Capitolo 29

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٠ se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così posso vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci ٠


Il viaggio verso Londra si stendeva davanti a noi come una lunga striscia di asfalto, avvolta in una notte limpida e silenziosa. Il rombo costante del motore era l’unico suono che riempiva l’abitacolo, ma c’era una quiete tra me e Lyliane che andava oltre il semplice silenzio. Era una quiete carica di emozioni non dette, di tutto ciò che era successo nelle ultime ore. Ancora non riuscivo a credere di averla qui, accanto a me, viva, in salvo. Il pensiero di perderla mi aveva quasi distrutto.

Era stato un incubo, una discesa nell’oscurità più profonda quando l'avevano rapita. Il tempo che avevo trascorso a cercarla sembrava infinito, ma alla fine l’avevo trovata. Non avrei mai smesso di cercarla, nemmeno se ci fosse voluto il resto della mia vita.

Mentre guidavo, mi voltai un attimo per guardarla. Lyliane era seduta sul sedile del passeggero, con la testa appoggiata al finestrino, gli occhi fissi sul paesaggio che scorreva fuori. La luce della luna illuminava il suo profilo delicato, evidenziando la curva dolce delle sue labbra e il contorno deciso del mento. Sembrava fragile e forte allo stesso tempo, come una guerriera sopravvissuta a una battaglia che l’aveva segnata ma non spezzata.

Non avevamo parlato per niente da quando eravamo saliti in macchina. La tensione del momento ci aveva lasciati entrambi esausti, ma c’era qualcosa che dovevo dirle, qualcosa che sentivo dentro come un peso sul petto, un’urgenza che cresceva ogni minuto che passava. Dovevo dirle quanto lei fosse importante per me, quanto mi avesse cambiato la vita, quanto non potessi immaginare un mondo senza di lei.

-La strada è ancora lunga. Vuoi fermarti un po’?- le chiesi, cercando di mascherare la mia agitazione.

Lyliane mi guardò, i suoi occhi cioccolato per qualche motivo scuri e cupi. Non mi rispose e si voltò di nuovo verso il finestrino.

-Lylia?-

-Perché sei venuto, Adrian- la sua domanda mi fece gelare e la guardai stranito. Ora Lyliane era girata verso di me e mi guardava fisso -Ferma la macchina-

Annuii e quando vidi un cartello stradale che segnalava un hotel non troppo distante, imboccai l'uscita e parcheggiai momentaneamente sul ciglio della strada.
Lyliane scese dalla macchina e io la seguii dopo che spensi il motore. Eravamo in mezzo alle campagne gallesi e non c'era niente e nessuno.

Solo io e lei.

-Lyl, che succede?-

-Ti hi chiesto una semplice domanda a cui tu ancora non hai risposto- disse freddamente.

-Stai scherzando vero?- le sue parole mi facevano ridere e non potevo crederci veramente.

-Non saresti dovuto venire, me la sarei cavata da sola- mi avvicinai a lei e le alzai il viso per guardarla negli occhi. Lyliane era una donna alta, ma senza tacchi ora in confronto a me dovette alzare il viso per guardarmi.

I suoi occhi erano vuoti e sembravano dirmi come... lasciami da sola.

-Amore, che succede? Perché ti comporti così?- feci per abbracciarla ma lei si allontanò di scatto e rimasi di stucco.

-Adrian non mi toccare! Ti ho detto che non saresti dovuto venire!- si mise le mani nei capelli e cercò di prendere dei respiri profondi.

-Lyliane ma cosa dici! Ti ho cercato per sette giorni e ogni secondo della mia esistenza mi sentivo una nullità e tu mi parli così! Guardami Lyliane, guardami!- la presi per le spalle e vidi i suoi occhi pieni di lacrime.

When the sun meets the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora