-Vieni qui, fatti fare una foto-
-No-o- si lamentò giocosamente Minho, sottraendosi alla stretta di Han e iniziando a correre sulla spiaggia. Si fermò subito dopo, non sentendo la presenza del ragazzo accanto a sé. Solitamente Han lo inseguiva e lo braccava, lo spingeva a terra o si aggrappava a lui, gli saltava in braccio e poi lo baciava. Era l'attività preferita di Minho farsi inseguire, anche se finiva sempre sul pavimento duro e con qualche livido in più, perché poter sentire il calore di Han sulle labbra era la ricompensa più grande, anche se spesso credeva di non meritarla.
Si voltò e lo trovò in piedi, immobile, con un sorriso tenero sul viso ed i capelli castani mossi dal vento, quindi lo imitò. Lontani, si osservarono, con gli occhi e le labbra dolcemente curvate all'insù, e lasciarono il compito alle loro espressioni di scambiarsi messaggi d'amore.
Han cominciò a camminare lentamente verso di lui, passo dopo passo, non interrompendo mai quel contatto visivo. Lo raggiunse in poco tempo, gli appoggiò le mani sulle guance e gli diede un bacio, senza dire niente; non c'era nulla da aggiungere.
Il cuore di Minho fece una giravolta e tutto intorno a lui sembrò ruotare come impazzito.
Han era il calore primaverile dopo un rigido inverno, il sole che scioglie la neve e permette ai primi coraggiosi fiori di affacciarsi verso il cielo. Era confortante, come la sicurezza che l'erba ricrescerà anche dopo un incendio.
La vita di Minho prima di lui era come una valle completamente ghiacciata, come un bosco raso al suolo, come un deserto...distese infinite di niente, di vuoto.
Han era la sua oasi.
-Andiamo a prenderci qualcosa da mangiare? Così poi torniamo qui e aspettiamo il tramonto- gli chiese il castano, con voce sottile.
Minho ridacchiò del suo ragazzo e annuì, afferrandogli la mano e cominciando a dirigersi verso la strada. Aveva trovato su Google un piccolo ristorantino, che casualmente accanto aveva una pasticceria. Per la verità aveva cercato prima quella per poi rendersi conto che accanto era aperto quel microscopico locale.
Erano giorni che tentava di imparare a memoria il tragitto: lo sapeva che Han avrebbe voluto una cheesecake, perciò si era informato su dove la vendessero e quale fosse la più buona della zona.
Comprarono diversi cibi da asporto, ma la cosa più difficile fu proprio scegliere quel maledetto dolce. Han era sempre così indeciso sul gusto da prendere e ci metteva una marea di tempo, ma a Minho non importava più di tanto, finché il suo ragazzo era felice andava bene così. Avrebbe potuto stare in piedi in quella pasticceria, con in mano diverse bustine e due zaini in spalla per ore, aspettandolo. Un pensiero comparve e scomparve dalla sua mente, come un lampo: lo avrebbe aspettato tutta la vita. Era una consapevolezza che aveva ormai maturato, ma quasi se ne vergognava per quanto fosse smielata.
Il suo cellulare iniziò a squillare, disturbando quella quiete che si era creata. Han aveva appena recuperato il suo dessert e si girò verso di lui, che lo guardava con un'espressione buffissima, gli occhi sgranati, gli angoli della bocca girati verso il basso e le mani alzate, cariche di roba. Ridacchiò ed andò a recuperare il cellulare.
-Dove l'hai messo?-
-Nella tasca destra- gli rispose Minho.
Quando Han lo tirò fuori, sullo schermo era segnato "principino Sam". Lo sguardo del ragazzo si scurì e tentò di celarlo, ma Han se ne accorse lo stesso.
-Chiudi la chiamata, per favore-
-Non rispondi?- gli domandò Han, confuso.
-No, ora no-
Salutarono la ragazza alla cassa ed uscirono. Il cielo cominciava a colorarsi sempre più di rosso e di viola e si era alzata una brezza più fresca.
-Dai dai, sennò ce lo perdiamo- gli urlò al colmo dell'entusiasmo Han, prendendolo per un polso e correndo verso il mare.
Guardare insieme il tramonto, seduti su un telo sulla sabbia, spalla contro spalla, fu come una di quelle scene da film. Alcuni le adorano perché sono romantiche, altri le odiano per lo stesso motivo.
Si erano posizionati lontano dalle altre coppiette, in una zona più nascosta dalla fitta vegetazione alle spalle.
I capelli, castani di Han e viola di Minho, ondeggiavano leggermente, scossi dal vento.
-È stupendo- disse affascinato Han, vedendo le nuvole creare strani disegni nel cielo.
-Questo è bellissimo, sì- affermò Minho, facendo sembrare quella frase incompleta.
Han si voltò verso di lui, con un sorriso sghembo. -Volevi aggiungere "ma tu di più"?-
-Forse...-
-Sei imbarazzante-
Minho gli saltò addosso e lo schiacciò sotto il suo peso. -Ah sì?-
-Molto imbarazzante-
-Ah sì?-
-Il vorrei-vomitare imbarazzante-
-Te ne pentirai- e si lanciò sui fianchi, per fargli il solletico. Han si contorse e rise così tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Cercò di resistere, spostando le mani di Minho, tentando di sottrarsi a quella tortura, ma niente sembrò funzionare.
-MI ARRENDO!- urlò, in preda alla pazzia. -Mi arrendo-
-Dì che sono fantastico-
-Sei fantastico-
-Dì che non c'è nessuno meglio di me-
-Sei il meglio del meglio-
-Dì che sono più bello di questo tramonto-
Han ridacchiò, tacendo, ma bastarono altre due ditate sui fianchi per costringerlo a dirlo.
-Sei più bello del tramonto-
Minho, soddisfatto, ritornò seduto. Aveva gli occhi vispi e sereni ed Han adorava vederli così. La prima volta che li aveva incrociati gli erano apparsi opachi e stanchi, rovinando quel viso che invece custodiva una bellezza infinita. E poi i capelli viola gli avevano fatto un certo effetto.
Han ritornò seduto, riportando lo sguardo sul tramonto e si rese conto che il sole stava per scomparire all'orizzonte, perciò si mise a cercare il cellulare. Rovistò nelle buste e tasche, ma non riuscì a trovarlo.
-Che diamine, dove l'ho ficcato?- si lamentò, infastidito.
-Cosa cerchi?-
-Il telefono, volevo fare un video-
-Prendi il mio- ridacchiò Minho, mentre glielo passava. -Poi te lo invio-
Han, felice come un bimbo, lo afferrò e cominciò a riprendere: prima il sole e poi il suo ragazzo che, concentrato com'era con le ginocchia strette al petto e lo sguardo puntato all'orizzonte, non si accorse di nulla. Riuscì a catturare il momento esatto in cui il puntino luminoso scomparve nel mare, lasciando ancora dietro di sé i suoi raggi di luce colorati.
Han aveva appena interrotto il video quando il cellulare cominciò a vibrare, liberando la suoneria predefinita che Minho non si era curato di cambiare.
"Principino Sam" mostrava lo schermo.
Minho gli strappò il cellulare dalle mani e chiuse la chiamata, sbuffando.
-Chi è?- gli domandò il castano.
-Nessuno-
Han alzò un sopracciglio. -Per non essere nessuno, ti cerca con una certa insistenza-
-È un mio amico, ma non ho voglia di parlargli adesso-
-Non sapevo neanche che avessi amici...non mi presenti mai nessuno. Io ti ho fatto conoscere Yang Jeong In, mio fratello, i miei genitori, tu mi tieni all'oscuro di tutto-
-Non c'è nessuno di importante a cui voglio presentarti. Non ho fratelli e non ho amici-
Han era scocciato. Era uno dei pochi motivi per cui discutevano più spesso: Minho esisteva nella vita di Han, ma Han si sentiva un fantasma in quella di Minho.
-Stiamo insieme da due anni. Non mi hai mai fatto venire a casa tua, non mi hai mai presentato la tua famiglia, non mi hai mai detto dove lavori, non conosco nessuno dei tuoi amici. Mi sento invisibile -protestò Han. -Pensavo che fossi solo riservato ed avessi bisogno di tempo, ma adesso è esagerare-
Minho non lo guardò neanche una volta negli occhi. Teneva il capo chino, giocando con gli anelli che gli orlavano le dita, facendosi piccolo piccolo.
-Non voglio che tu conosca nessuno. Stiamo sempre insieme, che bisogno c'è? Non è chiedere tanto, no?-
Il vento soffiò tra loro e i loro sospiri si mescolarono, volando via.
-Cosa ho che non va?-
La voce offesa e triste di Han gli fece alzare il capo di scatto e Minho notò che gli occhi del fidanzato erano bordati dalle lacrime, le labbra strette per non mettersi ad urlare dalla delusione.
-Sei perfetto, non hai nulla che non va. Non potevo incontrare persona migliore di te- lo rassicurò Minho, passandogli la mano sulla guancia per asciugare una lacrima ribelle fuggita dai suoi occhi.
-E allora perché non sono degno di entrare per davvero nella tua vita?-
Minho scosse la testa, abbassandola nuovamente. -È la mia vita che... Io...- tentò di spiegare, con voce grave. -Non posso dirtelo. È meglio che la mia famiglia non ti conosca. Quanto ad amici non ne ho davvero altri, lui è l'unico ed è meglio se state lontani-
-Non lo so se mi va bene-
-È così importante sapere da dove vengo? Io so solo che voglio stare con te per sempre. Un giorno ti chiederò di sposarmi, faremo un viaggio fantastico in Malesia e poi potremo pensare a dei figli, se ne vorrai. È quello che posso prometterti. Io ti amo, sul serio-
Han osservò gli occhi di Minho e si accorse che non mostravano tracce di menzogna. Il ragazzo dai capelli viola era sincero fino al midollo. E lui lo sapeva che avrebbe dovuto mollare la presa, ma gli dava fastidio non poter conoscere ogni singola parte della vita di Minho, soprattutto perché lui sembrava cercare di nasconderla.
Il cellulare squillò di nuovo e Minho, infastidito, lo spense definitivamente.
Rimasero lì, in silenzio, ad ammirare il cielo dalle mille sfumature finché non divenne nero, tinto solo dalle lontane e brillanti stelle. Minho tirò fuori dallo zaino due cappelli di lana, per ripararsi dall'umidità della notte, ed una coperta. Si sdraiarono, Han dando la schiena a Minho, e nessuno dei due si sfiorò o disse una parola. Ad un certo punto, Han si stancò di tutto quel silenzio, nella sua filosofia di vita era fondamentale fare pace prima di andare a dormire, perciò si voltò piano piano: il ragazzo dai capelli viola era rannicchiato, con le mani incrociate al petto e gli occhi chiusi, la coperta giaceva sul fianco, lasciandogli scoperti le braccia ed un lembo di pelle sulla schiena, sfiorati dal vento umido e fresco.
"Ci manca solo che gli venga la febbre" pensò il castano.
Con una delicatezza disarmante, gli tirò la coperta fin sotto il collo e poi si fermò ad ammirarlo. Lo amava da morire, semplicemente a volte Minho, senza saperlo, alimentava quell'insicurezza di se stesso che provava e non gli piaceva come sensazione.
Il ragazzo dai capelli viola aprì gli occhi e si accorse di essere osservato.
-Scusa- gli mormorò ed Han decise che ne aveva abbastanza di tenere il broncio.
Si accucciò accanto a lui, lo circondò con un braccio e lo coprì con la coperta.
Testa contro testa, i capelli che si solleticavano a vicenda le fronti, si addormentarono su quel cuscino fatto di sabbia.
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Forsaken Ones
FanfictionHyunjin e Minho: due migliori amici, due famiglie coinvolte nel traffico di esseri umani, due vite apparentemente simili quando invece profondamente diverse. Un'amicizia che tenta di districarsi in un mondo fatto di rischio, falsi giuramenti ed inga...