Hyunjin si avvicinò a lei con passo sinuoso, come un elegante gatto nero. La camicia di seta, lucida e scura, faceva risaltare la sua pelle candida ed illuminava i suoi occhi. Spesso, quando lavorava, si metteva le lenti azzurre, perché sapeva che lo rendevano più...angelico, anche se quello non era proprio un termine che avrebbe associato alla sua persona.
Felix diceva che gli faceva impressione in quel modo: lui amava i suoi occhi scuri e profondi e non voleva che venissero sostituiti, secondo lui lo facevano sembrare una fredda statua invece che un essere umano. Hyunjin non si lamentò mai di quella richiesta, alla fine lenti o no, per lui non faceva differenza.
La ragazza, invece, sembrò apprezzare molto quegli occhi di ghiaccio, così in contrasto con i capelli corvini e l'abbigliamento ricercato e nero.
Lo guardò lascivamente e lo aspettò, senza spostarsi di un millimetro. Sbatté piano le ciglia e appoggiò il mento sulla mano, pronta a quello che sarebbe successo.
Era una ragazza straniera, forse americana per il perfetto accento inglese, le preferite di Hyunjin e non solo. L'aveva studiata a lungo prima di decidersi ad andare da lei, l'aveva corteggiata con il suo sguardo da ogni punto del locale e lei se n'era piacevolmente accorta. Non era impegnata, aveva capito, o almeno non le importava di nessun altro in quel momento, ed era interessata a scoparsi qualcuno, lo vedeva lontano un miglio. Era bella, con lisci capelli ramati, e soprattutto esotica; i comuni coreani erano troppo stupidi e chiusi in loro stessi per rendersi conto di quanto fossero attraenti alcune turiste che arrivavano da ogni parte del mondo, erano soliti puntare solo sulle compatriote. E poi c'erano i non comuni coreani, quelli che giravano nel dark web e sui siti porno illegali, ai quali piacevano molto le ragazzine straniere e che pagavano profumatamente per averne una o più nel letto.
In quanto a lui, non che fosse interessato alle donne, ma sapeva di avere un certo fascino e quelle erano le sue prede preferite: ingenue, incoscienti, elettrizzate. Erano la dimostrazione che l'eccitazione e la ragione spesso non vanno d'accordo.
Quanto dovevano essere stupide a fidarsi di una persona in uno stato sconosciuto, ma quelle giovani donne che volevano sentirsi più grandi della loro età anagrafica erano così, per questo era facile lavorare con loro. E quel "con" non vuol dire "insieme"...erano il suo prodotto, il suo oggetto preferito.
Ne aveva conquistate centinaia nel corso degli anni, ma il suo metodo era sempre lo stesso: controllava che fossero sole o con cattive compagnie, magari amici ubriachi o particolarmente imprudenti, e le corteggiava. Se le vedeva disponibili, proponeva di appartarsi in qualche angolino nascosto e loro dicevano quasi sempre di sì. Aveva complici ovunque, era facile far mettere delle droghe nel drink o chiuderle in macchina senza che nessun cliente se ne rendesse conto. Silenzioso, rapido, letale.
Era diventato talmente bravo, suo padre ne andava così fiero.
-Posso offrirti un drink?- le chiese in inglese, una volta seduto accanto a lei.
La ragazza rispose con un sorriso sghembo. -Sei così diretto?-
-Sai di essere divina con questo vestito. Possono le mie parole dire qualcosa in più?-
Lei fece un risolino acuto e si alzò dallo sgabello laccato. Hyunjin riuscì a fare un veloce scanner: era piuttosto piccina, abbastanza da rispettare lo standard di bellezza della Corea, ma, come molte straniere, aveva delle forme importanti e le curve nei punti giusti. In più, i suoi capelli non erano di uno scontatissimo nero e gli occhi chiari risaltavano parecchio dietro le ciglia lunghe e scure. Oh sì, ci avrebbe fatto una marea di soldi con lei.
La ragazza si avvicinò a lui e gli appoggiò una mano sul petto. Lo smalto rosso risaltava sulla sua camicia pece.
-Sei forse un maniaco? È da un po' che mi guardi...-
Hyunjin le prese una ciocca di capelli e la spostò dietro la schiena, lasciando una spalla scoperta. Si avvicinò al suo orecchio, ornato da argentei pendenti, e sussurrò, facendole scendere i brividi.
-Ovviamente ti guardo. Sei la più bella stasera, cosa ti aspetti? E non sono l'unico che se n'è accorto. Penso che tutti i ragazzi vorrebbero venire a prendermi a sberle per esserti così vicino-
-Sarebbe un vero peccato rovinare questo bel faccino- rispose lei, appoggiando tutto il peso del suo corpo su quello di Hyunjin, mentre con un dito tracciava la linea dolce della sua mandibola. Il ragazzo poteva percepire il suo respiro sulle labbra ed i loro nasi toccarsi.
-Come ti chiami?- gli chiese.
-Do Hyun, significa "capace" in coreano- mentì.
Lei sogghignò. -E sei davvero capace?-
-Sta a te scoprirlo. Tu come ti chiami?-
-Grace-
-E quanti anni hai? Sei splendida, quindi ti prego, dimmi che sei maggiorenne-
La ragazza rise, rassicurata da quel "rispetto" delle leggi. Se era attento a tutto ciò vuol dire che era una brava persona, no?
-Non preoccuparti, ho l'età giusta per questo- rispose, sviando.
Era ancora minorenne...molto bene, pensò Hyunjin. Più erano piccole, più venivano pagate. Una notte così proficua il ragazzo non l'aveva da parecchio tempo.
-Potremmo fare qualcosa io e te stasera... i drink me li hanno proposti in molti, banale. Tu cosa hai da offrire?- domandò Grace.
Hyunjin si sporse, le appoggiò una mano sulla vita e le baciò il collo, espirando l'aria delicatamente, causandole un secondo brivido.
-Tutto quello che vuoi- scandì lentamente, con voce roca.
La ragazza, stufa di giocare, gli afferrò la camicia con poca grazia e lo tirò a sé, baciandolo con foga, alla quale Hyunjin rispose con altrettanta energia. La accarezzava in ogni parte del corpo con pressione e delicatezza, lungo le spalle, la schiena, il sedere, le cosce, accendendo ancora di più l'eccitazione e l'urgenza di appartarsi da qualche parte. Lei, di sua spontanea iniziativa, iniziò a ritirarsi, spingendoli verso i bagni.
Lui si staccò in un attimo. -I bagni fanno schifo. Piuttosto andiamo fuori-
La ragazza annuì scioccamente, troppo presa dal momento. Hyunjin la accompagnò all'uscita del locale e si appartarono in una piccola viuzza. Era notte fonda e non passava nessuno, le finestre delle case serrate e la brezza fresca li accarezzava.
La spinse al muro, sovrastandola col suo corpo, e con una mano già si faceva spazio sotto la corta gonna a balze per stuzzicarla, mentre con le labbra carnose le baciava la bocca, le lingue che si intrecciavano danzanti. Gli unici suoni erano i loro respiri affannati, i gemiti soffocati, lo schiocco dei baci.
Poi d'un tratto le afferrò il collo saldamente, la girò scontrando la schiena di lei al suo petto e le premette sul volto un fazzoletto imbevuto di cloroformio, che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni senza che lei se ne accorgesse. Non era stato facile calcolare la dose idonea per delle ragazzine dal fisico molto diverso, che si piazzavano in un range di chili piuttosto ampio; ci aveva lavorato per molto tempo, facendo ricerche su ricerche e assoldando un chimico che lo aiutasse, per poi chiaramente far sparire anche lui. Il triclorometano faceva effetto dopo qualche minuto, se la dose era esatta, e nonostante Hyunjin fosse bravissimo con il corpo a corpo, la resistenza che doveva impiegare per trattenere quelle ragazze, che si dibattevano come delle bestie in trappola per poter sopravvivere, non poteva semplicemente tirarla fuori dal cappello come per magia.
Ed infatti la ragazza, con il cuore che batteva talmente forte da permettere a Hyunjin di sentirlo con il braccio, cominciò a tirare calci e gomitate, a graffiare, pizzicare, contorcersi, tentando di allontanare le mani di quel feroce ingannatore, ma non servirono a nulla, perché lui la trascinò a terra, avvolgendola come tra le spire di un serpente, per limitare i colpi ed attendere.
Letale, come un boa constrictor.
Dopo diversi minuti, la ragazza svenne. Hyunjin si alzò in piedi e si sistemò la camicia stropicciata, notandovi una macchia non identificata sulla manica: l'ennesima che avrebbe dovuto mettere a lavare.
Mandò un messaggio a Jeon e ci vollero due secondi contati prima che gli si affiancasse un'automobile con i finestrini oscurati. Due omoni uscirono da essa, si caricarono la ragazza incosciente e la posarono sui sedili posteriori.
-Sei imbattibile, sul serio. Certe volte mi spaventi- gli disse l'autista, abbassando il finestrino.
-Vado a casa, Felix mi aspetta-
-Bella zi!- lo salutò Jeon, mettendo in moto ed alzando il volume della musica.
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Forsaken Ones
Hayran KurguHyunjin e Minho: due migliori amici, due famiglie coinvolte nel traffico di esseri umani, due vite apparentemente simili quando invece profondamente diverse. Un'amicizia che tenta di districarsi in un mondo fatto di rischio, falsi giuramenti ed inga...