CAPITOLO 4.

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Stanotte non sono riuscita a dormire bene

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Stanotte non sono riuscita a dormire bene.
Non facevo altro che girarmi e rigirami nel letto, sperando non suonasse mai la sveglia.
Ovviamente non ha funzionato.
La mia sveglia è suonata alle 06:00, in punto.
Ho subito iniziato a prepararmi, cercando di dimenticare gli inconvenienti di ieri.
Anche questo, non ha funzionato.
Non fraintendetemi, so dimenticarmi delle cose o delle persone facilmente, ma questa volta mi è risultato parecchio difficile.
Appena scesa per la colazione, nè mia madre nè mio padre mi hanno degnato della  minima attenzione.
Mia sorella, mi lanciava occhiate come per dire: "sono fatti così."
Mio fratello?
Sta sbrigando alcune faccende ma sono sicura che quando tornerà mi farà la sua solita ramanzina.
Finisco di mangiare il mio biscotto, sparecchio e mi alzo da tavola.
Sono già vestita, devo soltanto prendere le chiavi della mia auto e andare.
Ma sono ancora qui, in cucina.
<<Buona giornata.>> Li guardo uno ad uno.
<<Ho detto 𝑏𝑢𝑜𝑛𝑎 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑎.>> Ripeto, alzando gli occhi al cielo.
<<Sarebbe impossibile non sentirti, Hazel.>> Mio padre, mi da questa risposta, finendo di leggere il suo giornale.
<<Allora perché non mi rispondete? Il gatto vi ha mangiato la lingua, eh?>> Un tonfo e poi mia madre che si alza dalla sedia e mi guarda malissimo.
<<Pretendi veramente che ti salutiamo dopo la pessima figura che ci hai fatto fare, ieri sera?>>
Non lo ha detto davvero.
<<Come scusa?>> Forse ho capito male io.
<<Hai sentito, Hazel. Ieri ci hai fatto fare una pessima figura con Mattew e Travis, ti sei comportata come una ragazzina!>> Sbotta, urlando.
Non è da lei.
<<Seriamente? Come fai ad essere così egoista! Mi avete mentito, tutti quanti. Sapete quanto io tenga alla zia ma ve ne siete altamente fregati, di me e di quello che avrei potuto provare. Nonostante ciò, ho messo da parte l'orgoglio e ho cercato di far andare tutto per il meglio almeno oggi!>> Non riesco a controllarmi.
Perché deve sempre finire così?
<<Hazel Anne Turner, non permetterti ad alzare la voce con me!>>
<<Ma sei tu la prima che lo ha fatto!>> Si avvicina con grandi falcate a me.
Rimango fissa sulla mia posizione.
<<Abbi almeno la decenza di chiedere scusa.>> Scuoto la testa.
<<Mi dispiace mamma, ma no. Posso chiederti scusa per aver fatto quella scenata ieri, questo sì, potevo contenermi, ma non ti chiederò scusa per aver detto quelle cose perché o prima o poi l'avrei comunque fatto.>> E me ne vado.
Non capisco perché non riescono a capirmi.
Non capisco perché devono fare sempre di testa loro, senza chiedere a me.
Non voglio decidere per loro, ma almeno vorrei far parte della discussione visto e considerato che è una cosa che mi riguarda a pieno.
Mia madre è sempre stata così.
Non è mai riuscita a capirmi in tutto e per tutto.
Certo, questo non esclude al fatto che le voglio un mondo di bene e non la cambierei per niente e nessuno, ma vorrei soltanto che qualche volta si mettesse nei miei panni.
So che anche per lei è difficile questa situazione.
Insomma, tutti questi paparazzi sempre intorno che non ti lasciano un minimo di aria, tutto che dev'essere perfetto, o per lo meno sembrare di esserlo.
Ma la realtà è tutt'altro.
Parcheggio e scendo dall'auto, un po' titubante.
Non voglio pensare che anche oggi dovrò rivedere quella faccia da schiaffi di Travis Lewis.
Ieri sera è stato il colmo, ed è il fatto che dovrò sopportare la sua presenza tutti i giorni a casa mia, mi fa innervosire ancora di più.
Cammino, intenta a ripetere la lezione che ha spiegato il professore ieri.
Oggi ci sarà un esame molto importante e non ho intenzione di andare male, anche se non ho studiato come le altre volte, deve andare bene.
Non devo fallire.
Non posso fallire.
<<Ciao, Hazel.>> Leila mi affianca, mentre continuo a camminare.
<<Ehi, anche tu hai lezione con Morgan oggi?>>
Annuisce, sconsolata.
<<Avanti, non fare quella faccia... non è poi così male.>> Cerco di convincermi anche io.
<<Nah, perché dici questo? In fondo, l'unica cosa che dovrebbe fare bene non la fa: insegnare.>> Sospira, delusa.
<<Non pensarci, vedrai che l'esame andrà bene. Ti sei impegnata, è questo l'importante.>> Mi fa un piccolo sorriso e entrambe entriamo in aula.
O meglio, ci fermiamo sulla porta.
Nella nostra aula di comunicazione e marketing ci sono un sacco di persone che, ispezionandole attentamente una ad una, non ho mai visto nel nostro corso.
Mi volto verso la figura del professore.
<<Non può essere.>> Serro i pugni lungo i fianchi, tant'è che i fogli  che tenevo in mano  mi cadono a terra.
Lui fa scattare il suo sguardo su di noi.
<<Posso aiutarvi, signorine?>>  Incrocia le braccia al petto con aria di superiorità.
<<Veramente noi...>>
<<Assolutamente, volevamo soltanto seguire la nostra lezione.>> Interrompo Leila che stava per parlare.
<<La vostra lezione, non è nell'altra aula?>> Questa è l'aula giusta, deficiente.
Non gli rispondo, prendo la mano di Leila e entriamo.
Ci sediamo ai primi banchi che troviamo liberi, ossia proprio quelli in prima fila.
<<Qualche problema, professor Lewis?>> Chiedo, con un sorriso stampato in volto.
Mi squadra da capo a piedi, anche se sono seduta e si gira dall'altra parte senza rispondermi.
Professionale, devo dire.
<<Mi spieghi perché siamo entrate? Non dovevamo fare un esame?>> Sussurra Leila, al mio fianco.
<<Rimandiamo, non ci hanno avvisate al riguardo.>>
<<Non hanno mandato neanche un email.>> Constata, lei.
<<Esattamente, si sono appropriati di quest'aula i ragazzi del corso di psicologia.>>
<<C'è qualche problema?>> Ci giriamo in contemporanea verso questa voce.
Travis non sta parlando con noi, come immaginavo, ma con una ragazza in terza fila.
<<No professore, mi scusi ma...>>
<<Niente ma, non ammetto che nelle mie lezioni ci sia qualcuno che disturba.>> La ragazza dal caschetto moro si fa piccola, piccola e abbassa la testa.
<<Veramente, stavo soltanto...>>
<<Non mi sembra di averglielo chiesto.>> È ancora seduto in cattedra, con quell'aria di superiorità.
Chi si crede di essere?
<<Via, Draco... più garbato.>> Okay, questo non è stato sussurrato.
L'ho detto ad alta voce, tant'è che Leila si volta verso di me con gli occhi sbarrati.
<<Puó ripetere?>> Travis si alza dalla sedia e mi guarda dall'alto verso il basso.
Mi alzo in piedi anche io.
<<Non vale la pena trattare così una studentessa. Stava parlando e allora?>>
<<E allora... stava anche disturbando.>>
<<Okay, ma ha chiesto scusa.>>
<<Non le voglio le sue scuse.>> Mi scappa una risata.
<<Lei non è neanche un professore, deve solamente spiegare qualcosa in più ai ragazzi del corso. Il vero professore è alla sua destra. Non perché è dall'altra parte della cattedra può venire qui e trattare male chiunque. Non ne ha il diritto.>>
<<Lei non ha il diritto di parlarmi così.>>
<<Forse.>> Alzo le spalle.
Il professore, che non conosco, passa lo sguardo da me a Travis.
Pensa veramente di poter parlare a me, così? Agli altri, così?
<<Esca fuori, adesso.>> Prendo la mia borsa e lancio uno sguardo a Leila, dicendole che se vuole può anche rimanere.
<<Va bene, signor Lewis... esco. Ma entrambi sappiamo che ho ragione.>> Gli faccio l'occhiolino e me ne vado, chiudendomi la porta alle spalle.
Sono ancora scioccata che il professore non abbia detto nulla al riguardo.
Anche solo per sgridarmi.
Quando si dice, essere raccomandati.
Proprio mentre sto per prendere il cellulare, questo squilla.
Sorrido e rispondo.
<<Ally, dimmi.>>
<<Sei pronta per stasera?>>
<<Ancora? Cosa c'è stasera? Sai che mi dimentico i compleanni, nel caso dimmi di chi è.>>
<<Non è un compleanno, nè qualcosa di elegante, solo una piccola festa.>>
<<Ti ricordo che devo studiare per i prossimi esami, in più non abbiamo quindici anni.>> Controllo l'orologio al polso e vedo che sono già le 09:00 passate.
Quel professore da quattro soldi mi ha fatto perdere un'ora del mio tempo.
<<Anche io, tesoro, ma non conta. Non puoi fare la monaca di Monza per il resto della tua vita.>> Mi scappa una risata, mentre raggiungo l'auto.
<<Lo so.>>
<<Dove sei ora?>>
<<Sto tornando a casa, ho appena finito la prima lezione.>>
<<Ma non avevi un'esame?>> Grazie Allison, per avermelo ricordato.
<<Esattamente, ti spiego stasera. Ora?>>
<<Fatti trovare pronta per le 22:00.>>
<<Eh?>> Chiudo lo sportello dell'auto.
Alle 22:00 sto al settimo sonno.
<<Che vecchia che sei, facciamo alle 21:00 e non si discute.>> Alzo gli occhi al cielo.
<<Vado, devo guidare.>>
<<Ciaoo.>> Rido e poso il telefono in borsa.
È da un sacco che non esco, nell'ultimo periodo sono stata molto occupata con gli esami.
Ma una serata di divertimento non mi farà male, no?

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