Capitolo 7: Nora

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La testa mi girava, la vista era ancora oscurata e sentivo del fastidio al livello del gomito come se...un momento...cercai di aprire gli occhi e con non poca difficoltà che la feci. Vedevo ancora tutto sfocato ma perlomeno riuscivo a distinguere le diverse figure. Abbassai lo sguardo sul braccio e ebbi la conferma dei miei presentimenti: ero attaccata ad una flebo. Mi guardai le mani e mi accorsi di avere una cera terrificante. Avvertendo un qualcosa di freddo sotto il naso alzai la mano e con mia sfortuna capii che quel qualcosa era una canula. Ero conciata proprio male eh? Ma cosa mi era successo?  Sforzai il mio cervello di arrivare ad una conclusione valida ma questa non arrivò. Pensai che probabilmente erano stati gli antidolorifici che scorrevano per il tubicino della flebo a farmi dimenticare l'accaduto.
Mi portai due dita alle labbra e notai che erano più aride del deserto del Sahara. Schiusi le labbra per pronunciare qualsiasi cosa ma le mie corde vocali non collaborarono e una fitta alla gola mi fece corrugare la fronte in una smorfia di dolore.
Ad un certo punto la porta si aprì di scatto, provocando un fastidioso stridulio e una figura possente e oscura mi si materializzò davanti urlando il mio nome. Le parole mi arrivano in modo confuso ma non ci misi molto a riconoscere la figura davanti a me: Alexander.
Subito dopo di lui entrarono un'uomo, che dedussi fosse un medico dato il camice che indossava, due infermiere e la mia famiglia con l'aggiunta di Anna.
Alex prese la mia mano tra le sue, calde e grandi e gli lessi negli occhi una preoccupazione immensa. Non riuscii nemmeno a percepire i movimenti e le parole delle altre persone nella stanza perché un ondata di domande mi travolse la mente.
<<Alex, da quanto sono in questo letto? Cosa è successo? S-sono viva?...>>
Riuscii a pronunciare in un sussurro roco.
<<Oh Nora, sei qui da sette giorni, mi sei mancata un sacco, se te ne saresti andata ti avrei seguito>>. Mi rispose lui.
<<P-posso stare un attimo da sola a metabolizzare il tutto?>> Chiesi.
Alex annuì e posando una mano sulla spalla di sua sorella incitò pure i miei genitori a uscire dalla stanza, in modo da lasciarmi tempo per pensare a cosa fosse successo.
D'improvviso tutto divenne più chiaro; il moro che giocava con la spallina del mio vestito, la mano del biondo che mi tallava la bocca, il gusto metallico del sangue che assaporai da quella stessa mano, subito dopo il mio urlo disperato che fu placato dalle dita dentro di me del terzo molestatore, e poi... Poi il volto rosso di rabbia di Alexander, la fitta al costato e infine il vuoto. La morte in persona.

Al ricordo di quanto successo una lacrima mi rigò la guancia.
Mentre il medico trascriveva i battiti registrati sullo schermo di fianco al mio letto, un'infermiera mi si sedette in parte e iniziò a pormi un sacco di domande per capire quanta lucidità avevo in quel momento.
La porta si riapri e mi si piazzò davanti Anna con un mano due bicchieri di carta contenente del tè, uno me lo porse e l'altro se lo tenne per lei. Accettai e la sensazione del liquido mentre mi scendeva per l'esofago mi sembrò quasi nuova.
Anna per farmi capire quanto le era pesata la mia mancanza scoppiò in un pianto infinito. Per rassicurarla intreccia le mie dita alle sue, <<sono qui, ora sono di nuovo al tuo fianco>>, le dissi per rafforzare il concetto.
Anna dopo aver chiaccherato del più e del meno e avermi raccontato i gossip che mi ero persa, se ne andò e la sua presenza fu sostituita a quella di Alex.
<<Dovresti sapere che me tri eri in coma sono passato a trovarti tutti i giorni e insomma...tu, tu mi sentivi?>> Mi chiese lui un po' in imbarazzo.
A quel punto mi accorsi che durante il coma avevo percepito delle parole che sembravano essere troppo reali per essere parte di un sogno, Alex me ne diede la conferma.
<<Sì, ho sentito ogni tua singola parola>> gli dissi mentre scoppiava a piangere.
<<Non succederà più, te lo prometto, nessuno ti sfiorerà neanche un capello>> mi promise, <<sono stato un vero coglione ad averti proposto di incamminarti da sola per Los Angeles in piena notte, cedi di potermi scusare?>> Mi chiese poi.
<<Alex, ma certo che ti perdono, non è colpa tua, non dovevi neanche chiedermelo!>> Ammisi dispiaciuta dal fatto che si sia sentito colpevole.
Lui annuì, si sporse sul mio letto e mi posò un bacio dolce in fronte.
<<Hai ancora in corpo molti farmaci, credo che dovresti dormire un po' per smaltirli, ti hanno appena staccato la flebo>> mi propose, in effetti mi sarebbe servita una bella dormita.
Annuii soltanto e lui andò cautamente verso la porta, per poi svanire nel corridoio.
Un sonno pesante mi cullò fino al mattino seguente, quando a svegliarmi fu la voce affettuosa di un infermiera che mi porse tra le mani una carta.
<<Buongiorno signorina Gasler, oggi verrà dimessa>>
Le sorrisi in segno di ringraziamento e cercai di alzarmi.
Un po' barcollando mi diressi verso il bagno della stanza e mi specchiai, avevo un aspetto orribile.
Con i prodotti che trovai nella mia pochette che probabilmente mi avevano portato i miei genitori, mi riuscii a dare una sistemata.
Una volta sistemata pure la borsa contenente i miei vestiti trovai ad aspettarmi vicino alla porta la stessa infermiera che mi aveva svegliata. Mi porse la mano e io la accettai conscia del fatto che sarei probabilmente caduta altrimenti.
Raggiungemmo le porte scorrevoli dell'ospedale e trovai Alex in mia attesa. Lui ringraziò l'infermiera e mi cinse la vita con un braccio.
Ci dirigemmo verso la sua macchina e mi fece accomodare sul sedile del passeggero.
Una volta fuori casa mia lui spense il motore. <<Ti accompagno in camera tua, è moglio se oggi rimani tranquilla>>
Annuii e mi feci prendere in braccio da lui proprio come una bambina, mi portò in camera mia e mi fece distendere sul letto. Solo dopo avermi posato un bacio cauto sulle labbra se ne andò.
Lo sentii congedare mia madre e in quel momento l'odio verso i miei genitori mi provocò un mal di testa.
I miei non mi avevano degnata di nemmeno una parola durante la mia permanenza in ospedale perché per loro "il lavoro viene prima di tutto".
Che razza di genitori erano?

Mi lasciai cullare dalle note di Until I Found You e mi addormentai.

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