E' in atto da vent'anni, uno sterminio di bambini bastardi avuti dai Targaryen, ordinato da Re Viserys - manipolato dalla Regina Alicent. Rea è una di quelle, che scappa sin da quando era in fasce, per avere salva la vita. I capelli d'argento e gli...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Mia madre aveva deciso di espormi a corte, per dimostrare la mia legittimità. E dopo tanto tempo, mi osservai allo specchio senza dover temere di coprire i capelli argentei. Erano i miei, ed erano meravigliosi. Filamenti chiarissimi come i raggi lunari adornavano quello che era il mio vero aspetto. "Sei mia figlia, non potranno contestarlo" mi rassicurò Rhaenyra, poggiando le sue mani sulle mie spalle con delicatezza.
La guardai attraverso lo specchio, ponendole una domanda esistenziale che mi aveva tenuta sveglia tutta la notte. "Non è controsenso aver nascosto me, l'unica figlia ad avere lo stesso aspetto dei Targaryen, tenendo però sotto al naso i miei fratelli, che non vi somigliano affatto?" non volevo offenderla con quella mia constatazione, ma da quando avevo abbandonato Lily, non ero più riuscita a tenere a freno la mia lingua curiosa. Tendevo a mettere da parte le buone maniere mentre cercavo di scoprire il motivo della mia esistenza.
Mia madre abbassò lo sguardo impercettibilmente, come riportando alla memoria dei ricordi dolorosi e difficili da rivangare. "Le cose al tempo erano molto più complicate, Issa riñītsos. Alicent sapeva che tu eri l'unica in grado di salvarmi dalle calunnie di adulterio, perché sei la mia esatta copia. Perciò pianificava di strapparti via dalle mie braccia con la forza. Ti avrebbe uccisa per dimostrare ulteriormente a corte il mio adulterio. Ma io ero pronta a morire pur di tenerti al sicuro da lei."
Le sue lacrime mi bagnarono il colletto dell'abito rosso e nero che avevo deciso di indossare, per onorare la mia casata. Non quel disgustoso verde menta che sfoggiavano i figli di Viserys. "Mamma," sussurrai dispiaciuta. Lei era disposta a tutto per me, persino perdere la vita. Sarei stata disposta a fare lo stesso?
"E' arrivato il momento di andare" ci interruppe Daemon, sull'uscio della porta. "Ho chiesto udienza a mio fratello, e sembra che la sua intera famiglia sia presente e curiosa di sapere perché"
Con Daemon avevo speso poche parole, da quando lo avevo conosciuto, ma mi aveva sempre trattata con riguardo e gentilezza, perché sapeva che mia madre mi amava. E da come la guardava, non mi fu difficile capire cosa provasse per lei.
Attraversai con mia madre e suo marito, il corridoio della Fortezza Rossa che ci portava alla sala del Trono. Il tutto in un religioso silenzio che mi permise di udire il battito del mio cuore fin dentro la gola. Era estenuante, e anche se sapevo di non dover provare paura, questa aveva attaccato il mio stomaco stringendolo in una morsa.
Quando superammo la gigantesca entrata, calò un silenzio innaturale che mi mise i brividi. Tutti mi guardavano come se fossi stata un fantasma. Tutti fissavano i miei capelli argentei rilucere grazie ai raggi del sole che penetravano attraverso le finestre. La fazione dei Verdi, e in particolare mio zio Aemond, aveva sbarrato l'occhio ametista e stretto i pugni. Alicent parve avere un mancamento, nel tentativo di mantenere la calma di fianco al Re.
Tutti e tre ci inchinammo immediatamente, poi mia madre prese parola. "Vostra Grazia," si schiarì la gola "Quest'oggi sono qui per dichiarare la mia seconda figlia, Rea Targaryen, al vostro cospetto-"
La Regina non sembrava d'accordo con la decisione di mia madre, e come una furia, la interruppe, puntandoci il dito contro. "Rea ha ingannato Sua Maestà nella sua stessa casa, così come Rhaenyra, nascondendo l'identità di sua figlia per diciassette anni!"
Ma Daemon si intromise scaltro e veloce, oltraggiato da quella donna che avrebbe ucciso più che volentieri.
"A dire il vero, se vogliamo essere puntigliosi, è stato vostro figlio Aemond a ingannarvi, Vostra Grazia. Ha trascinato un innocente nella fossa dei serpenti, costringendola ad essere una mera donna di piacere".
Nuovamente, il silenzio.
La vergogna mi schiaffeggiò, ma nonostante essa mi bruciasse, non osai abbassare lo sguardo. Perché non era colpa mia, e non ero tenuta a giustificarmi.
Aemond non parve della stessa idea, e quando tutti si girarono a guardarlo, egli abbassò il capo con le orecchie arrossate. "Si è scopato sua nipote?" udii sussurrare da qualcuno senza alcun pudore.
Re Viserys colse l'occasione per prendere parola, risvegliandosi dal torpore e dalla manipolazione di sua moglie, dichiarando: "E' identica a sua madre, non potete negarlo" ed un brusio si alzò nella sala del Trono. Ma Viserys non aveva finito.
"Non condannerò una figlia legittima del nostro casato. Rea è mia nipote, una Targaryen, e le prove sono inconfutabili"