Capitolo 15: Nora

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Dopo la chiamata in cui Anna mi aveva informato che suo fratello ipnotizzato nei suoi pensieri per quasi finito contro un muro il mio cuore aveva perso un battito. Pure durante il mio studio pomeridiano non ero riuscita a concentrarmi un minimo.

Dopo ore piegata in due sui libri senza risultato sussultai sulla sedia e scattai in piedi nell'udire il tintinnio elegante del campanello di casa. mi fiondai all'ingresso meravigliandomi di non essere rovinata a terra da quanto corsi veloce. Quando aprii la porta e ki si parò davanti Alex, Anna e Roy ognuno con uno sguardo più preoccupato dell'altro quasi ebbi un infarto. <<c-ciao ragazzi, perché avete quelle facce? Mi state spaventando a morte...>>

<<ciao Nora, ci chiedevamo se saresti disposta a parlare un po' con Alex...non se la sta passando benissimo>> mi rispose Roy grattandosi la nuca palesemente a disagio. "non se la sta passando benissimo" significava che...

<<oddio, certo Alex! Mi dispiace un sacco, vieni qui.>> dissi con un tono che risultò più disperato di quanto avessi voluto fa vedere, nel frattempo abbracciai Alex lanciandomi al suo collo e lasciandogli un piccolo bacio premuroso sul petto, dato che alla fronte non ci arrivavo.

Con un braccio aggrappato alla vita di Alex lo accompagnai nella stanza della libreria, che avevo scoperto essere la sua preferita. Mi stesi su un divanetto a muro e mi diedi una leggera pacca sul petto per invitare Alex a distendersi con me, lui non se lo fece ripetere due volte e si sdraiò a pancia in giù con la guancia poggiata poco sopra il mio stomaco.

<<Alex, ne vogliamo parlare, eh?>> gli sussurrai cautamente facendo scorrere le dita tra i capelli corvini per rassicurarlo. Era davvero tenero in quel momento, dovevo ammetterlo.

Lui mi porse il braccio sinistro e quel gesto mi fece scivolare una lacrima per tutta la guancia. Gli alzai lentamente la manica e nel mentre lui mi spiegò che la notte prima aveva di nuovo sognato sua madre. Non era la prima volta...anzi, ma ogni singola volta vedere il suo sguardo spento e medicargli i tagli era un colpo al cuore. Faceva male. Molto male.

<<sono più che sicura che se tua madre fosse qui ti starebbe prendendo a sberle, perché lei non vorrebbe vederti così, lei ti aveva pregato si vivere la tua vita normalmente Alex. Lo so che fa male, non ti biasimo, anche a me stava molto a cuore quella donna, ma lasciarla andare sarebbe la cosa migliore per tutti. Per te in primis, che riusciresti finalmente ad essere felice ma anche a tua madre farebbe parecchio piacere, si sentirebbe libera, felice. Ora, non voglio farti la paternale, ma cosa ti aveva detto mentre ti implorava di lascarla libera? Ti aveva chiesto di accettare la sua scelta e vivere felicemente ripensando a lei solo con ricordi positivi, come quel video che avremo visto seimila volte Alex.>> ma cosa ero diventata? Una psicologa? Probabile...

<<lo so ma...è difficile, perché l'unico ricordo che la fa sembrare viva nella mia mente è quello...>> mi rispose lui, e forse, ma dico forse, percepii dei singhiozzi, che però cercò subito di mascherare per non farsi vedere così vulnerabile.

<<ti capisco, vogliamo iniziare almeno ad eliminare i tagli che hai sulle braccia? Ti aiuto io, riproviamo con quell'app?>> gli proposi sperando che questa volta non mi menta e smetta realmente. Lui annuì flebilmente stringendomi tra le braccia così forte che pensai di soffocare.

<<bravo il mio Cucciolone...>> sussurrai posandogli dei lievi baci tra le scure ciocche di capelli. Restammo così per molto, molto tempo, nel silenzio più totale fino a quando lui non chiuse le palpebre e cadde tra le braccia di Morfeo. Sperai con tutta me stessa che non stesse nuovamente sognando sua madre, altrimenti avrei dovuto ripetere il discorso da mamma premurosa che aveva fatto piangere perfino me stessa.

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