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Han si guardò intorno: era la prima volta che entrava a casa di Minho. L'arredamento era davvero sofisticato, ovviamente non poteva che essere nero opaco. Guardandosi attorno, notò un parquet che la sua famiglia poteva sognarsi, divani moderni, una TV enorme. L'unico tocco di colore era il viola: un cuscino, un centrino, un tappeto, un quadro, un lampadario, tutti della stessa tonalità.
-Ti piace?- gli domandò Minho.
-È molto...da te-
-Sarebbe "no"?- ridacchiò il ragazzo, mentre era ancora impegnato a disinfettargli le ginocchia.
Han sbuffò, divertito. -Sarebbe "è molto scura, ma mi piace"-
-Quando avremo una casa nostra, potrai scegliere i colori che più ti aggradano. Va bene, pulce?-
Han sorrise a quella frase, nonostante il nomignolo che, odiava ammetterlo, stava facendo breccia nel suo cuore.
L'unica cosa che lo metteva un po' in soggezione era la ricchezza che emanava quel posto; aveva immaginato che Minho, dalla marca di orologi e dall'automobile che aveva, dai brand di alcuni cappotti e dagli anelli che indossava, non fosse proprio sul lastrico, ma quella casa confermava che avesse molti più soldi di quanto sembrasse.
Lui proveniva da una famiglia normale e la sua casa era normale. Si chiese se a Minho avesse mai dato fastidio la propria modestia, solo perché non si poteva permettere niente di meglio.
-Non ti vergogni ad andare in giro con uno come me?- gli domandò, un po' a caso. In realtà non aveva intenzione di chiederlo, forse perché in fondo non voleva sapere la risposta, ma il pensiero uscì senza che potesse fermarlo.
-Che vuoi dire?-
-Che sono un poveraccio in confronto a te-
Minho fermò la mano con il cotone idrofilo sopra la ferita, prima di alzare gli occhi su di lui.
-Se pensi che me ne freghi qualcosa, ti sbagli. La ricchezza non è solo nei soldi. In certe cose, sei molto più ricco di me-
-Tipo?-
-Tipo la famiglia- disse, tornando a disinfettarlo. -Siete uniti e vi amate molto. Ai miei non frega molto di me. Mio padre è sempre impegnato nel suo lavoro, pensa che io non abbia il minimo cervello e non ha nessuna aspettativa. L'unica cosa che ha sempre fatto è stato darmi ordini su ordini ed ogni volta, che io obbedissi o no, era una delusione. Se non esistessi, a lui non cambierebbe molto. Mia madre mi vuole bene a modo suo, ma non si è mai dimostrata particolarmente affettuosa né partecipativa. Spera che io stia bene. Punto. Quello che faccio non è di suo interesse-
Han rimase zitto, non sapendo cosa rispondere. Era la prima volta che Minho gli parlava dei suoi genitori in modo così approfondito, solitamente tendeva a divagare e cambiare argomento.
-Per questo amo passare il tempo con tuo fratello ed i tuoi genitori. Si respira calore a casa tua-
Han si commosse ricordando tutte le serate spese a gustare le ricette di sua mamma, a scherzare seduti al tavolo, a ridere di pessime barzellette, dei piatti disgustosi che preparava Minho, a giocare con i giochi da tavolo, a guardare la partita: mamma, papà, Si Woo, Han e Minho.
"Sarò io la tua famiglia. Sarò io a regalarti quel calore che tanto ricerchi" gli promise il castano nel suo cuore.
Udendo tutto quel silenzio, il ragazzo dai capelli viola alzò di nuovo gli occhi su di lui e notò la dolcezza con cui veniva guardato: lo sguardo di Han era come un raggio di sole che ti scalda la pelle quando per le strade è inverno e si gela. In quell'istante, ad essere osservato con quell'espressione, si sentiva come se fosse tutto il suo mondo. Riusciva a vedere il loro futuro attraverso le sue pupille dilatate.
-Continua a guardarmi così per sempre- sussurrò piano, per non rompere la magia. Han gli sorrise e gli prese il viso tra le mani, avvicinandolo lentamente verso di sé, mentre andava indietro col busto per appoggiarsi allo schienale della sedia. Minho lo seguì senza fare alcuna resistenza, inginocchiandosi tra le sue gambe nude, ed arrivato ad un palmo dalle sue labbra, si dovette trattenere dal baciarle con urgenza. Han strofinò piano i loro nasi e poi posò un bacio sulla guancia, poi sulla fronte ed uno sulla punta di quel nasino adorabile, sull'altra guancia ed infine sulla labbra, approfondendo subito il bacio. La lingua di Han accarezzò quella bocca morbida e danzò con la lingua di Minho prendendosi il suo tempo, senza fretta.
I loro cuori battevano forte, seguendo due ritmi distinti ma complementari, come se si dicessero "ti amo", "ti amo anche io", "ti voglio", "sono tutto tuo".
Han si staccò dallo schienale e si piegò verso Minho, passandogli le labbra bagnate sul collo, sulla linea dietro l'orecchio, sulla gola, mentre il fidanzato respirava pesantemente. Poi d'un tratto lo fece alzare e, continuando a baciarlo, lo spinse verso il divano rigorosamente nero e lo spintonò per farlo sedere. Torreggiando su di lui, gli tolse la maglietta in un gesto e si inginocchiò ai suoi piedi, baciando ogni centimetro del petto di Minho.
Le sue ginocchia bruciarono in quella posizione, ma in quel momento non gliene poteva fregar di meno.
Il ragazzo dai capelli viola gemette quando Han passò la lingua sui capezzoli, succhiando e mordendo con delicatezza, mentre la sua mano vagava sulla patta dei jeans di Minho per massaggiare il membro già duro. Continuando a scorrere sugli addominali appena accennati, iniziò a slacciare la cintura.
-Aspetta- affannò Minho. Lo fissò con il respiro accelerato, prima di riuscire a parlare. -Tu...hai lividi ovunque. Ho paura di farti male-
Han non rispose, semplicemente lo baciò con forza, procedendo con la sua operazione. La mano di Minho si posò sulla sua ed il ragazzo separò le loro labbra, per quanto gli potesse costare in quel momento.
-Seriamente Han, sei ferito. Rischio di farti male-
-Minho- disse con convinzione -ho voglia di fare l'amore, anzi, ne ho bisogno. Adesso. Non me ne importa niente se premi sui lividi-
-Sei sicuro?-
-Oddio, stai zitto- gli intimò, baciandolo con foga. Gli ficcò una mano nei boxer e prese il membro, masturbandolo con decisione, e poi passò le labbra sul basso ventre. Minho gettò la testa all'indietro, prima di sfilarsi i pantaloni insieme ai boxer, aiutato da Han.
Il castano leccò tutta la lunghezza, continuando a massaggiare su e giù, per poi prenderlo in bocca e Minho farfugliò un "oh mio Dio" e gli strinse i capelli tra le dita, contraendo i muscoli delle gambe. Scosse di piacere si diffusero lungo tutto il corpo e la bocca di Han era così calda che voleva spingersi dentro con violenza, ma non lo fece. Il castano massaggiava la base e inglobava la punta, leccando il glande e il frenulo, con l'altra mano accarezzava l'inguine e le cosce, e Minho era certo che, se avesse continuato così, sarebbe venuto in pochissimo tempo.
Perciò lo tirò in piedi e gli abbassò i boxer, per poi farlo stendere sul divano e sdraiarsi sopra di lui. Minho baciò il volto del ragazzo con delicatezza, poi scese sul collo evitando l'abrasione, il mento e di nuovo le labbra, mentre le mani di Han premevano sulla sua schiena e gli afferravano i glutei. I bacini si muovevano e le erezioni sfregavano tra di loro, facendoli gemere tra i sospiri e gli schiocchi dei baci.
Minho scese sul busto di Han senza apporgiarvisi, sfiorando con il naso e con la lingua tutti i muscoli, ed arrivò al pene duro ed arrossato, già umido senza essere mai stato toccato. Lo prese in bocca senza tanti complimenti, pompando su e giù velocemente, ed Han gemette forte, iniziando a tremare.
Il castano afferrò quei bellissimi capelli viola per farlo staccare e Minho si portò le gambe del fidanzato sopra le braccia, prima di ritornare a baciargli la bocca ed il collo, ansimando.
Si staccò bruscamente.
-Aspetta aspetta aspetta, vado a prendere il lubrificante- disse con un sorriso Minho, alzandosi in fretta dal divano e precipitandosi verso la camera.
Han lo vide correre via, nudo, allegro come se fosse ubriaco, e ridacchiò di gusto della scena.
-Cosa sghignazzi?- gli disse il ragazzo, tornando vincitore con la boccetta in mano.
-Sei corso via col pipo saltellante- si burlò di lui il castano, con le mani a tenersi la pancia per le risate.
-Mi prendi in giro, eh- scherzò Minho, risdraiandosi su di lui -adesso te lo faccio avere io il pipo saltellante. Poi vediamo chi ride-
Han lo guardò con le lacrime agli occhi, sorridendo come un cretino, mentre le guance si coloravano di rosso. Si mise un braccio sugli occhi per coprirsi e Minho non resistette all'impulso di afferrare il cellulare e scattargli una foto, dalla vita in sù.
-Ma che mi fotografi? Potrei denunciarti-
Il ragazzo dai capelli viola spense lo schermo e si chinò in avanti per baciarlo. -Avrò pure bisogno di una foto su cui poter fantasticare quando non ci sei-
-Ma sono qui adesso-
-Meglio così- sussurrò Minho, lasciandogli un bacio bagnato sotto l'orecchio a cui Han rispose con un mugolio.
Si spremette un po' di lubrificante sulla lunghezza e piano piano lo infilò. Han boccheggiò, aumentando la stretta delle sue gambe sul busto di Minho, il quale si piegò su di lui, per continuare ad assaporare ogni angolo del suo corpo. Si spinse dentro di lui con lentezza e costanza, le dita di Han conficcate nella schiena.
-Più veloce- mormorò il castano, facendogli scendere un brivido lungo la schiena, e Minho obbedì. Leccò ogni centimetro del suo collo, posò le labbra sulle sue orecchie, mentre il ragazzo tra le sue braccia gemeva e sospirava ad ogni spinta.
Minho gli afferrò il membro e lo masturbò ed Han si sentì come percorso da decine e decine di scosse elettriche che lo costringevano a sussultare e tremare. Appoggiò le mani sul bracciolo del divano e si sospinse incontro a Minho, spingendolo più in profondità.
-Oh mio Dio, Han-
Sentire il ragazzo imprecare e gemere con la sua voce profonda era il suono preferito di Han, la melodia più eccitante che riproduceva in loop nella sua mente quando si masturbava pensando a lui. Il pensiero di riuscire a dargli tutto quel piacere era di una soddisfazione inconcepibile.
-S-sono molto vicino- sussurrò Han, ad occhi socchiusi e sopracciglia aggrottate.
Il fidanzato gli lasciò un bacio bagnato sulle labbra, mangiando con gli occhi ogni espressione di piacere.
-Chiama il mio nome-
-Minho- ansimò lui.
-Voglio essere sopra di te, dentro di te, con te, quando verrai-
"Minho, Minho, Minho, Minho". Le orecchie del ragazzo dai capelli viola furono benedette dai mugolii, gemiti e sussurri di Han, finché il castano non raggiunse orgasmo e strinse forte i muscoli del sedere, avvolgendosi ancora di più sul membro di Minho. Il ragazzo si fermò per godere di quella sensazione e di quella vista, continuando però a masturbarlo fino alla fine.
Quando Han si calmò, riprese con le spinte, ma ci mise poco a seguirlo nel piacere, liberandosi dentro di lui con un gemito roco. Appoggiò la fronte sulla clavicola di Han, solleticandolo con i capelli viola e respirando con affanno sul suo collo. Il castano li accarezzò e vi posò un bacio sopra.
-Anche io ti amo da morire-

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