16. Cattiva idea

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Correvo per la foresta in solitudine. La notte era buia, l'aria fredda che mi sferzava la pelle sfregiata faceva male, ma continuavo ad avanzare senza una meta precisa. Balzai oltre a dei cespugli e mi accorsi che non ero un essere umano.
Guardai il cielo stellato e la luna piena a illuminare il paesaggio dinanzi a me. Ululai, finché non avevo più fiato.
Respiravo velocemente, la lingua fuori e annusai l'aria attorno a me. Mi voltai appena captai degli odori familiari.
Un cane nero sbucò dallo stesso cespuglio da dove ero uscito e mi si affiancò trotterellando. Subito dopo, arrivò un cervo, le sue corna erano piccole e si teneva aggrappato un topo.
Osservai i miei amici, mi avvicinai e li annusai uno per uno, felice che fossero tutti qui, a correre con me nel cuore della notte.
Il lupo che è in me si era stancato delle notti passate chiuso alla Stamberga. Aveva bisogno di uscire, di correre in libertà per il bosco.
Il cane abbaiò, attirando la mia attenzione e mi stuzzicò per giocare con lui. Lo accontentai, anche io ero in vena di giochi. Si unì anche il cervo e lasciai che mi seguisse.
All'alba, mi trasformai e i miei amici mi aiutarono a vestirmi.
James, Peter e Sirius. Se non fosse stato per loro, avrei potuto ferirmi da solo, ancora e ancora.
«Stai bene Moony?»
Sirius mi toccò la fronte, assicurandosi che non avessi la febbre, come di consueto. Stavo bene, ero felice.
«Sì» tossì, e mi toccai l'addome dolorante. Le ossa e i muscoli facevano male, però era un dolore del tutto sopportabile. «Non sono mai stato meglio.»
«Amico, sei pallido come un cencio» disse James prendendomi in giro.
«Tieni, mangia.» Peter mi passò della cioccolata e io la mangiai. Ringraziai tutti loro con estrema sincerità.
«Credevo fosse una cattiva idea, quella degli Animagus, un'idea del cazzo.» Mi venne una fitta di dolore dietro la schiena. Continuai a parlare a denti stretti. «Invece è stato meraviglioso, cazzo. Siete fantastici, tutti voi.»
«Per il nostro Moony, questo e altro!» disse Sirius orgoglioso di sé.

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