Non te lo dico

64 6 1
                                    


- Stai attento mi raccomando.

- Sempre.

Il suono ovattato della sua voce uscì dal casco. Stava per prendere posto in griglia.

- Vinci.

Era un ordine. I suoi occhi di miele ebbero un guizzo.

- Certo.

Mi fece l'occhiolino e si abbassò la visiera.

Tornai ai box dove mi aspettava Cecilia. Erano passate solo due settimane dall'incidente e Leonardo non era ancora del tutto guarito, ma poteva guidare. Pensavo che risalire sulla moto dopo un incidente sarebbe stato difficile dal punto di vista emotivo e psicologico, invece il ragazzo scalpitava. Era come se volesse dimostrare alla moto di poterla domare. Si era buttato nelle prove con maggior determinazione e aveva corso al massimo delle sue capacità.

Io cercavo di stare calma, ma il cuore mi martellava nel petto e avevo lo stomaco stretto in una tenaglia. Guardai Cecilia, anche lei era tesa rispetto ad altre volte in cui aveva assistito alle gare del fratello.

Leonardo lo nascondeva, ma avevamo notato entrambe che l'articolazione della spalla gli faceva ancora male. Si notava da come si muoveva e, anche se non lo avevamo visto, sospettavamo che prendesse ancora gli antidolorifici quando non resisteva al dolore. Ciò nonostante nessuno aveva osato opporsi alla sua decisione di non perdere nessuna gara.

Lo vedevo chino sul manubrio, pronto a scattare. Mancavano pochi secondi alla partenza, Cecilia istintivamente mi strinse la mano. Partirono.

In pochi secondi si posizionò al terzo posto, in cinque distaccarono il resto del gruppo. Uno degli avversari lo tallonava, ma Leonardo teneva la moto in modo da chiudere ogni passaggio. Si allontanarono. Dopo pochi secondi eccoli ritornare. Lui era ancora terzo, ma aveva distanziato l'avversario dietro di lui e rincorreva il secondo spingendo come un pazzo. Trattenni il respiro vedendolo correre via a quella velocità.

Ad ogni giro si avvicinava sempre più alla moto di fronte. Io e Cecilia eravamo in prossimità di un rettilineo. Dapprima sentimmo avvicinarsi il rumore delle moto, poi le vedemmo arrivare. Leonardo sfilò sotto ai nostri occhi sul rettilineo, usando tutta la potenza del suo mezzo, e sorpassò il secondo prendendone il posto. Cominciò la rincorsa al primo posto.

Ero emozionata. Nonostante la paura non potevo fare a meno di notare quanto fosse affascinante Leonardo, un eroe moderno che concorreva in un'odierna giostra. Quando cercò di superare il primo e quello lo chiuse impedendogli l'accesso ebbi un tuffo al cuore, vidi la ruota posteriore delle sua moto scodare furiosamente. Si aggrappò al mezzo come avrebbe fatto su un toro imbizzarrito e riuscì a riprendere il controllo. Avevo la tachicardia, Cecilia mi stava stritolando la mano.

Rimanevano pochi giri, Leonardo e il suo avversario si stavano sfidando forsennatamente. Dopo il rettilineo si trovava una serie di curve, Cecilia supponeva che avrebbe tentato di sorpassare in quella parte di pista. Così fu. Alla prima curva con un moto di aggressività si buttò davanti all'avversario, poi si lanciò dal lato opposto tagliandogli la strada, quasi toccandolo. Mi sarebbe venuto un infarto. Lo schivò per un pelo e corse via.

Ultimo giro: era primo, l'avversario dietro di lui lo tallonava per destabilizzarlo, ma io capivo dal suo modo di spingere la moto che era troppo concentrato per commettere un errore. Io e Cecilia scattammo in piedi per vedere più lontano possibile, un puntino si avvicinava lungo la pista. Aguzzammo la vista per scorgere il colore della moto. Era bianca e rossa, era lui. Era Leonardo che saettava sopra la linea del traguardo. Senza nemmeno rendercene conto urlavamo e saltavamo, facendo il tifo. Il mio cuore scoppiava di entusiasmo e ne necessitava, visto la tensione appena provata.

L'amore sublimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora