Salento

52 6 0
                                    


Avevamo deciso di scendere ancora più a sud, ci eravamo fermati in un paesino chiamato Santa Cesarea Terme, a pochi chilometri da Otranto. Ero rimasta totalmente affascinata da quel luogo, era come se per la prima volta percepissi veramente i colori e gli odori. Ogni pianta, sasso e granello di polvere rossa erano nuovi e pieni di fascino.

Percorrevamo avanti e indietro la litoranea ogni giorno ed ogni giorno il cuore mi si dilatava per l'emozione. Le colline bruciate erano cosparse di bulbi, i quali incredibilmente stavano fiorendo tra la cenere puntellando il paesaggio di lilla. Le rocce bianche bucavano il terreno a milioni emergendo in superficie e le piante di fico cariche di frutti creavano foreste intricate in cui solo i gechi potevano entrare.

Visitammo la città di Otranto e ne fui folgorata. Leonardo parcheggiò l'auto vicino al porto e entrammo passando attraverso le vecchie mura. Camminammo per le piccole vie lastricate fino a un parapetto che dava sul porto, appoggiai le mani sulla pietra dorata scottata dal sole e guardai il panorama. Le navi erano attraccate ai numerosi moli e galleggiavano scricchiolando in un'acqua così perfettamente limpida da sembrare finta. Rimasi bloccata dov'ero, avrei voluto assorbile dentro di me tutta quella bellezza e portarla per sempre nel mio corpo.

- Tutto bene?

Mi chiese Leonardo, vedendomi fissare il mare come un'ebete. Mi rivolsi a lui quasi fossi sotto shok.

- Ma... L'acqua del porto è trasparente.

Lui ridacchio.

- Ti piace?

Era la domanda sbagliata. Era scontato che mi piacesse. La vera domanda che avrebbe dovuto pormi era: "Vuoi vivere qui per sempre?". Avrei risposto "sì", senza ragionare e senza pensare alle conseguenze, avrei risposto "sì".

Pensavo che, dopo aver visto quella magnifica cittadina, nulla avrebbe potuto tenere il confronto. Invece ogni giorno ci alzavamo per visitare un luogo diverso ed ogni giorno dovevo ricredermi, in quanto ogni cala, ogni paese sembravano essere sempre più splendidi di quelli visitati il giorno prima. Mangiammo i ricci di mare a Porto Badisco, entrammo nella grotta Zinzulusa, scendemmo nella cala dell'Acquaviva, facemmo il bagno nella spiaggia della grotta della Botte e nuotammo circondati dai pesci nella grotta Verde.

Fino a quel momento quasi tutte le grotte visitate rientravano nella roccia di qualche metro (solo la Zinzulusa faceva eccezione, in quanto vi si poteva camminare all'interno), ma quest'ultima da noi visitata era qualcosa di diverso. La spelonca dall'esterno aveva un aspetto del tutto ordinario, Leonardo mi fece strada camminando sul bordo degli scogli per raggiungerne l'entrata a piedi, la quale si divideva in due magnifici archi sostenuti da una colonna di roccia centrale.

- Bellissimo!

Esultai, pensando che quell'incavo fosse la grotta in sé. Vidi che Leonardo scendeva in acqua, si avviò verso il fondo buio dell'anfratto. Mi fermai sul bordo dello scoglio pensando che volesse solo bagnarsi nelle acque di quella meraviglia, ma lui si girò verso di me e mi porse la mano.

- Andiamo?

Chiese.

- Dove?

- A visitare la grotta!

Rimasi in silenzio un paio di secondi fissandolo, pesando mi stesse prendendo in giro.

- Ma non è questa la grotta?

- Questa è l'entrata della grotta... Dai vieni!

- Ma è completamente buio là in fondo! Non vedo dove nuoto!

- Vieni, fidati... Ci sono io con te...

Oscillò un poco la mano per spronarmi ad afferrarla. La presi titubante, in fondo a quella grande camera d'entrata la grotta si stringeva e alcuni scogli spuntavano dai flutti, oltre vi era il buio. Lui mi tenne vicino a sé mentre nuotavamo con lentezza attraverso le acque limpide. Il buio mi avvolse e uno strano senso di claustrofobia accelerò i miei battiti cardiaci, l'acqua diventava sempre più fredda e i miei movimenti sempre più sconnessi.

L'amore sublimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora