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Hyunjin sedeva alla scrivania, colma di fogli, post-it, lettere e documenti. Un porcile, lo avrebbe definito Felix.
Aveva lavorato come un matto in quel periodo e le occhiaie profonde sul viso lo facevano sembrare un panda. Ogni giorno si svegliava all'alba ed andava a letto a notte fonda, mangiava pochissimo, era stressato ed irascibile, non parlava con nessuno tranne che col povero Changbin, il quale spesso veniva apostrofato con una violenza inaudita.
Oltretutto era convinto che lo stessero spiando, perciò tentava di farsi vedere il meno possibile, non uscendo quasi mai, e se ne stava principalmente rintanato nella sua camera con le finestre e le porte serrate. Gli pareva di essere chiuso in gabbia, come il furetto che possedeva suo padre.
Felix era stato portato al sicuro all'Asilo, lontano da quel macello, mentre lui cercava di far funzionare le ultime cose prima di abbandonare definitivamente Seoul.
In quelle due settimane aveva tentato di tutto, anche con il sostegno di Minho, ma non era riuscito a trovare alcuna soluzione, da lì la decisione di lasciare casa sua e forse proprio la Corea. Non c'era nessuna possibilità per loro: la famiglia Hwang sarebbe stata sconfitta, schiacciata senza pietà. Era meglio abbandonare tutto e cercare di ricominciare da qualche altra parte.
Gli rodeva tantissimo essere estirpato da una realtà che lo aveva accolto e cresciuto, per quanto lui vivesse solo la parte oscura della sua città. Era lì la sua storia, i suoi ricordi, proprio lì le sue radici, ma, come una pianta succulenta, era costretto a crearne di nuove in luoghi più favorevoli e nel minor tempo possibile.
Tutte le ricchezze erano state portate al sicuro dai genitori, che se n'erano andati per primi, nonostante la madre avesse insistito affinché andassero via insieme.
Le faceva paura lasciare il suo unico figlio da solo, nell'occhio del ciclone, contro un'enorme triade che gli puntava il mirino alla testa.
Alla fine Hyunjin l'aveva convinta, ma quanto era stato faticoso. Beh, non quanto Felix. La madre era stata comunque ragionevole e Hyunjin le aveva promesso che si sarebbe ritirato al primo attacco, giusto il tempo di sistemare le ultime cose; quindi, anche se con l'angoscia nel cuore, la donna era partita con suo marito.
Felix era stato un'altra storia.
"Mi rifiuto categoricamente di lasciarti" aveva affermato, sbraitando poi come un pazzo con le lacrime agli occhi, mentre le guardie del corpo tentavano di afferrarlo per caricarlo in macchina. Si era agitato e disperato talmente tanto che gli era venuto un attacco di panico e solo l'abbraccio di Hyunjin l'aveva fatto calmare. Per i primi giorni dopo la partenza dei suoi genitori, il corvino aveva lasciato che vivesse con lui, facendosi promettere di non uscire mai di casa, ma quando le voci delle spie, che aveva mandato a monitorare la situazione, divennero sempre più preoccupanti, non aveva potuto fare altro che mettergli un sonnifero nell'acqua.
Felix non lo avrebbe mai lasciato di sua volontà e, per quanto il cuore di Hyunjin non potesse che esserne intenerito, in quel momento rimanere lì insieme non era la cosa giusta.
Il biondo si era reso conto, solo dopo aver bevuto, che c'era qualcosa di strano nel bicchiere.

-Cosa hai combinato?- gli domandò spaventato, con le palpebre che gli si chiudevano dal sonno improvviso che lo aveva colto.
Hyunjin gli accarezzò i capelli, lasciando un bacio sulla sua fronte.
-Non ti devi preoccupare per me. Io finisco qui e ti raggiungo. Faccio presto-
Il ragazzo biondo gli afferrò il tessuto della maglietta, tirandolo verso di sé, mentre le lacrime gli scorrevano sulle guance.
-Mi hai tradito così, con un sonnifero, come tutte le ragazze che eri solito conquistare-
Hyunjin gli prese il viso con le mani, per fissarlo dritto negli occhi.
-Tu non sei affatto come loro. Io voglio solo te, amo solo te, lo sai questo.
Non mi hai lasciato altra scelta: non ho nessuna intenzione di tenerti con me in mezzo al pericolo perché fai i capricci. Ti raggiungo presto e poi ce ne andremo insieme, ci sposeremo e ti comprerò un'isola-
Felix gli sorrise, nonostante fosse ancora arrabbiato.
-Mi stai chiedendo di sposarti?-
-Già-
-E questo è il tuo modo di fare la proposta? Sei proprio un cuore di ghiaccio- gli disse debolmente Felix. 
-È un "no"?- scherzò il moro. Lo sapeva che il suo ragazzo era un inguaribile romantico, la vera proposta sarebbe stata qualcosa di pazzesco, decisamente al livello delle sue aspettative. Erano giorni che, nonostante lo stress e la confusione, pensava a quel grande passo: aveva visto con quanta forza Felix gli rimaneva accanto in un momento così difficile, così come in tutti i brutti periodi che c'erano stati nei precedenti cinque anni.
-È un "richiedimelo meglio e valuterò". Ti amo tanto...stronzo- sospirò a fatica.
Non appena l'effetto del sonnifero lo addormentò, le guardie lo presero e lo caricarono in macchina.
Hyunjin si raccomandò di proteggerlo con la vita e di non farlo tornare a Seoul per nessun motivo.

Quanto gli mancava però. Felix era un ragazzo solare, brillante, divertente e la casa in quei giorni era così cupa. Si sentiva proprio l'assenza della sua allegria.
Guardò l'orologio: erano le 3:37 della mattina. Si comandò di recuperare i documenti di una trasferta avvenuta tre mesi prima e poi di andare a dormire.
Felix mancava anche per quello: gli scandiva il tempo. Quando si fissava con qualcosa, soprattutto se riguardante il lavoro, Hyunjin faceva fatica a smettere di farla e Felix lo tartassava finché non gli veniva dedicata una completa attenzione. Il corvino se ne lamentava, ma sapeva che in realtà era il suo modo per prendersi cura di lui..oltre al fatto che Felix era un richiedente coccole assolutamente esigente.
Mentre scorreva i fogli e ragionava sul da farsi, sentì distintamente i passi pesanti di Changbin dirigersi verso la sua camera ad estrema velocità. La sua mente, già provata, vibrò di fastidio a quel suono e lui era già pronto ad urlargli contro con la stessa violenza di uno tsunami che si schianta sul bagnasciuga.
Il maggiordomo non si limitò ad aprire la porta, la spalancò talmente forte che essa sbatté al muro e tornò indietro, arrivandogli contro. Changbin la afferrò al volo, senza nessuna fatica, e guardò Hyunjin con gli occhi sgranati.
-Ti pare il modo? Io- iniziò a rimproverarlo Hyunjin.
-Mi scusi, sig. Hwang, è una cosa davvero urgent-
-NON. CI. PROVARE. Se osi interrompermi un'altr-
-Signore, sul serio, è oltremodo importante- insistette il maggiordomo.
Hyunjin lo fissò fiammeggiando cogli occhi, pronto ad affossargli il naso con un pugno per quanto stress e quanta rabbia aveva accumulato, ma consentendogli di finire la frase, in un atto di estrema misericordia.
-È tornata una spia, dicendo di essere scampata alla morte. Minho...Felix...-
La voce di Changbin tremò nel pronunciare il nome del biondo, a cui anche lui era particolarmente affezionato. Changbin non odiava Hyunjin, nonostante non venisse trattato da lui con grande riguardo, ma nella sua testa Felix era un'altra cosa: un misto di dignità, gentilezza ed  intelligenza che mai aveva incontrato nella sua vita. Poteva affermare che fosse la persona più meritevole del suo rispetto. Una minuscola lacrima gli comparve all'angolo dell'occhio nel pensare che non l'avrebbe mai più rivisto.
Il moro si alzò di slancio dalla sedia e lo prese per il colletto della camicia, stringendo forte con entrambe le mani, mentre migliaia di sirene risuonavano nella sua testa ululando al pericolo.
-Cosa cazzo è successo?- gli urlò Hyunjin.
-Felix è stato rintracciato. Minho l'ha ucciso-
Quelle parole vorticarono nella sua testa senza davvero prendere forma. Dopo un attimo di silenzio, Hyunjin rise. Una risata da folle, agghiacciante, affilata come un coltello e per la prima volta in tanti anni Changbin ebbe paura di lui.
-Cosa dici?-
-È la verità. Minho ha aiutato i 14K a raggiungere l'Asilo, ad entrare, hanno ucciso Jeon e poi lo hanno catturato. Tutte le guardie e le altre spie sono state fatte fuori-
Il corvino strinse ancora di più il colletto del maggiordomo, sbiancandosi le nocche e facendogli bruciare il collo.
-Cosa cazzo dici?!- urlò Hyunjin, con la voce rauca.
Changbin poteva sentire il suo respiro irregolare sulla faccia, insieme alla collera che emanava, poteva vedere gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo fuori di sé, mentre una lacrima scivolava lungo la guancia candida ed il sorriso pietrificato sul viso etereo.
Il maggiordomo prese in mano il suo cellulare e gli mostrò un video che era stato girato: Minho era di spalle, con i soliti vestiti neri e gli inconfondibili capelli viola, e Felix a terra, imbavagliato e legato. Erano ripresi da lontano, ma Hyunjin non fece fatica a notare gli occhi sgranati del fidanzato, poco prima che Minho gli tirasse uno schiaffone talmente forte da farlo stramazzare al suolo, per poi puntargli un pistola dai profili viola. Il video terminava così, con l'eco raggelante di uno sparo. Felix tentava di dirgli qualcosa, forse lo pregava di lasciarlo in vita, di avere pietà, in nome di quell'amicizia che li legava. Piangeva, era spaventato e ferito e tradito.
LUI era stato tradito.
Minho era il suo unico amico.
E lo aveva tradito.
In un momento di estrema difficoltà, lo aveva trafitto alle spalle, gli aveva piantato un coltello dietro la schiena, un colpo profondo e con il solo obiettivo di uccidere.
Lo aveva imbrogliato, raggirato, abbandonato.
Lo aveva rinnegato, così come tutto l'affetto che li legava, tutti i ricordi che avevano condiviso, i pomeriggi passati insieme, i giochi, le bevute, le confidenze che si erano fatti nel corso degli anni, ANNI passati insieme. Tutta la fiducia che lui aveva riposto in Minho si era sbriciolata tra le sue mani sotto le martellate di quel finto, falso, bugiardo, ipocrita impostore.
Ed era andato a ferirlo proprio dove sapeva che avrebbe fatto più male, aveva sfruttato la loro amicizia per trafiggere il punto più vulnerabile di Hyunjin.
Era solo, ormai. Solo, per sempre.
Changbin lo vide uscire di fretta dallo studio senza proferire parola, gli occhi ancora ardenti.

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