Capitolo 13.

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  #SCARLETT

Continuavo a ridere alle insulse battute che Tom faceva di proposito per farmi delle belle foto, come diceva lui. Almeno ci riusciva, facendomi sfoggiare il miglior sorriso che potessi fare.
Aveva usato la stessa tattica che usava con Harry, ovvero mi aveva suggerito di pensare a qualcosa, o qualcuno, che mi rendeva felice. Ma puntualmente quando lo facevo, pensavo la notte prima passata insieme ad Harry, tra abbracci e coccole, e i miei occhi si colmavano di tristezza. Gli avevo promesso di non andare all'appuntamento, di non fare l'idiota e di non rovinarmi la carriera per una stupidaggine.
Ma dopo il messaggio pieno di rabbia di Marshall, la mia parte razionale del cervello aveva cancellato completamente quelle parole dette la sera prima, guidandomi a chiamare un taxi per farmi portare all'indirizzo che Tom mi aveva consegnato quando ne avevamo parlato, alla festa la sera prima.
Ero entrata nel locale che mi era stato indicato da un passante come lo studio fotografico del quartiere e avevo chiesto alla giovane ragazza seduta dietro la reception di Tom, che subito dopo era uscito da una porta di legno bianca. Ci eravamo salutati con due baci sulle guance e aveva ordinato severamente alla sua commessa di non far entrare nessuno nello studio, almeno fin quando non fosse uscito lui stesso, passandomi una mano dietro le mie spalle e guidandomi oltre la porta.
Mi aveva fatto visitare l'enorme stanza ricoperta di tendoni neri e vari flash sparsi per la stanza e poi mi aveva mostrato la miriade di foto che aveva fatto fin dall'età di sedici anni. Era bravo, dovevo ammetterlo, ma soprattutto metteva il suo tocco personale in ogni fotografia. Ce n'erano di diversi tipi: dai vecchietti nei parchi, ai bambini appena nati, dalle donne nude, alle case abbandonate. Aveva una ricca collezione ed ero felice di aver accettato il suo invito.
Mi aveva mandato dietro uno dei tendoni neri, istigandomi a spogliarmi per il servizio. Ma una volta sfilata la canotta mi ero fissata allo specchio attaccato su un muro e avevo sospirato: avevo il viso stanco data la tarda ora che si era fatta prima che mandassi a monte la festa, e poi non potevo farlo, non dopo quello che avevo combinato la sera prima, tirando i capelli a quella conduttrice televisiva, che solo dopo avevo scoperto che fosse così tanto famosa in America.
Tom mi aveva chiesto se tutto era apposto e io mi ero rinfilata la canotta, uscendo alla luce del sole. Gli avevo confessato timidamente tutto e lui non si era fatto problemi a sorridermi e chiedermi comunque un servizio, con i miei vestiti giornalieri, giusto per abbondare la sua collezione.
Così adesso eravamo lì, io sdraiata sul lettino a trattenermi dalle risate per l'ultima scemenza che aveva appena detto con l'intento, appunto, di farmi ridere, riuscendoci appieno.
Smisi, però, quando sentii uno strano rumore, mentre una delle tende veniva spostata pesantemente e la figura di Harry compariva dietro. Ma cosa...?
Tom, che ancora teneva la macchina fotografica professionale tra le mani, si voltò verso il riccio, confuso. Poi alzò un sopracciglio e si rilassò.
"Harry, amico..."
"Amico un cazzo!" gli urlò contro lui, facendomi sobbalzare sul posto.
Lo vidi avvicinarsi a me e "Non ti sei spogliata per lui, vero?" mi chiese, il tono preoccupato.
Deglutii per qualche secondo e dovetti combattere con il mio istinto per non ridere dalla scenata che aveva appena fatto. Da una parte non mi dispiaceva, però.
"Mi dispiace Tom, è più forte di me." sentii lamentare la ragazza della reception verso Tom che, però, scosse tranquillamente la testa.
"E... Se fosse?" provai a chiedere, giusto per stuzzicarlo un po'.
Mi mancava l'Harry geloso; ma adesso non era semplice gelosia tra amici, sembrava qualcosa di più. E mi piaceva.
Il riccio sbarrò gli occhi, mi prese per un braccio e mi fece scendere dal lettino bianco con prepotenza, poi parve piegarsi di poco e mi prese sulla sua spalla come un sacco di patate.
"Harry, mettimi giù!" urlai, battendo poi dei pugni sulle spalle possenti di Harry, ma comunque senza risultato.
Alzai appena la testa prima di uscire dalla stanza e notai Tom qualche passo dietro di noi con la sua commessa, entrambi con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Poi alzò una mano e mi salutò appena.
Volevo ucciderli, sia Tom che Harry! Potevo camminare con i miei piedi!
Usciti dal locale, il riccio si decise a mettermi giù, passandosi dopo le dita tra i ricci leggermente spettinati. Si era appena alzato?
"Dimmi che non hai posato nuda per lui." disse con poca voce, senza aver il coraggio di guardarmi in faccia. Sapevo che quella non era una domanda, ma una vera e propria affermazione disperata.
Dondolai sui piedi per qualche momento e poi appoggiai una mano sul fianco.
"No, Harry. Non ne ho avuto il coraggio." confessai, facendolo scattare sul posto.
"Perchè?"
Come? Prima aveva fatto una scenata di quel genere e ora mi stava chiedendo perchè non l'avessi fatto?
"Perchè... Non sono pronta per questo tipo di cose." spiegai abbassando lo sguardo sulle punte delle mie scarpe.
"No, voglio dire... Perchè sei venuta qui, quando ieri sera mi hai promesso il contrario? Un lavoro di modella ce l'hai, o mi sbaglio?" disse retorico, beffeggiandomi.
"Ti sbagli." alzai lo sguardo e "Marshall mi ha mandato un messaggio proprio questa mattina. Credo che la notizia della modella che strappa i capelli ad una presentatrice americana, sia già arrivata anche in Inghilterra." aggiunsi subito dopo.
Gli occhi di Harry erano spalancati, proprio come la sua bocca che per poco non toccava terra. Volevo sdrammatizzare un po' dicendogli che le mosche erano in agguato, che fosse stato meglio chiuderla. Ma preferii tenere la parte comica per me.
Il riccio si passò nuovamente le mani tra i capelli, sospirando.
"E ora?"
Bella domanda: e ora?
Alzai le spalle, sentendo poi il rumore dello stomaco di Harry brontolare.
"Non hai mangiato?" chiesi in conferma.
Lui scosse la testa e "Non ne ho avuto il tempo, tra te che non ti trovavo nel letto, i mille pensieri su dove potessi essere, tra cui il letto di Niall..."
"Che?" sobbalzai alle sue parole.
"Scusami, non ragiono bene di prima mattina!" rise trasportandomi immediatamente. Sembrava che non fosse successo nulla, nè la festa del giorno prima, nè il servizio con Tom appena saltato. Era bello stare con lui anche per questo.
Poi d'improvviso appoggiò le mani sulle mie spalle e mi attirò a lui; affondai la testa nel suo petto e riuscii a sentire il suo cuore battere fortissimo. Era preoccupato!
"Anche se dovrei chiedergli scusa, adesso..." continuò poco dopo, respirando lentamente.
"A chi?".
"A Niall." disse.
Mi staccai leggermente e lo guardai negli occhi. "E perchè?"
L'aveva picchiato ancor prima di immaginare dove potevo essermi cacciata?
"Quando gli ho detto le tue intenzioni, voleva venire lui a prenderti, ma io gli ho esplicitamente detto di lasciarti in pace e soprattutto di non ronzarti attorno."
Ah.
Sbattei le palpebre per qualche secondo, poi sospirai e mi alzai sulle punte, sfiorando appena le labbra di Harry che prontamente rispose al bacio, approfondendolo. Sentii le sue mani passarmi dietro il collo, mentre premeva più forte le sue labbra sulle mie e vagava con la sua lingua nella mia bocca. Dal canto mio, appoggiai le mani sul suo petto e pregai mentalmente di non cedere, date le gambe tremanti.
Da quanto aspettavo un momento così? Ovviamente non avevo mai confessato a nessuno che c'era stato un periodo -quello dove gli ormoni ragionano per conto loro- che gli sbavavo dietro. Ma mi ero detta tante volte che era una stupida infatuazione, nulla di più. Noi eravamo amici, amici speciali.
Sentimmo dei strani rumori e solo quando ci staccammo, mi accorsi di un uomo vestito di nero con tanto di fotocamera tra le mani puntata nella nostra direzione.
Guardai Harry con lo sguardo sorpreso, mentre lui si limitò ad alzare le spalle.
"Secondo te, quanto tempo ci metteranno a minacciarti su twitter?" mi prese in giro.
O era serio?

Una superstar per casa. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora