Capitolo 6.

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  #SCARLETT

Quella mattina mi risvegliai a causa di una botta, seguita da un urlo.
"Cosa?" mi misi seduta sul letto, notando la piccola Maya dormire tranquilla alla mia sinistra. Scivolai le gambe fuori dalle lenzuola quando un altro rumore sordo arrivò alle mie orecchie.
Sistemai per bene la bambina nel letto, coprendola completamente con il lenzuolo che aveva gettato accidentalmente a terra, e uscii velocemente dalla stanza.
Un'altra botta.
Ma che stava succedendo in quella casa?
Camminai per il corridoio col cuore in gola: e se fosse un ladro? Non avevo con me nemmeno una mazza, una ciabatta, per affrontarlo.
"Nick! Fermati!"
Quando ormai ero sul ciglio delle scale in procinto per scendere, riconobbi la voce di Harry leggermente più alta del solito e le risate del piccolino provenire dalla cucina, insieme a svariati rumori. Sorrisi sotto i baffi per qualche secondo.
Entrai nella cucina, dove per poco non mi ritrovai stesa a terra, svenuta, davanti alla scena che mi si presentò: sedie sottosopra, tavolo caduto a terra, divano completamente girato. Per non parlare del frigo aperto con tutta la roba che strabordava di fuori.
"Cos'è successo qui dentro?" urlai con tutta la forza che avevo nel corpo, nonostante avessi ancora la voce impastata dal sonno, facendo così arrestare la corsa del piccolo Nick, inseguito da Harry, che solo in quel momento riuscì a prenderlo per il colletto della maglia.
"Zia Scar!" il bambino provò a scappare dalle grinfie di Harry, ma quest'ultimo non glielo permise.
"Stà fermo, marmocchio!" lo rimproverò il riccio, ricevendo una brutta occhiataccia da parte mia.
"Harry!" lo richiamai con voce alta e ferma. Come si permetteva di comportarsi così? Non erano i suoi figli e poi, non credevo che fosse opera di quell'angioletto tutto quel casino.
"Ma..."
"Niente ma!" lo rimproverai, andandogli in contro e liberando il piccolo Nick, che prontamente volle essere preso in braccio dalla sottoscritta.
Nemmeno ci misi più di tanta forza. Si arrampicò come meglio poteva tra le mie braccia, per poi fare una pernacchia al riccio, prima di stritolarmi in un braccio, in segno di gratitudine.
"Non penserai mica che tutto questo casino l'abbia fatto io?"
Come a leggermi nel pensiero, Harry sbarrò gli occhi.
"Beh..."
Un bambino così piccolo non poteva fare tutto quel baccano, insomma.
"Scarlett!" mi urlò contro lui, mentre Nick si affrettò a stringermi di più il collo, quasi soffocandomi.
"Non alzare la voce, che lo spaventi." accarezzai i capelli di Nick, girando le spalle al riccio.
"Comincia  a sistemare, io sveglio Maya e facciamo colazione tutti insieme." lo avvisai poi, prima di sparire per le scale.
"Prima devono fare il bagno, ricordalo!" mi sbraitò dietro il riccio, ricordandomi le parole di Susan, che era stata indisposta a lavare i due, ma che poi ci aveva avvisato prima di varcare la soglia della porta di casa sua.
Alzando gli occhi al cielo, raggiunsi velocemente la stanza dove avevo dormito quella notte.
Dopo aver appoggiato il piccolo sul letto vicino la sorella, sbadigliai e finalmente riuscii a sgranchirmi un po' le braccia. Quella notte, Maya, si era presa quasi tutto il materasso, facendomi quasi quasi cadere dal letto. Non avevo chiuso gli occhi per un bel po', e la stanchezza già si faceva sentire.
Il punto era che ci trovavamo solo al primo giorno. Benissimo.
"No, Nick!" riconobbi la voce impastata dal sonno di Maya, mentre voltandomi verso i due, notai Nick saltare sopra la pancia della sorella.
Oh mio Dio!
Mi affrettai a separare i due, mentre cominciai ad urlare come una pazza nella speranza che Harry mi sentisse.
Pochi secondi dopo, in camera mia fece il suo ingresso il riccio con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, osservandomi alle prese con quei due pazzi che ora si davano alle mani.
"Aiutami invece di ridere!" lo richiamai, sperando venisse in mio soccorso.
"Chi ha fatto quel casino in cucina?" mi chiese lui di rimando, restando sul ciglio della porta con le mani poggiate sui fianchi.
Sbuffai: non poteva aiutarmi e poi ne avremmo parlato con calma?
"Nick! Ma ora aiutami, ti prego."
Quella frase mi uscii dalla bocca involontariamente, mentre finalmente le braccia forti di Harry si allungarono verso i due bimbi che litigavano, allontanando la piccola -ma abbastanza forzuta- Maya, dalla parte opposta del letto.
"Così va meglio." dissi più che altro a me stessa, tenendo ben saldo tra le braccia il piccoletto.
Chi si aspettava che in due bimbi così bellini si nascondesse qualcosa di così pauroso?
"Adesso capisco il perchè ci abbiano affidato un maggiordomo." disse convinto Harry.
"Adesso capisco perchè Susan si è finta malata!" riposi prontamente io, ricordando le parole di Maya che aveva farfugliato quella notte.
Quando, giocando, mi aveva detto che sua nonna non aveva, in realtà, niente di grave e che l'indomani avrebbe avuto delle amiche a cena, a stento ci avevo creduto. Ma dopo questo spiacevole inconveniente mattutino, mi ero ricreduta. Magari i due bambini la facevano impazzire e, ricordandola come una persona loquace, chiusa nel suo bozzolo di quiete, poteva essere anche vero che si era sbarazzata di loro, dandoli a noi con una scusa, e ritornare alla sua normale, e monotona, vita di sempre.
Gli occhi verdi di Harry erano ancora puntati nei miei, con confusione, quando la piccola Maya riuscì a sfilar via, dato il suo minuto corpicino, dalle braccia forti del riccio.
"Dove scappi?" urlò il ragazzo, prima di sparire fuori la stanza per inseguire Maya.
Abbassai lo sguardo su Nick ancora stretto tra le mie braccia e questo ricambiò con un sorriso, seguito da una linguaccia.
Gli feci la stessa cosa prima di rialzare lo sguardo verso Harry, rientrato nella stanza in quel secondo, senza esser riuscito ad acciuffare la bambina e intento a riprendere un po' di fiato, mentre con un dito provava ad indicarmi.
"Non penserai mica..."
Non lo lasciai finire di parlare e "Sì, Harry. Ieri Maya mi ha detto mezza parola."
Non credevo nemmeno io alle mie parole, ma perchè una bambina doveva inventare una cosa del genere?
Si sapeva che i bambini e gli ubriachi dicevano sempre la verità. La cosa peggiore era che anche la mia migliore amica e Liam ci avevano preso in giro. Perchè?
"Maya? Prendila e ne parliamo meglio davanti ad una tazza di caffè." gli suggerii un attimo dopo, quando ero ritornata alla realtà e un urlò divertito della bimba aveva attirato la nostra attenzione.
Non si lasciò ripete quell'ordine un'altra volta e scappò nuovamente verso il corridoio.
Strinsi forte tra le mie braccia Nick, sollevandolo dal pavimento.
"A te ci penso io." e feci il verso di un leone, facendolo ridere e guidandolo verso il bagno della stanza.

Una superstar per casa. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora