Capitolo 22.

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  #SCARLETT

"Vuoi una mano?" alzai lo sguardo e fissai Mad alla fine della scala scrutarmi da capo a piedi, con una mano reggeva Maya aggrappata al suo fianco, nell'altra teneva saldamente il borsone dell'occorrente per i bambini vista la mini gita –se così poteva essere definita- che stavamo per affrontare.
Mi aggrappai saldamente alla ringhiera del cornicione e "No, grazie." risposi sinceramente. Volevo diventare indipendente e non poter disturbare nessuno dato il mio piccolo incidente. Non sarebbe stato quello a buttarmi giù, né tantomeno a tenere occupati gli altri per conto mio.
"E poi ci sarei io, qui." la voce leggermente rauca e ancora impastata dal sonno di Harry mi arrivò alle spalle. Mi ricordava vagamente la scena di qualche settimana prima, quando, la sera prima del matrimonio della mia migliore amica con Liam, lui si era offerto gentilmente di farmi scendere dalla rampa di scale per prima, ricordandomi quando, la prima volta che ci eravamo conosciuti, credeva mi chiamassi davvero Sky e non Scarlett. Lui era stato gentile, a modo suo, come se dopo anni di silenzio tutto quel periodo che io avevo speso in lacrime e porte sbattute potesse essere cancellato dalla mia memoria con un solo sorrisino e un gesto cordiale.
E aveva ragione: quando mi ero voltata e l'avevo trovato con delle stupide quanto belle fossette al centro esatto delle sue guance leggermente rosee per il caldo –come adesso, in quel momento-, la mia rabbia verso di lui, verso tutto quel periodo che avevo odiato la lettera 'H', i ricci, gli occhi verdi anche su qualsiasi altro ragazzo, era come se era svanito. La rabbia verso Harry Styles era andata a farsi benedire insieme a tutti quei messaggi infiniti che avevo scritto con l'intento di inviarli allo stronzo che mi aveva fatto soffrire, ma che poi avevo subito cancellato, dandomi della stupida per quello che avevo appena fatto. Volevo davvero riallacciare rapporti con una persona –la migliore, allora dicevo- che mi aveva abbandonato da un giorno all'altro senza una motivazione, senza il bisogno di chiamarmi anche con la più banale delle scuse?
"Già." fissai distrattamente lo sguardo di Harry, di un verde molto acceso e lucidi quel pomeriggio. Forse era dovuto al fatto che, rientrando a casa insieme a tutti gli altri, li avevamo aiutati a sistemare la roba nelle camere che avevo a disposizione nella mia casa, avevamo pranzato tutti insieme, messo a letto i bambini e poi avevamo deciso di fare lo stesso, gli altri per il volo infinito dall'America all'Inghilterra non previsto, io ed Harry perché, dopo la mia sfilata andata a male, la caviglia slogata e l'umore sotto i piedi, un po' di sano riposo ce lo meritavamo entrambi.
Ci eravamo sdraiati sul mio letto, e mentre lui decideva di abbassare le tapparelle per rendere la stanza più buia possibile, io impostavo una sveglia per un'ora dopo, giusto per non perdere le prove dei ragazzi. Da quello che avevo capito a tavola durante il pranzo, quel pomeriggio avrebbero dovuto girare le ultime scene del loro ultimo singolo, che sarebbe uscito il Novembre a venire insieme a tutto il cd a cui avevano lavorato durante il concerto, le interviste e tutte quelle cose che li tenevano sempre troppo lontani da casa.
"Qualcosa non va?" la voce, adesso preoccupata, di Harry mi risvegliò dal mio stato di trance. Mi costrinsi a sorridere e scuotere la testa. Cosa non andava adesso?
Avevo tutto: la mia migliore amica, Harry, nuove persone fantastiche... Doveva essere tutto perfetto, se non ci fosse stato di mezzo l'incidente con la caviglia.
"Vuoi che ti porti in braccio?" sorrisi di più alla richiesta di Harry che sembrava davvero preoccupato dal mio improvviso silenzio inspiegabile. Eppure il silenzio molte volte diceva molte cose; di sicuro, lui e Mad se n'erano accorti.
In quel secondo Liam si bloccò al fianco di Harry, in braccio aveva l'altra peste che non aveva intenzione di svegliarsi.
"Tieni, Liam." senza poter ribattere o fare qualcosa, Harry si abbassò di poco, stringendomi dietro le cosce e caricandomi sulle spalle.
"Harry!" urlai. Ma inutili furono le mie proteste, perché il riccio cominciò a scendere le scale con poca fatica, con me sulle sue spalle piegata come un vecchio sacco di tela, tra le risa dei due sposini.
Uscimmo di casa in quella posizione. Ormai avevo rinunciato anche ad urlare. Liam aveva le mie stampelle tra le mani, oltre il figlio, e Mad stava cercando di chiudere la porta di casa mia a chiave, quando ormai eravamo tutti fuori l'abitazione.
Mi girai appena quando Harry si arrestò in mezzo al giardino, facendomi incuriosire. Davanti al cancello c'erano appostate due auto nere con tanto di finestrini oscurati. Saremmo passati inosservati, ovviamente.
Io, Harry, Niall, Eleanor e Louis ci ritrovammo tutti sulla prima auto, che adesso andava ad un andatura normale verso una destinazione che non potevano dirmi. 'Segreto professionale' continuava a scherzare Niall, rivolgendomi strani occhiolini che non davano per nulla fastidio ad Harry, seduto al mio fianco e col braccio sopra le mie spalle. Anzi, gli dava pure man forte, tenendomi all'oscuro di tutto. Anche Eleanor lo sapeva!
Nell'altra auto, quella dietro la  nostra, invece, c'erano Liam, Mad, i suoi figli e il povero Zayn, che aveva provato a salire sulla nostra auto, ma era rimasto con la schiena piegata in avanti, senza sapere dove potersi accomodare. Alla fine si era visto costretto a rinchiudersi nello stesso abitacolo insieme ai due bambini che, ero sicura, si stavano dando alla pazza gioia con i loro soliti concerti canori.
Il viaggio non durò molto, per mia fortuna. Per quanto cercassi di non pensare al mio piede, stare per molto tempo seduta non era una cosa comoda per me. Ma sperai che nessuno si fosse accorto delle mie smorfie di dolore quando l'auto prendeva un fosso o frenava di botta.
"Tieni." Harry mi passò le stampelle e quando alzai lo sguardo, davanti a me c'era un palazzo in cemento grigio scuro con tante finestre e un'immensa porta di legno a due ingressi.
"E' un teatro?" chiesi. Analizzai attentamente l'ambiente al mio fianco e notai che un enorme cancello nero ci richiudeva dal mondo esterno.
"Già." rispose Harry, prendendo la mia borsa e cominciando a seguire gli altri. "Ma la sorpresa è dentro." mi fece un occhiolino, mentre mi tenne aperta la porta per permettermi di entrare.
E aveva ragione. "Wow." esclamai quasi sottovoce, scioccata dalla bellezza del posto che mi ritrovavo attorno: era pieno di strane finestre, e da quelle partivano strani fili con delle cartoline, o fogli, attaccati sopra che finivano al tetto al centro esatto della stanza. Alzai la testa e mi guardai in giro estasiata.
"Sono le nostre foto, di tutti e cinque, da piccoli. Se guardi bene, ce ne stanno alcune, anche troppe, di noi due." la voce di Harry mi arrivò ovattata alle orecchie, forse per lo stato di trance in cui stavo per entrare.
"Come si chiama la canzone?" chiesi allora, seguendo Eleanor –come mi era stato detto- dietro degli strani macchinari con ruote e telecamere attaccate sopra che di sicuro servivano per la registrazione. Trovammo delle sedie e ci accomodammo.
"Story of my life." si aprì in un sorriso, Harry.
"Harry, tra cinque minuti si inizia!" urlò un ragazzo dalla nostra parte, abbassando poi lo sguardo e osservandomi. Spostò nuovamente lo sguardo su Harry, adesso con un sorriso stampato sulle labbra "E' lei?" chiese, indicandomi.
Aggrottai la fronte e mi voltai verso Eleanor, incapace di capire di cosa stessero parlando quei due.
"Ancora non ci credi che Harry non ha fatto che parlato sempre e solo di te in questi anni? E' come se per lui non vi siete mai separati." accavallò le gambe e prese in braccio Maya, aiutando così Mad a tenere a bada i suoi marmocchi.
Ah. Quindi Tom non mi aveva detto una bugia solo per aiutare il suo amico a sistemare  i suoi casini.
"Muoviti che si inizia."
Spostai lo sguardo su Harry che in quel secondo veniva dalla mia parte con un sorriso stampato sulle labbra.
"Ti adora." e mi diede un bacio veloce.
"Chi?" chiesi confusa, anche se la voglia di allungare le mani per prenderlo dalla testa e bloccarlo lì, per approfondire io bacio, era tanta. Mi trattenni.
"Il regista. Penso che ti conosca troppo bene, da tutte le foto che ha scelto di noi." rise. Davvero aveva scelto così tante foto di me ed Harry insieme.
"Però adesso devo andare. Goditi lo spettacolo." mi fece l'occhiolino e si allontanò.
Se per spettacolo intendeva guardare lui, ero sicura che mi sarebbe piaciuto tutto. E pure tanto.

Una superstar per casa. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora