21. Caos

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La musica è a tutto volume in sala. Le persone ballano scatenate ed ebbre di alcol. Io potrei essere un pochino ubriaco perché sento la mia testa leggera come una piuma.
Qualcuno mi tocca sulla spalla e per girarmi per poco non perdo l'equilibrio.
«Io vado un attimo fuori a fumare.»
«Vengo con te, Re!» grido per farmi sentire e mi aggrappo al suo braccio. Lui mi prende la mano, per non perdermi tra la marea di ragazzi.
Appena siamo fuori ci lasciamo alle spalle la musica a palla e il caldo.
Remus si accende la sigaretta e si va a sedere alla scalinata. Non siamo soli, ovviamente. C'è un brusio attorno a noi e un andirivieni di gente che entra ed esce dalla discoteca.
«Questo rave è un fottuto caos.»
«Non dirmi che non ti stai divertendo!»
«Ballare a caso sotto canzoni che di solito metto come sottofondo per leggere lo trovo strano» dice sorridendo. Gli chiedo una sigaretta e lui me la dà di buon grado.
Me l'accendo e tiro una bella boccata di fumo. «Lana del Rey fa delle belle canzoni da ballare.»
«Tristi, commoventi, un po' depresse, ma non da discoteca.»
«Vuoi solo sembrare un fico. Quando ti presenterai a un bel tipetto dirai "io sono Moony, mi piacciono il tè caldo, il profumo dei libri, la cioccolata, e odio le discoteche perché Lana del Rey non si tocca in certi sudici ambienti".»
Remus scoppia a ridere. «Intanto non mi presenterei mai come Moony. Secondo, potrei definirmi come un intellettuale povero, al massimo.»
«Sembreresti comunque uno strafico. "Ciao sono Remus e indosso gli occhiali per leggere".»
«Non è colpa mia se non ci vedo da vicino!»
«Ti sei rovinato la vista dopo tutti quei libri letti.»
Remus scuote la testa, mentre prende un'altra boccata di fumo. «I miei scoprirono che avevo 'sto problema all'età di cinque anni. A quanto pare, avevo detto loro che non vedevo bene i disegni sui libri per bambini.»
Faccio un gesto esagerato con le mani. «Vedi? C'entrano sempre i libri.»
Remus mi dà una spallata e io ricambio, per poi stendermi con il capo sulle sue gambe. Lui mi lascia fare e mi accarezza i capelli.
«Gli altri saranno ancora dentro?» chiede, spegnendo la sigaretta.
«Che t'importa, hai me.»
«Ti ricordo che è Lily la conducente. Ci deve portare lei a casa.»
Faccio ruotare gli occhi al cielo. «Senti, saranno a pomiciare da qualche parte. Lo sai com'è James.»
Sospiro portando la mano sul viso di Remus. «Vorrei pomiciare anche io.»
Lui sorride divertito e indica l'intero cortile. «È pieno di ragazzi e ragazze.»
Sbuffo. «Non qualcuno a caso.»
«E chi allora?»
Faccio un sorriso sbilenco e gli sfioro le labbra con il pollice. Perché cercare di abbordare uno sconosciuto quando ho Remus?
Lui pare mi abbia letto nel pensiero. Si abbassa e mi bacia. Le farfalle che sento dentro lo stomaco mi scombussolano tutto.
«Contento?» sussurra e io scuoto la testa in segno di diniego. La fine dei nostri baci mi rende sempre scontento.
«Razza di viziato» dice, prima di baciarmi di nuovo con più ardore. Porca miseria, sono pazzo di lui.
Remus non si stacca finché non abbiamo più fiato. Mi fa alzare a sedere, e io mi sistemo per appoggiarmi alla sua spalla. Lui ha tirato fuori un'altra sigaretta e se l'accende. Mi fa fare tre tiri.
«Sirius.»
«Mh?»
«Tu mi piaci tanto.»
Lo fisso per diversi istanti, che sembrano minuti oppure ore intere. Non riesco a connettere bene i neuroni, a causa dei quattro drink che ho bevuto.
«Anche tu, Re. Tanto.»
«Non te lo sto dicendo tanto per dire, sono serio. Mi piaci e io non sopporto l'idea che questi baci possano finire da un momento all'altro.»
«Avranno fine solo quando mi supplicherai» dico con fermezza. «Altrimenti puoi scordarti anche solo di sperare che io mi stanchi mai di noi, dei nostri baci.»
Remus mi sorride e mi squadra. «Hai bevuto tanto, vero?»
«Oh sì, mi gira la testa come una trottola.»
Gli devo stringere la spalla, perché so già come potrebbe andare a finire: lui penserà che ho parlato guidato dall'alcol che mi circola in corpo, ma non è così. Io penso davvero quelle cose.
«Domani dimmelo di nuovo, così vedrai che sto dicendo il vero» ammicco.
«Anche perché se non è così, mi ferirai, e tanto.»
«Moony» mi avvicino quel tanto che basta per essere a pochi centimetri dal suo viso. «Io non ti ferirei mai e poi mai.»
«Lo prometti?»
Alza la mano. Sorrido mentre i nostri mignoli si intrecciano.
«Certo, lo prometto.»

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