Minho si vide ripresentare davanti la faccia di Hyunjin per l'ennesima volta. Erano giorni che il corvino si recava da lui per farsi aiutare nel cercare altri modi per scampare alla "conquista militare" dei 14K. Minho si sentiva come un soldato in guerra: lo sosteneva volentieri, erano comunque migliori amici, ma la sera solitamente era l'ora della sua tregua. Non quella sera, a quanto pareva.
Guardò Hyunjin con il sopracciglio alzato e le braccia incrociate. -Che ti sei dimenticato stavolta?-
Il ragazzo corvino rise nervosamente.
-Magari vieni a vedere, okay?-
-Dove?-
-In macchina mia-
Minho sbuffò, un misto tra l'infastidito ed il divertito. L'amico dimenticava spesso cose a casa sua, ma non gliene fregava mai molto, solitamente le lasciava lì. Tralasciando il fatto che Hyunjin poteva benissimo comprarsene di nuove, Minho sapeva che prima o poi sarebbe tornato a trovarlo perciò le metteva tutte dentro una scatola a lui riservata, chiamata "la testa di Hyunjin".
Il corvino lo condusse verso l'automobile nera e si girò verso di lui.
-Promettimi di non dare di matto-
-Che hai combinato?- gli chiese, sempre più preoccupato.
-Io non ho fatto nulla- alzò le mani. -È stato aggredito da un ladro. Ha difeso il tuo anello con notevole determinazione-
Aprì la portiera e Minho si affacciò. Hyunjin poté vedere il suo volto cambiare espressione e perdere completamente colore.
-HAN- urlò. La voce uscì dal profondo del suo petto, agghiacciante, ed il suo cuore perse decine di battiti a quella vista. Il suo fidanzato, pallido come un cencio, era sdraiato sui sedili posteriori con i capelli incollati sul volto ed il sangue che colava dalla mano sinistra, la manica della felpa completamente intrisa.
Il castano girò lievemente la testa all'udire la sua voce e gli occhi si riempiono di lacrime quando si accorse che era proprio lui.
-Minho- sussurrò, tremante. Il ragazzo dai capelli viola si fiondò dentro la macchina, facendosi piccolo piccolo tra i sedili pur di riuscire ad avvicinarsi a lui.
-Sono qui, sono qui- lo tranquillizzava, cercando di fare la stessa cosa con il suo cuore. Gli accarezzò il volto evitando due belle chiazze violacee incrostate di sangue, segno che qualcuno si era scannato su quel meraviglioso viso senza pietà.
-Mi sono spaventato- piagnucolava Han.
Il fidanzato lo sfiorava con estrema delicatezza, sussurrandogli "stai bene, è tutto okay. Sei qui con me adesso".
-Minho, forse dovremmo portarlo in casa- gli consigliò l'amico.
Il ragazzo dai capelli viola, con gli occhi sgranati dallo shock, girò la testa verso Hyunjin ed annuì.
Uscì dall'auto e poi si avvolse il braccio buono di Han attorno alle spalle, camminando piano; ogni tanto il castano sobbalzava perché, nel sorreggerlo, Minho gli conficcava le dita in qualche livido sparso sul busto.
-Hyunjin, per favore, mi apri la porta e vai a prendere la cassetta del pronto soccorso?- gli chiese il ragazzo dai capelli viola.
-Dov'è?-
-In bagno, nel mobile bianco-
Entrati in casa, Minho fece sedere Han sulla sedia. Gli portò un bicchiere d'acqua con l'antidolorifico e poi si mise a spogliarlo per vedere la gravità delle ferite. Si potevano contare: un'abrasione sul collo, una piccola ma brutta ferita da taglio sulla spalla, che continuava a sanguinare, ed una diffusa colorazione violacea, indice che i colpi erano stati diversi ma di debole potenza. Aveva graffi ovunque, soprattutto sulle braccia e sulle mani perché sicuramente le aveva strusciate sul marciapiede.
Minho, preoccupato da morire, vedeva le ferite più gravi di quello che realmente erano, ma Han in realtà non si sentiva poi così male. Aveva perso sangue, sì, ma si era più spaventato che altro.
Hyunjin ritornò con la cassetta e la porse all'amico. Si accorse che Han, ormai calmo per la presenza del ragazzo dai capelli viola, lo scrutava con gli occhi stanchi ma incuriositi.
-Chi sei tu?- gli domandò.
-Un amico di Minho-
Han assottigliò lo sguardo e poi fissò il suo ragazzo che, nel medicarlo, continuava ad elencare a denti stretti mille mila maledizioni a chiunque avesse osato posare un dito su di lui, senza prestare alcuna attenzione al resto. Quando era particolarmente nervoso, Minho tendeva ad isolarsi dalla realtà.
-Ti chiami Hyunjin-
-Sì-
-Ma Minho mi ha detto che il suo unico amico si chiama Sam-
-Oh, quello è il mio nome inglese-
Ecco perché parlava coreano anche se c'era scritto un nome straniero sullo schermo! Beh, seppur in circostanze poco piacevoli, aveva comunque avuto modo di conoscere il migliore amico di Minho. Era molto bello ed anche gentile, pensò.
-Io sono..-
-Lo so chi sei. Han, il suo fidanzato-
Il castano rimase a bocca aperta. -Ti ha parlato di me?-
Hyunjin ridacchiò. -Ovviamente, sennò che migliore amico sarei?-
-Pensavo che nessuno sapesse della mia esistenza- affermò a voce bassa. Quella notizia accese un calore nel suo petto: allora Han non era solo un'ombra nella vita di Minho, esisteva per davvero! Nonostante il fidanzato l'avesse detto ad un'unica singola persona, era felice. Andava bene così, gli bastava.
-Ahia!- strillò Han, mentre il ragazzo dai capelli viola gli disinfettava la ferita sulla spalla con l'alcol ed il cotone idrofilo. -Dio, brucia da morire-
-È troppo profonda, sarebbe utile qualche punto- constatò lui.
Hyunjin si fece avanti. -Posso provare a metterglieli io. Su di me lo faccio, se ce n'è bisogno-
Minho lo squadrò, ma scosse la testa. -Col cavolo. Non voglio vedere neanche una cicatrice sulla sua pelle. Andiamo in ospedale-
Hyunjin ignorò la frase eccessivamente apprensiva di Minho e si avvicinò ad Han, afferrandogli la spalla ferita per controllarla meglio, mentre il castano lo guardava con gli occhioni spalancati. Schioccò la lingua. -È lontano, Minho, ci metteremmo un'eternità. Continua pure a sanguinare. Ci metto poco: disinfettante, ago sterile, il filo sta qui-
-NO! Non lo puoi toccare- si agitò l'amico, dandogli una spinta. -Non ce l'ho l'anestetico-
-Sono solo tre punti, Minho, non ne ha bisogno- si lamentò Hyunjin.
Il ragazzo dai capelli viola era un fascio di nervi: inconsciamente sapeva che quell'aggressione non era dipesa da lui, ma tendeva a farsi carico di tutto quello che di negativo avveniva nella vita di Han, rimanendo in un perenne uragano di colpe inesistenti. Il suo respiro accelerò e si portò le mani sui capelli, stringendoli fino a sentire le radici bruciare. Voleva urlare dalla rabbia e dallo stress fino a perdere la voce.
-Va bene, stiamo calmi- intervenne Han, afferrandolo per un polso. -Respira, Minho, okay? Vieni qui-
Il ragazzo inspirò ed espirò lentamente per tranquillizzarsi, come gli aveva insegnato il fidanzato, per poi sedersi ai suoi piedi ed appoggiare la testa sulle sue cosce. Han, intenerito, si chinò per lasciare un bacio sulla guancia.
-Non voglio- gli sussurrò Minho, con le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. -E se ti fa male?-
-Non importa se resterà la cicatrice né se farà un po' male. Ci sei tu accanto a me, giusto? Poi starò meglio-
-Sicuro? Guarda che io posso guidare ore ed ore, se ne hai bisogno. Posso fare tutto, per te-
-Sono sicuro-
Minho non ribatté e gettò un'occhiata a Hyunjin che si fece avanti con i guanti indossati e l'ago in mano, felice che fossero finiti tutti quei sentimentalismi.
Il ragazzo dai capelli viola gli strinse le mani scorticate per tutto il tempo della sutura, dandogli un bacio sulla fronte ogniqualvolta Han aggrottasse le sopracciglia e stringesse le palpebre per il dolore dell'ago che penetrava nella pelle.
L'opera finita non era venuta malaccio, almeno il sangue aveva smesso di uscire.
-Sei un vero esperto, Hyunjin- esclamò Han, ammirando la sutura. Non era precisa come quella di un chirurgo, ma faceva il suo dovere ed i punti tiravano appena, provocandogli più fastidio che dolore. Alla fine erano solo tre.
Il corvino gongolò per il complimento. -Ho imparato a quattordici anni. Quando vivi nel nostro ambiente, devi saperle fare queste cose-
Han inarcò un sopracciglio. -Nel vostro ambiente?-
Hyunjin ignorò l'occhiata di fuoco che gli lanciò l'amico ed alzò le spalle.
-È una storia lunga. Se Minho deciderà di raccontartela, bene, altrimenti fidati di me, a non saperla non ti perdi nulla. Anzi, in certi contesti è meglio essere ignorante- rispose con nonchalance.
Han notò che il fidanzato aveva abbassato la testa e la stava scuotendo debolmente.
Le ginocchia gli bruciavano e la sua mano andò istintivamente ad allontanare il tessuto dei pantaloni da esse: tutti quei pensieri e quelle domande gli aleggiavano nella mente, estraniandolo un po' dalla realtà. In che senso "nostro ambiente"? Suonava una cosa pericolosa, se Hyunjin finiva spesso squarciato. Era così che si erano conosciuti lui e Minho? Il suo ragazzo era mai stato ferito?
La preoccupazione, mista alla curiosità, lo portò a mordicchiarsi il labbro.
-Togliti i pantaloni, così ti disinfetto anche le gambe- gli disse Minho dopo aver notato il fastidio che gli provocava il tessuto a contatto con le ginocchia, cominciando a slacciargli la cintura.
-Bene, ragazzi miei- intervenne Hyunjin -Qui stiamo andando verso scene hot +18. Direi che è arrivato il momento di lasciarvi soli-
-Che idiota che sei- ridacchiò l'amico, mentre Han diventava paonazzo.
Hyunjin fece un sorriso di scherno e aprì il portone.
-Ci si vede- salutò, rivolto ad Han.
-Ti ringrazio per avermi salvato, a quest'ora probabilmente non sarei qui. E mi dispiace di averti sporcato il sedile con il sangue-
Il corvino fece un gesto di assenso con la testa.
-Minho ti ama da morire- disse per poi uscire, senza aggiungere altro.
STAI LEGGENDO
Forsaken Ones
FanfictionHyunjin e Minho: due migliori amici, due famiglie coinvolte nel traffico di esseri umani, due vite apparentemente simili quando invece profondamente diverse. Un'amicizia che tenta di districarsi in un mondo fatto di rischio, falsi giuramenti ed inga...