Capitolo 10.

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#SCARLETT

Era successo di nuovo. Non ci potevo credere.
Ma la cosa che più mi aveva sorpreso, era che, stavolta, ero stata proprio io quella ad avvicinarmi ad Harry.
Sarà stato che qualche giorno prima, quando mi aveva baciato lui, il suo sapore mi aveva attratto. Sarà stato la confusione del momento, la stanchezza e lo stress che piano piano ci stava consumando entrambi. Sarà stato qualcosa, ma l'avevo visto chiudere gli occhi, in attesa del bacio, quindi questo mi faceva sentire in ansia per metà. Anche lui ci sperava? Mi avrebbe respinto, invece di collaborare col bacio, no?
"Su su, in macchina." mi risveglai dal mio stato di trance e osservai attraverso lo specchietto retrovisore Harry che allacciava le cinture ai bambini, seduti sui sedili posteriori.
Sistemai bene gli occhiali da sole sul naso e mi voltai verso i bambini, facendogli una linguaccia, ricambiata.
Harry prese posto al lato guidatore, mettendo subito in moto e guidando verso l'esterno della villa.
Mi ero messa un semplice short, una t-shirt azzurrina e delle vans dello stesso colore. Avevo portato anche una borsa, ma in realtà mi scocciavo portarmi le cose dietro al parco.
"Posso lasciare a te i miei soldi? Sai, così evito di portarmi dietro la borsa." chiesi ad Harry che, seppur non lasciando la vista della strada, annuì. Un peso in meno. Non sarei riuscita mai a divertirmi e far divertire i bambini se avessi avuto una borsa da tenermi stretta al braccio.
"Che c'è? Ho qualcosa fuori posto?" mi chiese Harry, riportandomi alla realtà. Nemmeno mi ero accorta che ero rimasta a fissarlo, studiando l'abbigliamento semplice che aveva deciso di indossare: un pantalone stretto nero, con dei strappi sulle ginocchia, e una maglietta bianca con lo scollo a 'V'. Tanto era chiara, che si riuscivano a vedere quasi tutti i suoi tatuaggi. E li amavo, in parte.
Lo vedevo molto spesso senza maglia per via della piscina o semplicemente quando scendeva la mattina a fare colazione, senza indossare nulla se non un semplice boxer. Gli avrei voluto chiedere cosa significassero ognuno di essi, ma mi ero solamente limitata a studiarli in silenzio. Mi piacevano soprattutto la stellina sotto il braccio e quelli che aveva al polso. Non era male nemmeno la gabbia aperta, ma davvero non ne capivo il significato.
Magari, prima di dividerci, gliel'avrei chiesto.
"Niente. Solo che le foto nelle riviste non ti fanno giustizia." confessai, lanciando un'occhiata ai sedili posteriori per vedere quello che combinavano i bambini.
"Cioè?"
D'improvviso si era tanto interessato alla discussione che aveva addirittura abbassato il volume della radio. Mi guardò attraverso i suoi ray-ban e poi tornò a fissare la strada. Svoltò immediatamente sulla destra, seguendo le direttive del navigatore.
"Cioè, sei molto più bello di presenza, ecco." avevo sputato il rospo.
Era vero, l'avevo detto sin dal primo momento in cui ci eravamo visti, e anche se ancora ero arrabbiata con lui, non riuscivo a trattenermi più un segreto così. Che poi, non era nemmeno un segreto così tanto segreto.
Sorrise leggermente, guardandomi appena.
"Nemmeno tu. Cioè, se devo essere sincero, non ho mai visto una rivista con le tue foto..."
"Potrei offendermi." scherzai, incrociando le braccia al petto. Per evitare di cadere nell'imbarazzo, era meglio giocare sullo scherzo.
Rise.
"No, aspetta, hai capito male. Io non leggo mai riviste; l'ultima volta che l'ho fatto, me ne sono pentito." mi confessò, il tono della voce più basso.
Mi piegai leggermente in avanti, guardandolo.
"Perchè?" la curiosità era tanta. Mi morsi il labbro inferiore attendendo la sua risposta, che non tardò ad arrivare.
"Beh, mi avevano criticato... Negativamente." disse un po' deluso.
Non capivo: perchè si sarebbe dovuto offendere per una cosa così normale? Insomma, personaggi famosi ogni giorno erano costretti a sentire cose sul loro conto false e pesanti, eppure erano ancora là, con la testa alta e un sorriso stampato sulle labbra.
"Dalle critiche s'impara." risposi dopo una manciata di secondi, girandomi poi verso il finestrino e appoggiando un braccio ad esso.
"Pure a me è capitato all'inizio. 'La ragazza grassa che sfila', 'La ragazza mangiona che fa le foto per una rivista importante'. Sai quante ne ho sentite sul mio conto? Figurati che io sono stata fidanzata con uno e non lo sapevo, nè io, nè lui." lo sentii ridacchiare.
Mi voltai verso di lui e appoggiai una mano sulla sua coscia, attirando la sua attenzione.
"No, dico davvero, Harry. So che i nostri sono due mestieri diversi, ma forse non tanto. Come te, a livelli minimi, anche io ho avuto critiche abbastanza pesanti. Ma sai? Si supera anche questo. Anzi, devi proprio mostrarti più forte di quello che dicono o, sapendo che tu proprio non sopporti certe cose, proveranno sempre a buttarti giù, e ci riusciranno." sussurrai.
Harry parcheggiò poco dopo, spegnendo il motore e guardandomi per qualche secondo in silenzio. Un silenzio interrotto ogni tanto dalle lamentele dei due bambini sui sedili posteriori.
"Sai che hai ragione? Cioè, io so quello che faccio e come lo faccio. So che faccio impazzire milioni di ragazzine e non saranno loro a buttarmi giù scrivendo semplicemente due frottole che anche un bambino di prima elementare potrebbe scrivere." sorrisi alla sua convinzione.
"Non esagerare." lo presi in giro, aprendo lo sportello e provando a scendere dall'auto.
"Per cosa? Per il bambino di prima elementare?" mi chiese lui, copiandomi e aprendo di seguito lo sportello della parte posteriore.
Slacciammo insieme le cinture dei bambini e lo guardai in faccia.
"Milioni di ragazzine." lo presi in giro, facendogli una linguaccia.
Rise anche lui, scuotendo la testa e richiudendo la macchina alle nostre spalle.
Una giornata al parco di divertimenti ci aspettava.

Una superstar per casa. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora