Capitolo 12.

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  #SCARLETT

Io ed Harry eravamo ritornati da poco di nuovo alla festa e al momento eravamo di nuovo seduti sui divanetti a finire lo stupido gioco che ci aveva fatto rinchiudere nella stanza. Ma forse, alla fine, non era stata una cattiva idea.
Avevo preso posto tra Niall e Jade, una delle amiche di Perrie, mentre Harry si era accomodato tra Eleanor e Louis, di fronte a me. Mi sorrideva e io non potevo che spostare lo sguardo altrove per non lasciar trapelare nulla dal mio sguardo agli altri, che ovviamente non sapevano nulla e che sarebbe meglio se fosse rimasto un nostro piccolo segreto per il momento. Ma comunque, non riuscivo a staccare più lo sguardo da quello di Harry, divertito, che continuava  a torturarmi di proposito.
Niall aveva appena appoggiato la mano sulla mia coscia, facendomi voltare appena dalla sua parte e perdere il contatto visivo con Harry.
"Tutto apposto?" mi chiese, un sorriso forzato sulle labbra e il sopracciglio leggermente alzato, mentre si voltava a fissare Harry e poi di nuovo me.
Annuii convinta, anche se non capivo il motivo di tanta preoccupazione.
"Zayn... Ha detto che eravate vicinissimi..." sussurrò ancora, portandomi a fulminare con lo sguardo il moro, intento nel frattempo a ficcare la lingua nella bocca della sua ragazza. Mi girai di nuovo verso Niall.
"Ma no... Avevo perso una lente a contatto." che?
Sorrisi e spostai lo sguardo sulla bottiglia posta al centro intenta a girare, giusto per non far capire la mia presa in giro, anche se in campo di bugie facevo schifo. La bottiglia della birra vuota finì col puntare Niall e una ragazza che non avevo ancora notato seduta con noi.
Anche loro furono scortati fino ad una delle stanze del piano superiore e, ero sicura, prima di sparire per le scale, Niall mi aveva fissato con uno sguardo deluso.
Cacciai via la parte razionale del mio cervello e "Vado a prendermi qualcosa da bere." avvertii il resto, alzandomi dal divano e facendomi spazio a via di gomitate per uscire da quella casa.
C'era un caldo infernale dentro; tra Agosto e tutta quella gente, era ovvio che stavo morendo di caldo. Poi, i miei jeans lunghi non aiutavano più di tanto.
"Ma non potevo indossare un vestitino corto ed evitare di sciogliermi nel bel mezzo della festa?" mi chiesi a voce alta, retorica. Ovviamente non l'avevo fatto per i tacchi, e adesso me ne stavo pentendo amaramente: avevo con me le ballerine. Che idiota!
"Perchè poi avrei dovuto spaccare la faccia a tutti." trasalii spaventata, voltandomi appena e notando Harry ad un passo da me. Mi aveva sentita?
Sorrisi appena e mi fermai, dando il vantaggio al riccio di avvicinarsi.
"Sì, ma avrei evitato di morire di caldo." dissi con un filo di voce quando mi si avvicinò pericolosamente.
Anche lui sorrise, sovrastandomi con la sua altezza.
"Resta il problema che mi avrebbero potuto cacciare dalla mia stessa festa." ripetè, guardando per un attimo oltre le mie spalle. "Vuoi da bere?" aggiunse, indietreggiando di un passo per non essere visto, di sicuro, da qualcuno che si sarebbe insospettito da tale vicinanza.
Mi guardai a destra e a sinistra, annuendo.
"Aspetta qui, ti evito così la fila che si è formata." lo guardai avvicinarsi al bancone delle bibite, sorpassando la fila e sussurrando qualcosa all'orecchio del barman.
Spostai il peso su un piede e scossi la testa: funzionava così? Lui, la celebrità non veniva assalito se sorpassava la fila da rispettare? Succedeva così anche in negozi, supermercati o altro?
Eppure era la prima volta che faceva una cosa del genere e qualcosa di strano, di molto strano, si mosse nel mio stomaco: forse voleva stare un po' con me durante l'assenza di Niall troppo preso dal gioco?
Cosa avrei dovuto dirgli, una volta che avremmo deciso di dire la verità a tutti? Qual era, però, la verità?
C'era stato lo scambio di baci, lui che mi confessava svariate cose e io che facevo altrimenti. E ora? Cosa succedeva? Rimanevano nell'ombra a fare i fidanzati clandestini o saremmo usciti alla luce del sole, senza preoccuparci di nulla?
Avevo promesso a Marshall di non ficcarmi nei casini. Ma molte volte, erano proprio loro, i casini, a venirmi a cercare.
"Io non mi fiderei molto di lui."
Sobbalzai sul posto, fissando la ragazza dai capelli rossi -qualche ora prima avvinghiata tra le braccia di Harry- al mio fianco.
"Scusa?" chiesi a bassa voce, lasciando cadere le braccia lungo i miei fianchi.
La ragazza portò gli occhi color oro al cielo e sbuffò.
"Mi hai capita benissimo, invece. Harry fa così: ti mira, ti fa girare la testa e poi puff! Sparisce." disse sicura.
Aggrottai la fronte e una miriade di domande si fecero spazio nel mio cervello.
A parte che io, di sicuro, conoscevo Harry da molto più tempo di quella... Ma poi, chi le aveva chiesto qualcosa?
"Non ci conosci, nè a me, nè a lui." provai a difendere il riccio che nel frattempo notai con la coda dell'occhio afferrare due bicchieri e venire nella nostra direzione.
La rossa spostò lo sguardo appena, poi tornò a fissarmi.
"Hai ragione, non conosco te. Ma conosco abbastanza bene Harry per confermare quello che ho detto." e girò i tacchi, lasciandomi confusa. Ma che andava blaterando?
"Che voleva?" la voce di Harry mi riportò alla realtà. Mi voltai verso lui e alzai le spalle.
"Blaterava cose senza senso." guardai le sue mani occupate. "Posso?" chiesi, indicandone uno.
Lui me lo passò con molta voglia e mi fece un sorriso, prima di nasconderlo dietro il bicchiere di carta.
Perchè ogni cosa che mi veniva detta mi vagava per la testa fino a quando non trovavo una soluzione? Era stata così anche con la situazione di Harry, quando mi aveva abbandonata di punto in bianco. Mi ero scervellata, ma senza trovare una soluzione. Almeno, non fin ora.
"Che ne dici se balliamo e li molliamo con quello stupido gioco?" mi chiese, ancora il sorriso tirato sulle labbra.
Non riuscii a rifiutare quell'offerta che mi sembrava abbastanza evidente per non dar conto alle parole di quella completa sconosciuta. Oddio, sconosciuta no. In poche ore avevo capito quale fosse la sua abilità: saltava da un paio di gambe ad altre in meno di un battito di ciglia. Ed era bravissima. Magari aveva vinto un premio per questo.
Spostai lo sguardo da Harry per un momento e la notai appoggiata al muro della casa, davanti a lei un ragazzo alto e moro che giocherellava con la bratella della sua canotta.
"Cominci ad entrare? Arrivo subito. Devo... Dire una cosa ad Alex." gli indicai col dito la guardia posta sul cancello, pregando mentalmente che si convincesse e che non scoprisse la verità; ma soprattutto, pregavo che non facesse altre domande.
Per il mio bene, annuì, sparendo poi verso casa. Rilasciai un sospiro di sollievo e spostai i piedi verso la rossa ancora appoggiata al muro.
Mi schiarii la voce una volta vicino i due. Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi, leccandosi il labbro inferiore, facendomi perfino rabbrividire. Che schifo!
"Ehm, potrei parlarti?" chiesi alla rossa, lasciando perdere il ragazzo ubriaco che, sapevo, stava già pensando di divertirsi con una cosa a tre.
Mi erano mancate certe situazioni: le feste a cui mi mandavano, da due anni a questa parte, erano pieni di vecchietti e di gente che ti studiava solo per vedere se andavi bene per qualche rivista. Nessun ragazzo carino, nessuna musica sparata al massimo, nessun cascamorto che ci provava in continuazione e senza problemi.
"Perchè? Non ti è bastato l'avviso che ti ho dato?" rispose quella, facendomi alzare gli occhi al cielo. Era anche più irritante del previsto.
"Ecco, è proprio di quello che voglio parlare. Perchè?" insistetti.
"Cosa, perchè?" mi guardò male, spingendo da parte il ragazzo e portando gli occhi a due fessure.
"Perchè... Perchè hai deciso di dirmi... Quello...?" la mia voce sembrava non collaborare, infatti era uscita anche più piccola di quello che mi aspettavo. Non mi piaceva litigare o cose così, soprattutto con sconosciuti. Ma la mia stupida testa mi aveva guidato da quella ragazza per capire dove voleva andare a parare con la sparata di poco prima. Che ne sapeva di noi, quella?
La ragazza scoppiò a ridere, buttando perfino la testa all'indietro e battendo le mani davanti al suo viso. Poi tornò seria d'improvviso e "Perchè fa sempre così; gioca con la sua preda, si stufa e torna da me, a divertirsi come si deve." mi fece l'occhiolino.
Rimasi immobile per qualche secondo, cercando di sorbirmi le parole della tizia. Ma, non saprei come e nemmeno quando, mi ritrovai a cavalcioni sul corpo della rossa, adesso stesa a terra.
"Lui non è così!" urlai, vedendo un gruppo di ragazzi accerchiarci.
Che mi stava succedendo? Perchè mi sentivo in dovere di prendere le difese di Harry, quando questo nemmeno era nei paraggi perchè l'avevo stupidamente cacciato? Perchè adesso stavo strappando letteralmente dei capelli ad una sconosciuta quando questa, forse, sapeva davvero più cose di me sul conto del riccio?
Non ci eravamo visti e nemmeno sentiti per troppo tempo; magari davvero il successo l'aveva portato a fare certe cose.
Mi sentii mancare la terra sotto i piedi e quando voltai lo sguardo, notai che Harry mi stringeva il busto con le sue braccia mentre mi portava via dalla ragazza ancora stesa sul giardino.
Urlò a Paul di buttare tutti fuori, senza opposizioni, e mi portò al piano superiore. Evidentemente i miei calci e i miei urli di lasciarmi andare non avevano funzionato. Avevo anche intravisto i ragazzi sul divano guardare Harry portarmi in braccio al piano superiore con sguardi preoccupati. Poi li avevo visti correre da Paul per capirci qualcosa, visto che era proprio lì che avevo urlato più forte perfino della musica per farmi mettere giù. Ma nulla era servito con Harry.
Harry chiuse la porta dietro di noi e finalmente mi poggiò a terra.
"Sei pazza? Vuoi rovinarti la carriera? Almeno sai chi era quella che stavi picchiando?" mi urlò contro, gli occhi pieni di rabbia.
Provai a rielaborare in testa la miriade di domande che mi aveva appena posto, ma proprio l'ultima mi aveva fatto ribollire il sangue e congelare sul posto.
"La rossa? Sai, si vantava delle tue prestazioni a letto." urlai a mia volta, gonfiando anche le guance per la rabbia.
"Ah. Ha anche aggiunto i dettagli di quando tu scarti il tuo giocattolino sessuale del momento e passi tra le sue grinfie."
Respiravo a fatica, il cuore batteva forte e le gambe tremavano.
"Quindi adesso tu credi a tutto quello che dicono su di me? Vedi, questo è esattamente quello che ti dicevo l'altra volta in auto, gli articoli negativi e tutto sul mio conto." rispose lui, un po' più calmo adesso.
Ma che stavamo facendo?
Mi lasciai cadere stancamente sul letto. La vera domanda era: che avevo appena fatto?
Sentii il letto molleggiare e riaprii gli occhi per fissare Harry, seduto al mio fianco con uno strano sorriso sulle labbra.
"Che c'è da ridere?" lo minacciai, fulminandolo con lo sguardo.
Scosse la testa.
"Hai dei capelli rossi tra le mani, ancora." mi fece notare.
Abbassai lo sguardo e con disgusto li lasciai cadere sul pavimento della mia stanza.
"Sai che ti dico?" Harry si alzò dal letto, guardandomi dall'alto.
"Che adesso mi chiamerai pazza che strappa i capelli?" chiesi sarcastica. Sapevo che voleva dire altro, ma era meglio scherzare su quello che avevo appena causato al piano di sotto.
Notai che la musica era cessata da qualche secondo e mi immaginai le povere guardie a buttare letteralmente fuori gli invitati per colpa mia.
"Quello anche. Ma no; io direi di fare un bagno rilassante e andare a letto." espose la sua idea.
Guardai l'orario alla sveglietta e "Io dormirei direttamente, per il bagno se ne parla domani mattina."
Sapevo che quello era un invito a condividere un bagno, ma non mi sembrava l'occasione visto che non saremmo stati da soli in quella casa.
Harry sospirò pesantemente e si accomodò di nuovo al mio fianco.
"Ricordi cosa mi hai detto poco fa, sul dormire insieme?" mi rinfrescò la memoria. Ovviamente annuii, venendo investita dal profumo forte di Harry che emanava quando mi si avvicinò pericolosamente e mi stampo un veloce bacio.
"Sarà meglio chiudere la porta a chiave per probabili imprevisti." si alzò velocemente, facendo proprio quello che aveva appena detto.
Per 'probabili imprevisti' intendeva l'intrusione di qualche suo amico in camera mia?
Non opposi e mi rinchiusi in bagno con la maglia e il pantaloncino che ero solita indossare come pigiama. Lo infilai velocemente e quando rientrai in camera Harry era già sotto le coperte, al buio.
Deglutii a vuoto, mentre camminai verso il letto.
Quante notti avevo immaginato me ed Harry nello stesso letto? Prima ci capitava spesso e adesso mi era mancato un sacco appoggiare la testa sul suo petto e addormentarmi nel caldo delle sue braccia.
Alzai il lenzuolo e mi ci infilai sotto velocemente, scontrando le gambe nude e calde di Harry.
"Scusa." sussurrai, venendo investita da una strana sensazione di imbarazzo. O bene, avrei passato la notte in bianco, sicuro.
Il riccio sistemò meglio i cuscini del letto, piegando il gomito e appoggiando la testa al palmo aperto.
Lo guardai con la coda dell'occhio e "Non hai sonno?" dissi sottovoce.
"Sì, ma io sono abituato a ricevere il bacio della buonanotte." mi prese in giro.
Voltai lo sguardo e lo trovai a sorridere. Ma non era arrabbiato per la scenata che avevo appena fatto?
"Ultimamente è Maya quella che me lo da." si finse offeso, facendomi scoppiare a ridere.
Mi bloccò con un braccio sul letto e si avvicinò a me, facendomi zittire all'istante.
"Quindi..." sussurrò guardando intensamente le mie labbra.
Spezzai la piccola distanza che ci divideva e lo attirai a me.
Forse fu la notte più bella della mia vita.

Una superstar per casa. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora