𝑓𝑜𝑢𝑟

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Avevo tutto ciò che mi serviva e non mi rimaneva che tornare a casa, ma per ovvi motivi decisi di indugiare ulteriormente per le strade della città

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Avevo tutto ciò che mi serviva e non mi rimaneva che tornare a casa, ma per ovvi motivi decisi di indugiare ulteriormente per le strade della città. Ero ipnotizzata dalla vivacità che si muoveva sotto ai miei occhi, dall'odore di salsedine e dalle navi che facevano ritorno ad Approdo del Re. Potevo udire i pescatori urlarsi a vicenda, benché non riuscissi a distinguerne le parole: i loro volti parlavano per se.

Era una tortura privarsi di tutta quella vita, della libertà che si respirava al di fuori delle mura di casa, ma non avevo scelta.

Dopo aver lanciato un ultimo malinconico sguardo a quella immensa distesa d'acqua, ancorai il braccio al paniere, e mi decisi a ripercorrere la strada al contrario, passando per vicoli stretti e sporchi, in modo da non destare attenzione. Peccato che gli Dei, quel giorno, avessero altro in serbo per me.

Affrettai il passo, certa che non avrei più avuto impedimenti per strada, e mi godetti gli ultimi raggi di sole prima di essere coperti dalle torri sovrastanti. "Si faccia da parte!" esclamò improvvisamente una voce, seguita da un trottare di zoccoli di cavallo. Mi fu chiaro come la verità che quella giornata, prospettata come bellissima, si stesse trasformando in un incubo.

Mi appiattii al muro spigoloso con la speranza di non essere travolta dai cavalli, che trottavano veloci, e quando credetti di averla scampata per un soffio, ecco che qualcuno decideva di svuotare dell'acqua dal balcone, sulla mia testa. Una grossa quantità d'acqua, per giunta.

Annaspai, con gli occhi che bruciavano per colpa del carbone, il quale – scioltosi – si era fermato tra le mie ciglia. Decisamente gli Dei si stavano prendendo gioco di me!

Mi strofinai alla svelta gli occhi imperlati di quella sostanza scura, ma nel farlo il mio cuore cedette.

Non ero sola.

Davanti a me, gli stessi cavalli che ore prima mi erano sfrecciati accanto, sostavano con i loro cavalieri in groppo. Riconobbi Ser Criston, sul cavallo bianco, e il Principe Aemond, con la sua chioma platino a solleticargli il busto.

Fu automatico per me temere la morte. Eppure, ciò che accadde dopo fu molto più terrificante di ciò che mi aveva spaventata prima. "non dirai una parola di ciò che hai visto, sono stato chiaro?" il Principe, col suo unico occhio sano, intimò Criston in un modo così gelido che persino io trasalii. Egli si allontanò di fretta, senza obbiettare. Quello che voleva sembrare essere un gesto di pietà, apparve nella mia testa come una sorta di giochino malato, che aveva uno scopo ben preciso.

"e tu chi sei, piccola bastarda?"

𝐁𝐋𝐎𝐎𝐃 𝐀𝐍𝐃 𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora