𝑛𝑖𝑛𝑒

465 18 3
                                    

 Spezzettai con le posate le frittelle che Aemond aveva portato in camera una ventina di minuti dopo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Spezzettai con le posate le frittelle che Aemond aveva portato in camera una ventina di minuti dopo. Mi aveva guardata, con sguardo indecifrabile, mentre ingoiavo qualche boccone di amarezza. Lo stomaco si era chiuso del tutto, si stringeva su se stesso torturandomi, e quelle misere forchettate di colazione scesero giù a forza.

"Forse è meglio andare" lasciai cadere le posate, le quali cozzarono sonoramente contro il piatto, e mi alzai per assicurarmi di avere i capelli a posto. Neri.

Nell'esatto momento in cui ci addentrammo per i corridoi, diretti alla sala del trono, un brivido di freddo mi percosse la spina dorsale. Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei ritrovata in una situazione come quella. Andavo incontro ad un fato incerto, e molto spesso infame. Forse gli Dei volevano giocare con me per un po', prima di farmi morire tragicamente come ogni bastardo prima di me.

"Aspetta," mi fermò Aemond a metà strada, arrestando i suoi passi bruscamente. Abbassò lo sguardo sulla mia mano, e tentennante la afferrò, "Non saremo credibili se mi stai così lontano" 

Il suo occhio sano lambì i miei, poi dopo aver accolto la mia mano nella sua, più grande e liscia, ricominciò a camminare. Potevo udire i battiti del mio cuore pulsare in gola, nelle orecchie, nei polpastrelli, e i suoi stivali calpestare il pavimento in pietra con un rumore secco. Mi concentrai su quest'ultimi per distrarmi dalla paura. Ma poco dopo, una figura sconosciuta, entrò nel mio campo visivo. Dapprima, potei scorgerne soltanto i contorni, una chioma argentea ed un abito blu notte. E, proseguendo, man mano che si avvicinava, i tratti marcati ma dolci di un viso molto familiare che però non avevo mai visto. "Principe Aemond" salutò la donna, indugiando con lo sguardo su di me, e sulla mano intrecciata a quella del ragazzo. "Sorella"

Ci superò velocemente, senza darmi il tempo di metabolizzare la mia prossima mossa. Tuttavia bastarono pochi secondi per realizzare che quella donna non era altre che Rhaenyra Targaryen. La Delizia del Reame, l'Erede al trono designata da Re Viserys. 

Ammiravo molto la sua determinazione contro i misogini che detestavano l'idea di essere guidati da una donna. La realtà era che gli uomini temevano le donne al potere, temevano di aggregarsi a qualcosa che avrebbe spodestato i loro culi privilegiati dalle poltrone che per anni li avevano agevolati. Ed era ovvio che avrebbero impedito a Rhaenyra di diventare regina.

Ad ogni modo, purtroppo giungemmo a destinazione. La porta era spalancata , lasciandomi una completa visuale della navata che portava al trono di spade. Si diceva che, qualora vi ci fosse seduto un uomo non degno, egli lo avrebbe ferito. Re Viserys era in piedi, e ci dava le spalle, mentre discuteva con Alicent a voce bassa. Per qualche secondo ebbi la sensazione di dover vomitare, come se qualcuno mi avesse dato un pugno fortissimo nello stomaco, ed Aemond dovette accorgersene, perché mi strinse la mano più forte. 

Era il minimo che un uomo come lui riuscisse a dimostrare.

In seguito avvenne l'inevitabile. Re Viserys e Regina Alicent si voltarono nella nostra direzione. Il primo interdetto, incapace di nascondere la chiara confusione sul suo viso.  D'altro canto Alicent parve accendersi di furia quando notò le nostre mani. "Che cosa significa?" scattò infatti, costringendoci ad entrare nella sala. Ero terrificata, il sangue mi si era ghiacciato nelle vene.

  "Padre," Aemond si inchinò immediatamente, spronandomi a fare lo stesso. Fu un azione meccanica, la mia; non credevo di essere ancora in grado di muovere un muscolo dopo lo sguardo di fuoco ricevuto dalla Regina. La mia mente sembrò spegnersi, di lì in avanti, e mentre Aemond al mio fianco esponeva al cospetto del Re il desiderio di avermi come compagna per la vita, attesi. Attesi che Alicent sbottasse nuovamente, perché sapevo che lo avrebbe fatto.

 "Aemond, come puoi non capire? Porti qui una donna di dubbia provenienza, dichiarando di volerla sposare, senza mettere in conto della nostra alleanza con i Baratheon? Abbiamo promesso che avresti sposato la figlia di Borros, non puoi mettere in pericolo la nostra casata in questo modo"

Tutto girava intorno alla politica. Le persone erano ridotte a pedine e i più sfortunati si trasformavano in esseri di contorno la cui morte non sarebbe stata pianta da nessuno. Che sdegno, realizzai.

Viserys sembrò non soffermarsi sul mio aspetto, e così come le cappe dorate quel giorno, non si curò minimamente dei miei occhi porpora. "Alicent," mormorò dolcemente, cercando di calmare gli animi. Dopo si rivolse a me. "Da dove provieni?" 

Il piano di Aemond sarebbe sicuramente fallito se avessi dichiarato la verità. Ma nascondevo troppi segreti, e non avevo intenzione di aggiungere un'altra bugia al mucchio che già girava attorno alla mia esistenza. "Vostra Maestà, il mio nome è Rea e provengo dal fondo delle pulci. Non ho molto da offrire, a dire il vero"

Proseguirono attimi di silenzio, in cui ebbi il terrore di alzare lo sguardo sul Principe, prima di ottenere un responso da parte di Viserys. Si schiarì la gola, e finalmente parlò. Peccato che ciò che avrebbe detto non mi sarebbe piaciuto affatto.

"Lascerò che Aemond possegga questa donna come accompagnatrice, ma quando sarà necessario, egli adempirà ai propri doveri." 


𝐁𝐋𝐎𝐎𝐃 𝐀𝐍𝐃 𝐓𝐄𝐀𝐑𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora