CAPITOLO 8.

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Porca puttana

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Porca puttana.
La giornata non poteva iniziare peggio di così.
Evidentemente, ieri ho preso troppo freddo e l'acqua che mi ha bagnato da capo a piedi non ha aiutato, vista la mia febbre a 38.3.
La sfortuna mi perseguita, ne sono sicura.
Ma, nonostante ciò, devo comunque andare in università e seguire le lezioni.
A breve dovrò dare un altro esame e voglio essere preparata.
Devo essere preparata.
Volendo, potrei anche non andare... ma non sono questo tipo di persona, per cui decido di prendere una semplice aspirina e vestirmi.
Non ho senso di nausea, per fortuna, ma il mal di testa incessante è presente.
E non lo chiamiamo anche il mal di gola?
Ieri potevo benissimo farmi i cazzi miei, sdraiata sul letto a guardare una delle mie serie tv, invece? Sono dovuta andare alla mia festa di compleanno, finendo per essere riaccompagnata a casa da Travis Lewis.
Devo ricordarmi di segnare sul calendario che quello è il mio giorno sfortunato e fa al quanto ridere visto e considerato che è anche il mio compleanno.
Comunque, devo coprirmi per bene se non voglio che la febbre mi salga quindi, maglione sia.
Appena finisco di mettere le scarpe, scendo le scale, intenta a ricontrollare ancora una volta la lezione che il professore terrà oggi.
<<Buongiorno, Hazel.>> Alzo il capo di scatto sentendo la voce di mio fratello, Benjamin, in piedi alla fine della scalinata, insieme ai miei genitori e mia sorella.
Dev'essere appena arrivato perché tutti lo stanno salutando.
<<'Giorno.>> Rispondo, prima di dirigermi verso la cucina.
Sono ancora arrabbiata con lui perché so che era occupato per via del lavoro, ma una chiamata o un messaggio di auguri l'avrei gradito.
<<Cosa succede?>> Sospiro e mi volto verso di lui, appena entrato in cucina, che mi sta guardando dalla soglia della porta con le braccia incrociate.
<<Cosa succede?>> Ripete la sua domanda.
<<Ti ho sentito, genio. Non sono sorda.>> Rispondo scorbutica e lui sbatte le palpebre ripetutamente, continuando a non capire.
<<Smetti di fare la bambina, Hazel, e rispondimi normalmente.>> Poso il latte che stavo per prendere, nel frigo, e lo guardo meglio.
<<Pensi di poter venire qui come se niente fosse e farmi la ramanzina per ogni singola cosa?>> Si sfrega le mani sul viso in maniera ripetitiva.
<<Sono tuo fratello, Hazel.>>
<<Appunto, non sei mio padre quindi non puoi dirmi quello che posso o non posso fare. Ho tutto il diritto di essere arrabbiata con te, per vari motivi.>> Incrocio anche io le braccia al petto e mi siedo sulla sedia.
Respira, Hazel.
Respira.
Le mani stanno iniziando a tremarmi e non credo sia per la febbre.
<<Oh sorellina, illuminami. Quali sono questi motivi?>> Respira, Hazel.
<<Non prendermi per il culo.>> Sbotto.
<<I termini.>> Dice, riprendendomi.
È serio?
Sta scherzando, vero?
Come se non bastasse, mia madre e mio padre sono appena entrati in stanza.
<<Hazel, prima non hai salutato tuo fratello.>> Mia madre si avvicina ai fornelli, dopo aver detto questa perla.
Non rispondo.
Calmati, Hazel.
<<Che stavi dicendo?>> Credo che Benjamin voglia morire.
<<Niente, devo andare.>> Faccio per uscire dalla porta ma mi ferma.
<<Hazel.>> Dal mio sguardo penso possa capire quanto disprezzo sto provando per lui, in questo preciso momento.
<<Spostati.>>
<<Dopo parliamo?>> No.
Non gli rispondo ma prendo la borsa ed esco.
Tutti quanti in quella casa pensano, alla veneranda età di 26 anni, di potermi dire quello che devo o non devo fare.
Come devo o non devo apparire alla televisione e come devo o meno comportarmi con gli ospiti.
Beh, mi dispiace per loro ma io non riesco a dire bugie e non riesco a fingere. Se qualcuno mi sta sul cazzo lo dico e se non lo faccio si nota dalla mia faccia.
Sono senza filtri e molte volte questo lato del mio carattere non mi ha aiutata.


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