19. Non tenermi a distanza

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Tutto era iniziato durante il suo secondo anno, alla prima partita di Quidditch contro Grifondoro.
Regulus era nervoso, guidato da una adrenalina che gli fece giocare una partita spettacolare. Era riuscito a prendere il Boccino facendo vincere i Serpeverde di venti punti in più rispetto agli avversari. C'era da aspettarselo, perché uno dei cacciatori di Grifondoro era formidabile, nonostante il suo ego.
James Potter si era avvicinato, anche se non era capitano, e gli aveva stretto forte la mano per congratularsi con lui della bellissima prestazione.
Bellissima prestazione. Quelle due parole gli erano rimaste impresse per giorni, nonostante non sopportasse Potter, perché a causa sua, suo fratello aveva deciso di non cercarlo più come faceva prima. La rivalità era nata in quell'occasione, e adesso si era aggiunta anche quella del Quidditch.
Per battere Grifondoro, si era detto, doveva assolutamente seguire i loro allenamenti e lo fece fino al quarto anno. Prima di nascosto, quando riusciva a combaciare le sue ore buche con gli allenamenti estenuanti di Potter. Scoprì dopo un po' che andava persino da solo e si chiese quanto ci tenesse davvero a quel gioco.
Regulus aveva scelto di entrare in squadra solo perché era portato e voleva rendere orgogliosi i suoi genitori. Si allenava il giusto necessario, ma mai aveva visto così tanta passione. E James era sinonimo di passione quando si trattava del Quidditch.
Ogni volta che Regulus giocava, si guardava attorno e sperava di vederlo sugli spalti. Non seppe l'esatto momento in cui questo pensiero si era fatto strada, ma desiderava genuinamente che lo osservasse e gli dicesse ancora che aveva fatto una bella prestazione.

James non lo lasciava in pace la notte. Lo sognava e quando si svegliava col ricordo di lui che lo baciava, sorrideva come un ebete. Ma di fronte a tutti gli altri suoi compagni doveva mantenere la stessa espressione indifferente. A testa alta camminava lungo i corridoi e doveva resistere alla tentazione di osservare James a lungo. Anche se questi, ogni tanto, ricambiava.
Il suo sguardo lo cercava anche senza volerlo.
Regulus lo adorava quanto detestava il fatto che tra tutte le persone a Hogwarts, fosse proprio James il ragazzo di cui si era preso una cotta.
La maschera difensiva che si era imposto era la freddezza. In qualsiasi occasione ci avesse avuto a che fare, l'avrebbe usata.
Un giorno però, dopo una partita contro i Corvonero, James lo aveva fermato lungo il corridoio.
Regulus era andato a trovare un suo compagno di squadra che era caduto e si era fratturato il braccio. Rimase sorpreso quando vide James aspettarlo appoggiato alla parete.
Regulus si guardò attorno prima di parlargli. «Ti serve qualcosa, Potter?»
«Uhm, no, in realtà aspettavo te.»
«Ah, e a che cosa dovrei servirti?»
«Merlino, puoi abbandonare per una volta il tuo spocchioso modo di parlare alla Black?» James sembrava agitato.
Regulus si morse il labbro, rinunciando a dirgli che lui, purtroppo, era un Black. L'erede, per giunta, anche se non ufficialmente, dato che lo era ancora Sirius.
«Dimmi che cosa vuoi e finiamola di tergiversare.»
«Alla partita di oggi sei stato fenomenale, davvero, non ho mai visto una cattura di Boccino così formidabile.»
«Uhm, grazie» disse, lisciando la divisa. «È tutto?»
In realtà non voleva andarsene, non ancora. Avrebbe voluto continuare la conversazione ma non aveva la più pallida idea di che cosa dire. Si sentiva in imbarazzo, nonostante non ci fosse nessuno per il corridoio.
«Mi chiedevo se volessi allenarti con me, qualche volta.»
«Cosa?» La domanda gli sorse spontanea.
«Okay, è stata una richiesta stupida...»
«No, cioè... va bene, sì. Mi andrebbe.»
«Davvero?»
Davvero?! pensò Regulus, non credendoci neppure lui.
«Vuoi che dica di no?»
Alzò un sopracciglio e James alzò le mani in difesa.
«No, oh, wow! Okay, ci vediamo la prossima domenica alle sei del mattino?»
«Va bene» annuì, e James sorrise raggiante.

Per tre domeniche di fila si incotrarono per questi allenamenti. Il primo era stato una gara su chi faceva più punti con la pluffa. Regulus non era molto portato, ed era stato sconfitto, ma non si era dato per vinto, soprattutto perché si era divertito.
Se qualche settimana prima qualcuno gli avesse rivelato che si sarebbe allenato insieme a James, non gli avrebbe creduto. Per niente! Era talmente surreale quella situazione, che quando scendeva in campo sulla scopa, pensava di stare ancora dormendo nel letto.
Invece James faceva la sua comparsa, con la divisa rossa che colorava l'ambiente attorno a loro e Regulus capiva quanto fosse reale tutta quella situazione.
«Stanco?» chiese Regulus con un sorrisetto, vedendo James mentre teneva i sensi all'erta. Il Boccino gli era passato proprio dietro l'orecchio e Regulus scattò, superandolo e afferrando la minuscola pallina dorata.
James fischiò stupito e batté le mani concitato dai suoi velocissimi riflessi.
«Sei troppo forte, mi hai battuto per la quarta volta!»
«Be', non sarei un Cercatore se non fossi bravo.»
Lanciò a James il Boccino e lui lo afferrò al volo. Lo tenne tra il pollice e l'indice. Le sue ali si spalancarono, cominciando a battere veloci.
«Touché.»
«Direi che ci siamo allenati abbastanza per stamattina.»
Regulus calò di quota e si avvicinò al terreno inerbito. Prima che toccasse il suolo, James lo chiamò.
«Ehi, Reggie, aspetta.»
Si voltò accigliato per il nome che aveva usato. «Non dirmi che vuoi la rivincita per la quinta volta, lo sai che ti straccerò.»
«Lo so, non è questo. Uhm...» James si avvicinò per affiancarlo, adesso erano vicini uno di fronte all'altro. «Sai, è fantastico giocare con te. Sono convinto che siamo di un altro livello e mi piace un sacco allenarmi con te, molto di più rispetto alla mia squadra.» 
Regulus schiuse le labbra. Non seppe cosa dire però, restando senza parole. Solitamente lo avrebbe deriso, ma non questa volta perché il suo cuore era in tumulto, lo stomaco gli si contorceva assieme le viscere. I loro visi così vicini che se si fosse sporto ancora un pochino, le loro labbra si sarebbero toccate.
Scosse la testa e si costrinse a riprendersi. L'incantesimo si spezzò anche nella evidente espressione sorpresa di James, che anche se di poco aveva indietreggiato per dargli spazio.
«Vale lo stesso per me, Potter. I miei compagni di squadra sono competitivi tra di loro, i nostri allenamenti sono pesanti e poco piacevoli alle volte. È tutta questione di vincere, senza aggiungere un briciolo di amore per questo gioco. È come se molti di loro lo facessero per compiacere i propri genitori.» E Regulus su quest'ultimo punto era molto colpevole. «Oppure per rendersi più forti e farsi notare.»
«Allora fanculo i Serpeverde.»
Regulus non sorrise a quella battuta e scese giù dalla scopa, impensierito. James si affrettò a seguirlo e scusarsi con lui.
«Tranquillo, non mi hai offeso.»
«A me è parso di sì.»
Scrollò le spalle, e James lo bloccò fermandosi davanti a lui, ancora a cavallo della scopa.
«Potter, sul serio, è-»
«Lo fai sempre, non solo con me, ma anche con Sirius. Per favore, non tenermi a distanza.»
«E perché non dovrei farlo?» Era una domanda che suonava quasi come una sfida. James serrò la mascella e tenne alto lo sguardo, pensando probabilmente a una risposta sensata.
In realtà era semplice rispondere, tuttavia le circostanze non gli davano alcun diritto di tenerlo stretto a sé. Per Regulus non era nessuno, a quanto ne poteva sapere.
«Perché io non riesco a farlo.»
Regulus lo fissò corrugando la fronte e non ebbe il tempo di fare niente, mentre lui si avvicinava per lasciargli un bacio sulle labbra. Era sulla scopa, e quando si allontanò, lasciò che Regulus metabolizzasse cosa fosse accaduto.
«Potter- che cazzo?!»
Non riuscì a trattenere lo stupore e questo fece sorridere James, che colpevole si grattò la nuca.
«Non mi sei indifferente, Reggie.»
Regulus era arrossito e non poté nasconderlo. «Ti rendi conto di cosa hai innescato?»
«Sono pronto a subire qualsiasi conseguenza.»
«Allora avvicinati.»
James obbedì, le spalle curve e lo sguardo abbassato, perché l'espressione di Regulus si era fatta dura.
«Sei un insolente, Potter.»
Lo afferrò per i capelli e ricambiò il bacio, facendolo durare molto più a lungo. James aveva dovuto persino scendere dalla scopa, o sarebbe scivolato a terra

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