Quello strano joistick

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Leonardo guardava il profilo dei fianchi di Eleonora illuminato dalla fievole luce del lampione che filtrava dalla finestra. Pensava a tutto ciò che era accaduto negli ultimi cinque mesi. I ricordi si susseguirono nella sua mente.


Quando lei aveva pronunciato le parole "Non ti serve" Leonardo aveva sperato nella semplice proposta di vivere insieme. Vedendo Eleonora rientrare in cucina stringendo qualcosa tra le mani aveva pensato a un mazzo di chiavi.

Era così speranzoso che alla vista del bastoncino bianco e blu aveva pensato: "Che strane chiavi di casa.". Solo dopo qualche secondo aveva realmente messo a fuoco l'oggetto. Lontane lezioni di educazione sessuale gli tornarono alla mente. Com'era la faccenda? Una linea non è incinta, due linee è incinta? Quante linee c'erano lì sopra? Due? Due!!

Qualcosa di inconscio ed ancestrale si era gonfiato fino a scoppiare in lui.

- Sono incinta.

Aveva detto lei e, mentre parlava, Leonardo ebbe un'epifania. Quella ragazza era il big bang, era Gea, era Dio, era il verbo essere. Aveva creato la vita e la portava dentro al suo grembo, in quel luogo che solo Leonardo poteva raggiungere, quel luogo che gli permetteva di toccare i limiti dell'universo e incontrarsi con l'infinito. Improvvisamente Eleonora gli era sembrata ancora più femmina, sapere che il suo corpo era fecondo lo aveva immediatamente eccitato in un modo che Leonardo non riusciva a comprendere. Non aveva potuto fermare le sue mani, aveva straziato quella carne tutta la notte, incapace di frenare la sua libido sconvolta.

Era senza senso, visto lo stato interessante della ragazza, ma non aveva mai desiderato tanto riempirla ancora del suo sperma. Gli venne in mente, uscita da non sapeva quale cassetto della sua memoria, la leggenda di Urano e Gea, di come questo continuasse a fecondarla impedendo ai loro figli di uscire dal suo ventre. Uno strano pensiero, visto che Leonardo già bramava il momento in cui avrebbe visto suo figlio.


Leonardo afferrò il suo membro come per calmarlo. Sapeva che se la sua mente avesse continuato in quel senso avrebbe finito per svegliare la ragazza che dormiva di fronte a lui. In altri momenti lo avrebbe già fatto, ma in quelle settimane Eleonora si stancava parecchio e aveva bisogno di dormire tanto.


- Ele... non sollevare gli scatoloni!

Le aveva intimato ancora una volta. La ragazza si era piegata a raccogliere l'ennesimo cartone ricolmo di oggetti da spostare per fare spazio in casa al ragazzo. Erano nel pieno del trasloco di Leonardo in casa di Eleonora e lei aveva tribolato come una matta pur di averlo lì il prima possibile.

-La vuoi smettere di assillarmi? Sto bene! E' leggero!

Ma Leonardo le si era avvicinato e aveva afferrato l'oggetto liberandola dal peso. Lei aveva sbuffato ed era andata immediatamente a sollevarne un altro. Lui divertito dalla testardaggine della ragazza gliel'aveva tolto, afferrandolo con l'altro braccio. Lei aveva sollevato un sopracciglio, ne aveva preso un terzo e con aria di sfida gli aveva chiesto:

- Ebbene... Adesso?

Leonardo aveva gettato la spugna nei confronti della testardaggine della sua ragazza. Aveva appoggiato le due scatole su un mobile, le aveva tolto di mano la terza e tentava di intrufolarsi tra i suoi capelli per raggiungere il collo. Eleonora sapeva a cosa puntava il ragazzo.

- No! Non voglio! - Lo aveva scansato negandosi con aria fintamente arrabbiata - Sei troppo apprensivo! Non mi lasci fare niente!

Era vero in parte, Leonardo era diventato più apprensivo, più gentile, più geloso, più passionale, più tutto. Avere la donna amata incinta di suo figlio aveva esaltato ogni lato del suo carattere. Eleonora si sentiva divinizzata, protetta, adorata e venerata tanto che a volte tutto questo diventava una catena. Doveva cercare di domarlo o il ragazzo avrebbe perso il controllo.

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