia.
-Suo padre vuole parlare con lei-
-Digli che lo richiamo dopo- e richiuse la porta. Non fece in tempo a trascinarsi nel letto, che la porta risuonò nuovamente, stavolta con più delicatezza.
Hyunjin si precipitò ad aprire e sospirò con violenza. Voleva urlargli contro, ma avrebbe svegliato Felix, quindi cercò di mantenere la calma, anche se la rabbia gli si era bloccata in gola ed aveva una voglia matta di schiaffeggiare la faccia di Changbin. Ed il maggiordomo ovviamente se ne accorse, tanto era palese dall'espressione di Hyunjin. Non se ne spaventò affatto, era assolutamente abituato a quella versione del suo padrone, soprattutto a quell'ora del mattino.
-Suo padre è qui, la sta aspettando in sala-
Il corvino sbuffò: probabilmente c'era qualcosa di urgente di cui parlare, altrimenti il papà non si sarebbe scomodato a venire, avrebbe potuto chiamarlo oppure avrebbe mandato la mamma.
-Digli che arrivo- e richiuse la porta, dirigendosi verso il bagno. Si lavò velocemente e scelse dei vestiti comodi completamente a caso.
Uscì, chiudendo la porta il più silenziosamente possibile, e scese le scale, trovando il padre seduto sui divani Chesterfield, mentre sorseggiava un thè.
-Ciao papà-
L'uomo, di un'eleganza non indifferente, si voltò verso di lui. -Buongiorno Hyunjin. Come stai?-
-Bene, ma avrei preferito non essere disturbato a quest'ora, ieri ho lavorato fino a tardi. Che succede?-
Il padre sospirò con aria grave, andando dritto al punto. Era inutile girarci intorno.
-Sulla strada verso l'Asilo, l'automobile di Jeon è stata inseguita dai 14K. Ovviamente ha dovuto lasciare la via principale e l'ha abbandonata da qualche parte verso Chuncheon, mi ha detto di avergli dato fuoco vicino al fiume-
Il ragazzo si passò una mano sulla fronte, turbato. Era fondamentale che nessuno venisse a conoscenza del luogo in cui sorgeva il loro rifugio con le prigioni, perciò era stato un bene che Jeon se ne fosse accorto prima di arrivare a destinazione.
-Ti ha detto? Quindi è vivo?- chiese al padre.
-Lui sì, uno dei due accompagnatori ce lo siamo giocato-
-E la ragazza?-
-Morta-
-Siamo riusciti a recuperare almeno gli organi?-
-Jeon non ha avuto tempo. Ormai sarà in decomposizione-
-Che spreco, cazzo- urlò il ragazzo.
Rimasero entrambi in silenzio, riflettendo sugli eventi. Hyunjin si sedette sul divano di fronte, mentre con le dita si torturava il sopracciglio, gli occhi puntati sulla tazza fiorata senza realmente vederla.
-Capisci da solo la gravità della situazione- gli disse il padre. -Si stanno avvicinando sempre di più all'Asilo. Hanno pure rifiutato gli accordi che avevo richiesto tempo fa, vogliono proprio affondarci e sostituirci. Se fossero una triade più piccola, potremmo risolvere senza problemi, ma stiamo parlando dei 14K. Non è così semplice-
Hyunjin non si azzardò a parlare. La situazione era davvero grave: una delle più grandi organizzazioni criminali di stampo mafioso di Hong Kong minacciava le loro attività e non potevano fare nulla, essendo circondati da loro rami, in Australia e Nuova Zelanda nel particolare. Quelli erano come uno sciame d'api: toccane una e tutte le altre si sentiranno minacciate, cominciando a pungere senza pietà.
La famiglia Hwang era solo una delle quattro che "governavano" Seoul e Hyunjin era pronto a scommettere che anche le altre tre stavano subendo incursioni di quel genere. Non era arduo capire cosa volessero i 14K: Seoul e tutta la rete che vi era dietro alla capitale.
-Incrementare l'attività non ha senso, attireremmo solo di più l'attenzione, la loro e pure delle forze dell'ordine. I nostri agenti non possono renderci completamente invisibili. Di spostarsi non se ne parla neanche. Possiamo mandare qualcosa a Yangju, chiedere alleanza ai Kim, ma io li odio quelli, sempre così arroganti-
-Ma che cazzo!- gridò Hyunjin, al limite di una crisi di nervi. Erano nella merda più totale. In passato gli Hwang erano riusciti a respingere minacce di altre famiglie mafiose, ma non c'era storia con i 14K: o soccombi o combatti (con la probabilità di soccombere molto alta). Sbuffò fuori con violenza tutta l'aria che aveva nei polmoni, per poi prendere un potente respiro angosciato.
-Mamma che ne pensa?-
-Che deve pensare? Sa benissimo che è un casino, per questo ha mandato me. Ha detto che si occuperà lei dei Kim, ma non nutre molte speranze: quelli speravano di farci fuori già da un po'. È certa che sentirai i Lee di Gimpo. Tu e Minho siete ancora amici, no?-
-Ovviamente. È l'unico che ho, mi fido di lui-
Il padre lo fissò negli occhi. -Questo è il momento di massimo bisogno. Sei sicuro di poterlo fare?-
Hyunjin si infastidì, sia per la poca stima che la sua famiglia aveva sempre riservato a Minho, sia per la poca fede che aveva nella sua capacità intellettive di scegliersi gli amici...e non poteva neanche usare il plurale. L'amico.
-Papà, ci conosciamo da sempre. Da bambini giocavamo insieme, mentre tu e suo padre facevate affari. Sono sicuro che anche Minho la pensi così: la nostra non è solo convenienza, è amicizia-
Il padre alzò le mani, arreso di fronte alla sua determinazione.
-Fai ciò che credi. Io sono anni che ti avverto-
-Allora- cominciò Hyunjin. Si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti ed indietro, con le mani giunte. -Abbiamo quattro trasporti martedì, bisogna procedere con estrema cautela perché non possiamo permetterci di perdere anche questi. Poi potremo starcene fermi per un po' di giorni, ma parliamo di una settimana al massimo. Nel frattempo, bisogna cercare delle soluzioni. Non so te, ma io non ho intenzione di arrendermi così-
Il padre gli afferrò il polso. -Non ti azzardare a fare un attacco diretto, ci faranno a pezzi in un attimo-
-Mi credi così pazzo?-
-Vagamente impulsivo-
-Sono cresciuto papà, non ho più sedici anni-
-Meglio così. Voglio vedere dove ti porterà la maturità dei ventitré anni-
Hyunjin osservò l'uomo, entrambi con una faccia tirata e stressata. Solitamente cercavano di risolvere i problemi da soli, per la scarsa fiducia che nutrivano negli altri, ma stavolta c'erano già poche possibilità.
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Forsaken Ones
FanfictionHyunjin e Minho: due migliori amici, due famiglie coinvolte nel traffico di esseri umani, due vite apparentemente simili quando invece profondamente diverse. Un'amicizia che tenta di districarsi in un mondo fatto di rischio, falsi giuramenti ed inga...