E' in atto da vent'anni, uno sterminio di bambini bastardi avuti dai Targaryen, ordinato da Re Viserys - manipolato dalla Regina Alicent. Rea è una di quelle, che scappa sin da quando era in fasce, per avere salva la vita. I capelli d'argento e gli...
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Ovvie furono le ragioni per cui non rivelai a Lily dell'incontro col Principe, e di come avevo scampato la morte, ben conscia che ad attendermi vi fosse di peggio. Avevo cercato di non pensarci più, di tenere duro, aiutando la donna che mi aveva cresciuta con il negozio, ma il pensiero era fisso e costante.
Passai diverso tempo al forno, prendendo quasi completamente il posto di Lily e costringendola a riposarsi. Mi aiutava a calmarmi.
O forse mi stavo semplicemente nascondendo?
Ero terrorizzata all'idea di rivedere la figura slanciata di Aemond, pronto per uccidermi, rimediando alla volta in cui mi aveva lasciata fuggire. Tantissime le domande, per le quali non ero molto propensa a ricevere la risposta. "Sono settimane, Rea. C'è qualcosa che non va?" Lily aveva il viso scarno e le occhiaie scure benché avessi sperato potesse riposare e recuperare le forze. Ma ignorai la domanda in cui, chiaramente, lei mi faceva notare di quanto fossi strana e poco presente.
Infornai per la seconda volta, quel pomeriggio, riponendo con attenzione l'impasto nell'apposito spazio. E attesi. Attesi che Lily dimenticasse di avermi posto quella domanda, finsi di essere stata troppo distratta per accorgermene, ma quando ella mi interpellò nuovamente, i sensi di colpa bussarono alla porta. "E' così che mi ripaghi dopo averti tenuta in vita tutti questi anni? Respiri perché io respiro, Rea!"
Strinsi la pala tra le mani tremanti, senza avere il coraggio di voltarmi. Come potevo affrontare la mia tutrice, se non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia?
"va tutto bene Lily, te lo prometto"
E probabilmente quella promessa la feci a me stessa, per convincermi che sarebbe davvero andato tutto bene. Anche se sapevo che la mia fine era in realtà già segnata.
Lily lasciò la stanza arrabbiata: benché non potessi vederla, il suo passo pesante e il respiro incontrollabile lasciavano bene intendere che mi avrebbe punita. E come potevo darle torto, d'altronde?
Non seppi quanto tempo passò, percepivo soltanto le guance bollire per via del calore del forno e la fragranza dell'ultima infornata della giornata invadermi le narici. Il sole era calato, e dalle finestre potevo scorgere un cielo limpido e pieno di stelle, i grilli frinire e il chiacchiericcio degli uomini che rincasavano.
Ero certa che a breve avrei potuto rintanarmi tra le coperte morbide del mio giaciglio, ed ero in trepidante attesa di tornare a nascondermi nonostante mesi addietro lo avessi odiato. Dovevo tenermi cara la vita che Lily aveva faticosamente protetto per me.
Cos'era un'ora d'aria in confronto alla salvezza?
"Hai qualcosa per me, piccola bastarda?"
All'improvviso rinsavii dal torpore, impallidii violentemente, e in men che non si dica rividi tutta la mia vita scorrermi sotto alle ciglia. Perché ero sicura che presto sarebbe finita. Lui era lì.
Quando ripresi possesso del mio corpo, e lo vidi entrare definitivamente nel negozio di Lily, notai che indossava un cappuccio diverso dall'ultima volta. E ricordai anche di quello che mi aveva donato. Curioso, mi osservava in attesa di una risposta. "Ecco..-" con le gambe pietrificate, indicai alle mie spalle "..Il pane non è pronto, Vostra Grazia. Ma c'è qualche focaccia avanzata,"
Deglutii a secco, con la gola inaridita.
Ma Aemond si incupì. "Gli avanzi li diamo ai maiali, attenderò per il pane"
E nel frattempo si avvicinò ulteriormente, fino a fermarsi di fronte al bancone. Di fronte a me, che - con le ultime forze mentali rimaste, mi affrettai a controllare la cottura del pane affinché lui potesse andare via il prima possibile.
"quel nero sui capelli ti spegne" mi fece notare, come se nascondere il vero colore della mia chioma fosse quasi offensivo. Mi morsicai le labbra, occhieggiando le finestre e la porta spalancata del negozio. Non volevo che qualcuno ci sentisse. "Shh," sussurrai allarmata. Mi affrettai a chiudere la porta, e a ritornare nuovamente dietro al bancone.
"Perché avete deciso di risparmiarmi la vita?" continuai, decisa ad ottenere qualche risposta ora che non correvamo rischi di essere beccati. "che c'è, vuoi morire?" replicò in risposta, poggiando le mani sulla superficie, soltanto per avvicinare il suo volto gelido al mio. "Cos'è che volete davvero? Mi sembra che abbiate già tutto"
Ma la mia insolenza venne messa a tacere immediatamente. "Sei molto curiosa, ragazzina. Ebbene, ti dirò ciò che voglio,"
Rimasi immobile, in attesa, con le viscere in fiamme. "Mia madre crede che promettendomi in sposo ad una delle figlie di Borros Baratheon, eviteremo la guerra. Sono d'accordo con l'adempiere ai doveri, ma non mi piegherò mai ad una donna."
Ero confusa. Perché mai Aemond Targaryen avrebbe dovuto rivelarmi una tale strategia da parte della Corona? A quale scopo?
Non ci mise molto a chiarire il suo punto di vista. "Dovrai collaborare con me, se non vuoi essere uccisa. Ma soprattutto, se vuoi che la tua mamma rimanga al sicuro."
Il mio petto si infiammò. E realizzai: Lily si era sacrificata per anni, con il solo compito di proteggermi. Adesso toccava a me fare lo stesso per lei. "Cosa posso fare per voi?" replicai stanca. Non c'era motivo di combattere con Aemond, perché sapevo che avrei perso.
Aemond parve soddisfatto, quando fece il giro del bancone, per fermarsi di fronte a me. A pochi centimetri dal mio naso. Poi si sporse verso il mio orecchio affinché potessi udirlo con chiarezza.
"Dovrete fingere di essere la mia fidanzata, e questo potrebbe comportare dei sacrifici, piccola Rea. Forse saprai già cosa succede tra un uomo e una donna.."
Sentii il formicolio dovuto al calore della sua bocca vicino alla mia pelle, ed un senso di nausea aggrapparsi allo stomaco. Avevo diciassette anni appena compiuti, ma sapevo bene cosa succedeva tra un uomo ed una donna. Andare via con Aemond equivaleva a giacere con lui. Ma d'altronde, benché non mi entusiasmasse, quella proposta mi sembrava l'unico modo per tenere al sicuro chi amavo, e nel frattempo continuare a vivere.
"Ci sono tante puttane al fondo delle pulci, sceglietene una" scattai, con gli occhi umidi.