L'appuntamento mancato

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Quella mattina mi svegliai di buon umore e aprii il negozio con un bel sorriso stampato in faccia, ma a quanto pare il fato aveva deciso per me sorti diverse. Il grosso rifornimento di merce che doveva arrivarmi di prima mattina era in ritardo. Inizialmente sperai che arrivasse quanto meno prima della pausa pranzo, ma quando chiusi il negozio all'una ancora non si era visto. Tutto ciò aveva contribuito ad alienare il mio buon umore e sostituirlo con un forte nervosismo. Le ore passarono e quando furono le cinque di pomeriggio io ero molto arrabbiata, stanca e consapevole del fatto che avrei dovuto tirare un bidone a Leonardo. Mi dispiaceva tanto dover disdire quella serata, ma il sabato mattina il negozio era un campo da guerra e la merce doveva essere sugli scaffali assolutamente prima delle sei del mattino del giorno seguente. Così invece di uscire con un bel ragazzo avrei dovuto passare la notte a immagazzinare e preparare per l'esposizione i nuovi arrivi.

Erano le cinque e mezza quando il furgone parcheggiò di fronte alla vetrina. Dovevo assolutamente chiamare Leonardo per avvisarlo dell'inconveniente. Decisi di chiudere il negozio prima quel giorno per poter iniziare immediatamente a smistare la merce. Appena ebbi tirato giù la serranda chiamai il ragazzo.

- Pronto? Eleonora?

- Ciao, sono io! C'è un problema per stasera...

- Mmm...

Sembrava deluso. Gli spiegai il motivo per cui non potevo esserci.

- Mi dispiace tantissimo Leonardo, spero che tu non ti offenda! Possiamo rimandare a un altro giorno?

- Va bene... Non ti preoccupare.

Era piuttosto secco. Temevo che si fosse offeso per il mio comportamento maleducato.

- Mi dispiace darti buca, ma ho così tanto lavoro che probabilmente rimarrò chiusa in magazzino fino a notte fonda.

Mi sentivo in colpa nei confronti di Leonardo e arrabbiata col fato. Inoltre dubitavo che dopo quel gesto di maleducazione lui mi avrebbe chiesto di uscire di nuovo, quindi stavo guardando svanire la possibilità di un flirt.

- Capisco. Allora ci vediamo...

Riattaccò. Mi aveva risposto con quelle poche parole, mentre io avevo vomitato fiumi di giustificazioni e scuse senza ottenere nessun addolcimento. Quella situazione mi aveva lasciato l'amaro in bocca, ma pensai che se Leonardo non era capace di capire cosa significa dover gestire un'attività, allora non era il ragazzo adatto a me. Mi feci forza e ricominciai il mio lavoro. Dopo mezz'ora di su e giù, avanti e indietro sempre carica di pesi iniziai a essere piuttosto sudaticcia, mi liberai del maglione lanciando un respiro di sollievo. Poco dopo non resistetti più e tolsi anche la camicia, rimanendo in canottiera. Mi sarei sicuramente ammalata, ma almeno mi sentivo comoda.

Erano le sette e mezza e stavo svuotando il terzo scatolone quando suonò il campanello. Lasciai ricadere il pacco dentro la scatola e mi tolsi il sudore dalla fronde con il polso, ricacciando indietro ciuffi di capelli bagnati. Andai ad aprire la porta e sentii l'aria fredda della sera ghiacciarmi il sudore, alzai gli occhi e mi ghiacciai realmente: Leonardo era di fronte a me con due scatole di pizza. Rimasi a bocca aperta davanti alla porta dimenticandomi del fatto che avrei preso una bronchite. Lui si paralizzò guardando la mia pelle nuda e sudata, non si aspettava di trovarmi mezza svestita. Le sue parole incespicarono:

- C-Ciao... Sono venuto a controllare se mi stavi dando buca o se devi davvero lavorare e per farmi perdonare del mio scetticismo ho preso da mangiare...

Mi sorrise e rimase ad aspettare che io lo facessi entrare o che quanto meno dicessi qualcosa. La sua sincerità era disarmante:

- Entra... Certo che non mentivo! Sono davvero dispiaciuta, non è dipeso da me...

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